Sergio Marchionne: la storia di un grande dirigente d’azienda
Sergio Marchionne è stato un dirigente d’azienda italiano naturalizzato canadese, nato a Chieti il 17 Giugno 1952. Il padre, Concezio, fu un maresciallo dei Carabinieri, la madre, Maria Zuccon, era di origini dalmate. All’età di 14 anni, insieme alla sua famiglia si spostò in Ontario, Canada, dove si era già stabilita la zia materna. Qui Marchionne conseguì ben 2 lauree (la prima in filosofia, e la seconda in giurisprudenza) e un MBA; in un’intervista dichiarò:
«Quando ho iniziato l’università, in Canada, ho scelto filosofia. L’ho fatto semplicemente perché sentivo che, in quel momento, era una cosa importante per me.Poi ho continuato studiando tutt’altro e ho fatto prima il commercialista, poi l’avvocato. E ho seguito tante altre strade, passando per la finanza, prima di arrivare a occuparmi di imballaggi, poi di alluminio, di chimica, di biotecnologia, di servizi e oggi di automobili. Non so se la filosofia mi abbia reso un avvocato migliore o mi renda un amministratore delegato migliore. Ma mi ha aperto gli occhi, ha aperto la mia mente ad altro». ».
Ha esercitato come commercialista, procuratore legale, avvocato ed esperto contabile diplomato.
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Gli inizi
Una volta abbandonato il mondo forense, iniziò sempre in Canada la prima parte della sua attività professionale come dirigente. Dal 1983 al 1985 ha lavorato per Deloitte Touche come avvocato commercialista ed esperto nell’area fiscale; successivamente dal 1985 al 1988 ricoprì il ruolo di controllore di gruppo e poi direttore dello sviluppo aziendale presso il Lawson Mardon Group di Toronto. Dal 1989 al 1990 fu vice presidente esecutivo della Glenex Industries, mentre dal 1990 al 1992 fu responsabile dell’area finanza della Acklands.
Sempre a Toronto, nel periodo tra il 1992 e il 1994 fu Responsabile per lo sviluppo legale e aziendale e CFO al Lawson Group, acquisito da Alusuisse Lonza (Algroup) nel 1994. In seguito ha guidato il Lonza Group Ltd, separatosi da Algroup, in veste di Amministratore Delegato prima (2000-2001), e di Presidente poi (2002).
Nel 2002 passò alla guida della SGS di Ginevra, colosso dei sistemi di certificazione con 55 000 dipendenti in tutto il mondo, che vede fra gli azionisti di controllo la famiglia Agnelli ed è proprio in Svizzera che Marchionne si è costruito una rete di relazioni rilevanti.
Il gruppo svizzero risultò risanato in soli due anni. Nel marzo del 2006 fu eletto Presidente della Società di Ginevra, incarico che ha mantenuto sino alla morte. Dal 2008 fino ad aprile 2010 è stato vicepresidente non esecutivo e Senior Independent Director di UBS.
La sfida impossibile: salvare la Fiat
Nel 2004, Marchionne, venne chiamato da Umberto Agnelli per un posto in Fiat. Sergio accetterà l’impresa impossibile di salvare la Fiat dal fallimento. Una missione che troverà poi compimento, riuscendo a risanare e a rilanciare lo storico marchio italiano, lavorando fino all’ultimo per mettere a punto i piani del futuro.
Marchionne si sedette sulla poltrona di amministratore delegato dopo il tentato golpe di Giuseppe Morchio, sfoderando grandi capacità manageriali e un’inventiva fuori dal comune. Con un uno-due spettacolare ha sottratto il Lingotto all’abbraccio soffocante di Gm (portando a casa un paio di miliardi di euro) e delle banche sfuggendo al famoso credito convertendo che avrebbe portato all’uscita degli Agnelli da Fiat. Ma molto innovativo è stato pure il suo approccio con la fabbrica e i lavoratori.
L’acquisizione di Chrysler
Il capolavoro di Marchionne è stata l’acquisizione negli Usa della fallita Chrysler nel bel mezzo della crisi che stava piegando l’intera filiera dell’automotive. A inizio 2009 senza spendere un euro Fiat firma un accordo preliminare per rilevare il 35% della casa di Auburn Hills.
