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Diamanti più costosi del mondo: quali sono e perché valgono tanto

Pochi giorni fa la notizia ha fatto il giro del Mondo: in Botswana è stato rinvenuto un diamante di 1.098 carati, ovvero il terzo diamante più grande del mondo è elevato ma quali sono gli aspetti che ne influenzano il valore? E soprattutto, qual è il diamante più costoso al mondo? Quali sono i diamanti più grandi? In questo articolo, ne approfitteremo per parlare di queste meraviglie e sciogliere qualsiasi dubbio in tema di diamanti e pietre preziose.

Ma innanzitutto, cosa sono i diamanti?

Il diamante non è altro che carbonio puro, un elemento molto diffuso nei composti organici e che compone noi mammiferi per il 22% del peso. Ma la sua particolarità è dovuta al fatto che è molto raro trovarlo in natura. Per far sì che esso si formi, sono necessari elevate pressioni e temperature e non è un caso quindi che la terza pietra più grande al mondo sia stata trovata in un Paese africano. In particolari condizioni ambientali, il carbonio è stabile in una forma meno rara e quindi meno costosa: la grafite. Questo materiale è impiegato nelle matite da disegno. Insomma, il prezzo dei diamanti è dato dalla rarità con cui è possibile trovare il carbonio pure in questa particolare disposizione in natura. I diamanti si formano nel mantello, lo strato che si trova al disotto della crosta terrestre e prosegue fino al nucleo del pianeta. Si tratta quindi di circa 200 km di profondità dove le temperature e la pressione sono altissime. Essi vengono inglobati in un’altra roccia chiamata kimberlite che poi si sgretola durante i processi di erosione. I diamanti possono essere portati grazie ai corsi d’acqua, stratificandosi nei sedimenti. Proprio in queste aree vengono allestite delle miniere. Affinché tutto questo processo si realizzi, sono necessari circa 1 e 1,6 miliardi di anni.

Diamanti più costosi al mondo: quali sono i primi 5

Koh-i-noor

Il diamante più prezioso e costoso del mondo è sicuramente il Koh-i-noor (105 carati, 21,6 g). È attualmente montato sulla corona della famiglia reale britannica. Si tratta di un diamante troppo prezioso per avere un costo. Il nome significa “Montagna di Luce” nella lingua persiana. Si ritiene che sia un gioiello un po’ sfortunato per chi lo indossa e potrebbe portare addirittura alla morte dei proprietari uomini. Se invece posseduto da una donna, si ritiene che porti fortuna.

Il diamante Sancy

Il Diamante Sancy pesa 55,23 carati ed è stato rinvenuto e tagliato a forma di scudo a Golconda in India. Rimase in possesso dei vari Re di Francia dal 1500 e conservato nel Gard Meuble fino alla Rivoluzione Francese. Dopo questo avvenimento storico fu ritenuto scomparso e ritrovato nel 1828 e lo acquistò il Principe russo Paolo I Demidoff. Nel 1906, William Waldorf Astor lo comprò e rimase in suo possesso per 72 anni fino a quando nel 1978 fu venduto al Louvre (dove si trova ora) per un milione di dollari.

Il diamante Cullinan

Il 26 gennaio 1905, il minatore Thomas Evan Powell portò al direttore della miniera vicino Pretoria una gemma grezza di circa 3.106 carati. Venne denominata Cullinan in onore del proprietario della miniera Sir Thomas Cullinan. Il governo di Pretoria, successivamente, lo acquistò e lo donò al Re di Inghilterra Edoardo VII in occasione del suo compleanno. Il taglio della pietra fu affidato a Joseph Asscher. Nell’intento di garantire un risultato ottimale, il tagliatore si esercitò prima su alcune copie. Il 10 dicembre 1908 decise di fendere la pietra in tre parti che poi furono affidate al diamantaio Henri Koe. Il Cullinan fu quindi frazionato in 9 enormi diamanti e più particolarmente :

  • Il Cullinan I o Grande stella d’Africa, è un diamante a goccia di 530,20 carati con 74 sfaccettature. Questa pietra di eccezionale purezza e biancore orna lo scettro imperiale britannico e il suo valore si approssima intorno ai 337 milioni di euro.
  • Il Cullinan II, pesa 317,40 carati. Si tratta di un diamante con taglio a cuscino e 66 sfaccettature ed è montato sulla corona d’Inghilterra.

