Il Presidente del Consiglio Mario Draghi è volato nella Grande Mela per una premiazione speciale. È stato infatti eletto “statista dell’anno”, ricevendo il premio World Statesman Award dalla fondazione americana Appeal of Conscience. Questo premio in passato è già stato di Mikhail Gorbachev, Angela Merkel e Shinzo Abe. È stato insignito di questo premio per “lunga leadership poliedrica nella finanza e nel pubblico servizio di cui hanno beneficiato l’Italia e l’Unione europea e che ha aiutato la cooperazione internazionale” come ha spiegato il rabbino Arthur Schneier, presidente della fondazione.
Lunedì 19 settembre, come ogni anno, si è svolta la cena della fondazione Appeal of Conscience presso il Pierre Hotel di New York. Cena che ha visto il nostro premier uscente, Mario Draghi, al centro della scena essendo stato insignito del titolo di “statista dell’anno” dall’ex segretario di Stato USA, Henry Kissinger, 99 anni.
Ho grande rispetto per lui e per la sua grande visione e capacità di analisi.
Ha detto l’ex segretario di Stato.
Mario Draghi è stato definito un problem solver a carattere mondiale ed infatti non sono mancate le congratulazioni da parte di tutti, Joe Biden incluso. Il Presidente americano, infatti, ha fatto recapitare al premier un messaggio su carta intestata della Casa Bianca nel quale si congratula con il suo caro amico.
Mario Draghi è stato una voce potente nel promuovere tolleranza e giustizia, lo ringrazio per la sua leadership.
Alla cerimonia hanno partecipato volti noti del calibro di Brian Thomas Moynihan, Ceo della Bank of America e Stephen Allen Schwarzman, presidente e Ceo di Blackstone Group nonché Mariangela Zappia, ambasciatrice italiana a Washington.
Per la lotta all’antisemitismo, insieme al premier, sono stati premiati anche Robert Craft, presidente e fondatore di Kraft e Jean Paul Agon, presidente del gruppo L’Oreal.
Ovviamente il discorso tenuto dal nostro premier non poteva non essere incentrato sull’intera situazione internazionale.
L’invasione russa dell’Ucraina rischia di inaugurare una nuova era di polarizzazione, un’era che non abbiamo visto dalla fine della guerra fredda. La questione di come trattiamo con le autocrazie definirà la nostra capacità di plasmare il futuro comune per molti anni a venire. La soluzione sta in una combinazione di franchezza, coerenza e impegno.
Dice il premier, che mira al rispetto degli impegni presi. E continua elogiando il popolo Ucraino ed il presidente Zelensky.
L’eroismo dell’Ucraina, del presidente Zelensky e del suo popolo è un monito potente di quello per cui lottiamo e rischiamo di perdere. L’Unione europea e il G7, insieme con i loro alleati, sono rimasti fermi e uniti in supporto dell’Ucraina, nonostante i tentativi di Mosca di dividerci. La nostra richiesta collettiva per la pace continua, come dimostra l’accordo per sbloccare tonnellate di cereali dai porto del Mar Nero. Ma solo l’Ucraina può decidere quale pace è accettabile.
Si conclude con questo viaggio, l’era di Mario Draghi come Presidente del Consiglio di un paese che non è riuscito a capire fine in fondo la fortuna di averlo al potere e che forse non lo meritava. Speriamo in meglio…sarà possibile?