L’accesso dei giovani ai vertici aziendali in Italia è ancora un obiettivo difficile da raggiungere, come testimoniato dagli studi di settore. Ma quali sono le possibili implicazioni e le iniziative in corso per favorire una leadership aziendale più giovane? Scopriamolo insieme.
La presenza di giovani dirigenti in Italia resta un fenomeno raro. È la sintesi di quanto emerge dal Board Index 223 di Spencer Stuart, che ha analizzato le prime 100 società italiane quotate per capitalizzazione, tra cui 38 incluse nell’indice FTSE MIB. Il report, pubblicato per il 28º anno consecutivo, ha l’obiettivo di esaminare l’evoluzione del sistema di governo societario delle aziende italiane attraverso l’analisi del funzionamento dei Consigli di Amministrazione.
I risultati del 2023 evidenziano come la percentuale di under 40 presenti nei CdA sia appena del 2%, superata persino da quella degli over 80, che si attesta al 3%. L’età media dei Consiglieri del campione analizzato è di 59,2 anni. Tale dato varia a seconda della mansione, con una differenza significativa tra l’età media per il ruolo di Amministratore Delegato, che è di 57,9 anni, e quella del Presidente, che si assesta a 64,6 anni. I restanti dati relativi alle altre posizioni sono riassunti nella tabella di seguito.
Cariche | Età Media (anni) |
---|---|
Presidente | 64,6 |
Vice Presidente | 60,2 |
Lead Independent Director | 63,9 |
Consigliere non Esecutivo | 58,4 |
Amministratore Delegato | 57,9 |
Incrociando i dati relativi all’età con quelli sul genere, emerge che le donne sono in media più giovani rispetto agli uomini: l’età media delle prime si attesta a 57,4 anni, contro quella dei secondi di 60,5 anni. Tuttavia, la percentuale di donne ai vertici delle aziende rimane ancora limitata, raggiungendo il 18% dei Presidenti e solo il 5% degli Amministratori Delegati.
La situazione potrebbe essere correlata alla mancanza di piani di successione strutturati. In teoria, secondo il Codice di Corporate Governance, i Consigli di Amministrazione dovrebbero stilare un piano di successione da attuare per l’elezione di CEO ed esecutivi. Tuttavia, storicamente, nel contesto aziendale italiano, non è mai stata consuetudine per il capo azienda impegnarsi attivamente nella preparazione della propria successione.
Come già evidenziato nelle precedenti edizioni, il Board Index 2023 conferma che solo una minoranza delle aziende si preoccupa di predisporre un piano di successione ben definito. Il 57% dichiara di aver stilato un piano di successione per gestire situazioni di emergenza (il cosiddetto “contingency plan”), mentre solo il 17% dichiara di avere un piano strutturato per la successione.
I dati evidenziano un incremento dell’età media nelle posizioni dirigenziali. Uno studio condotto dalla Luiss Business School ha confrontato i dati del 2019 con quelli del 2003, anno di fondazione dell’indice FTSE MIB. Dai risultati emerge che l’età media dei presidenti è aumentata di quasi due anni, raggiungendo i 62,5 anni nel 2019, mentre quella degli Amministratori Delegati è cresciuta di poco meno di quattro anni, attestandosi a 56,3 nello stesso anno.
Questi risultati sono in sintonia con la media europea, come riportato dallo studio Route to the Top 2022, focalizzato sui CEO. Secondo tale studio, l’età media dei CEO è di 57 anni, con una nomina tipica intorno ai 50 anni e solo il 25% nominato prima dei 45 anni. Il Route to the Top del 2018 fornisce un’età media dei CEO di un anno inferiore, pari a 56 anni, e dettaglia le variazioni nella situazione tra i diversi stati considerati nello studio.
In particolare, emerge che la Svezia presenta l’età media più bassa tra i CEO, pari a 53 anni, mentre gli Stati Uniti, con 59 anni, registrano la più alta. La fascia d’età dei CEO varia notevolmente, spaziando da un minimo di 29 anni in Germania a un massimo di 88 anni negli Stati Uniti. Interessante è anche il posizionamento della Norvegia al primo posto con la percentuale più elevata di CEO under 50 (32%), mentre l’Italia registra la percentuale più alta di CEO over 65 (18%), seguita da Francia e Stati Uniti.
Per stimolare la promozione di individui più giovani ai vertici delle società, una proposta interessante si orienta verso la cosiddetta “quota giovani”, avanzata dal Consiglio Provinciale dei Giovani (CPG) di Trento. Questo progetto di legge mira a riservare una percentuale di posti nei consigli d’amministrazione delle società controllate dalla Provincia autonoma di Trento a individui under 35. Il CPG, recentemente coinvolto in incontri istituzionali a Roma, ha sollevato il tema delle quote giovani, esplorando la possibilità di offrire alle nuove generazioni l’opportunità di assumere ruoli di leadership aziendale.
Questa proposta non solo favorirebbe i giovani, ma potrebbe anche comportare vantaggi significativi per le aziende italiane. La diversity ll’interno dell’esecutivo di una società porta con sé idee innovative e punti di vista diversificati sulla realtà, contribuendo potenzialmente all’evoluzione aziendale. I giovani rappresentano una risorsa preziosa in grado di catalizzare l’innovazione e conferire alle aziende una maggiore competitività a livello internazionale. L’adozione di misure come la “quota giovani” potrebbe dunque costituire un passo significativo verso un ambiente aziendale più dinamico e inclusivo.