Partì poi una marcia trionfale:
dopo appena due anni Chrysler rivede l’utile, e nel gennaio 2014 Fiat ottiene il 100%, realizzando poi ad agosto la fusione con la nascita di FCA. La nascita di FCA è sancita con l’assemblea straordinaria degli azionisti, l’ultima tenuta a Torino, facendo calare sulla “vecchia” Fiat un sipario dopo 115 anni di storia, collegati inevitabilmente e in modo indissolubile alla storia economica e industriale dell’Italia intera.
Tutte le successive assemblee della società si terranno infatti ad Amsterdam, dove è stata trasferita la sede legale, mentre il domicilio fiscale è stato eletto nel Regno Unito.
La presidenza della Ferrari
Dal 13 ottobre 2014, inoltre, Marchionne ha ricoperto la carica di presidente di Ferrari scalzando Montezemolo. È il preludio alla quotazione della Ferrari negli Stati Uniti. Ma in Borsa ci va una quota minoritaria, il 10%, della Casa di Maranello, perché l’80% resta ai soci Exor, la holding degli Agnelli di cui è vicepresidente non esecutivo, e il restante 10% a Piero Ferrari, figlio di Enzo.
I lanci di auto nel panorama mondiale
Sono stati numerosissimi i lanci di auto diventate protagoniste della scena mondiale: dalla nuova 500 (presentata il 4 luglio 2007), alla Panda del duemila, dalla Jeep Renegade, fino alle Maserati Ghibli (scopri la nuova serie Maserati Royale disponibile per Quattroporte, Ghibli e Levante) e al primo Suv del “Tridente” (Levante), senza dimenticare le iniziative per il rilancio del “Biscione”: la Giulia e il Suv Stelvio.
Probabilmente gli studi filosofici influenzarono parecchio il Marchionne Manager. Come si evince da un suo intervento all’Unione industriali di Torino nel giugno 2006, con la citazione a Joseph Schumpeter:
«Il processo del cambiamento industriale rivoluziona continuamente la struttura economica dal suo interno, distruggendo continuamente la vecchia e creandone continuamente una nuova. Questo processo di distruzione creativa rappresenta l’essenza stessa del capitalismo. Il capitalismo è questo, e le aziende che operano secondo le sue regole si devono adeguare».
La citazione non fu buttata lì a caso, ma riprende ciò che Sergio ha fatto negli anni seguenti. Prima del suo arrivo la Fiat era un’azienda disfunzionale in tutto e per tutto. Lui l’ha cambiata drasticamente. Nella forma, nella distribuzione geografica, nel profilo di redditività, nella cultura e nel modo di operare. In un settore dove metodi e processi sono fondamentali e le procedure sono standard, il manager con il maglioncino nero ha sempre rivendicato l’approccio diverso di FCA.
«Aperto all’improvvisazione e al dibattito. Agile. Umile. Senza paura. La nostra sarà sempre una cultura dove la mediocrità non vale mai la pena».
Fra alti e bassi, lavorando come un matto, dormendo poche ore (si dice appena 4 ore a notte), vivendo prevalentemente in aereo, Marchionne ha plasmato Fca fino a farne un player rispettato nel panorama mondiale dell’automotive.
La morte
Marchionne fa la sua ultima apparizione in pubblico, il 25 giugno 2018, presenziando alla consegna di una Jeep Wrangler all’Arma dei Carabinieri. Il 28 giugno seguente, Marchionne è stato ricoverato allo Universitätsspital di Zurigo per un problema alla spalla destra. Di lì a poco il suo stato si aggrava, al punto che gli stessi Franzo Grande Stevens e John Elkann rendono note le gravi condizioni cliniche di Marchionne, che viene sostituito come amministratore delegato di FCA da Michael Manley. Muore la mattina del 25 luglio successivo all’età di 66 anni a causa di un sarcoma alla spalla destra.
Due delle sue frasi più celebri:
«La leadership non è anarchia. In una grande azienda chi comanda è solo. La collective guilt, la responsabilità condivisa, non esiste. Io mi sento molte volte solo». Oppure: «La lingua italiana è troppo complessa e lenta: per un concetto che in inglese si spiega in due parole, in italiano ne occorrono almeno sei».