Entrambi sono esposti nella Torre di Londra con tutti i gioielli della Corona britannica.

Il diamante Hope

Il Diamante Hope è attualmente custodito presso lo Smithsonian Institute di Washington e pesa 44,5 carati per un valore che si stima essere intorno ai 250 milioni di euro. La sua caratteristica principale è l’insolito colore blu profondo ma è conosciuto per la sua triste fama di portasfortuna. Tutti i proprietari di tale gioiello sono morti in breve tempo per malattia, suicidio oppure omicidio. Secondo una leggenda, fu rubato in India dove era incastonato sul viso di un idolo religisione nel tempio di Rama-Sita. La gemma fu strappata. La gemma fu strappata da uno degli occhi dell’idolo. Sembra che il gioielliere Jean-Baptiste Tavernier sia stato l’autore del sacrilegio. Chi crede al potere delle maledizioni sostiene che l’idolo violato riversò sul gioiello tutta la sua ira.

Il Diamante De Beers Centenary

Questo diamante risulta essere uno dei più recenti. Fu trovato il 17 luglio 1986 alla Premier Mine. Allo stato grezzo somigliava ad una scatola di fiammiferi irregolare con un corno da un lato e una profonda concavità sulla superficie più larga. Tolkowsky, uno dei tagliatori più importanti del mondo lo tagliò attraverso la tecnica della sfaldatura. Egli optò per questa tecnica per paura che il laser o la lama potessero rovinare la lucentezza della pietra. L’intera procedura durò 3 anni ma ottennero un diamante da 273,85 carati e da 247 faccette. Si stima che oggi il diamante valga all’incirca 100 milioni di euro. La De Beers ne ebbe la proprietà ma alcune voci affermano che il diamante sia stato venduto ad un grosso compratore.

Diamanti e industria: come vengono utilizzati nella produzione

Le proprietà fisiche del diamante quale la durezza e la conducibilità termica, rendono questa pietra molto utilizzata nel settore industriale. La resistenza alla penetrazione lo rende direttamente correlato alla sua resistenza all’usura e quindi può essere applicato ovunque ci sia l’interazione meccanica fra più corpi. Viene utilizzato per la lavorazione delle ceramiche, per la lavorazione del vetro ma non può essere utilizzato per la lavorazione di leghe ferrose poiché è solubile nel ferro ad elevate temperature. In questi casi si ricorre al nitruro di boro cubico che possiede proprietà molto vicine al diamante.

La realizzazione di diamanti artificiali

Negli anni Cinquanta, vennero alla luce i primi diamanti artificiali prodotti attraverso il metodo High Pressure High Temperature. Partendo dal carbonio sotto forma di grafite, nei laboratori si creavano delle condizioni favorevoli alla naturale formazione del diamante. Si parla di 1500 C e pressioni a circa 60 000 volte la normale pressione atmosferica sotto la quale siamo abituati a vivere. Negli anni Duemila, invece, si è sviluppato il modello CVD (Chemical Vapour Deposition) che permetteva di produrre diamanti sempre ad alte temperature ma a pressioni decisamente ridotte. Si procede quindi depositando continuamente del carbonio su un “seme” di diamante contenente le informazioni per la crescita del diamante.

Pandora: la prima azienda al mondo per gioielli dice stop ai diamanti naturali

Qualche settimana fa, Pandora ha dichiarato di voler impiegare nella propria produzione solo diamanti sintetici. Lo scopo è quello di ridurre l’impatto ambientale sociale a causa dello sfruttamento dei lavoratori nelle aree di estrazione. Infatti, nelle miniere non vengono rispettate le norme di sicurezza e le paghe dei minatori non bastano nemmeno per mantenere le proprie famiglie. Per produrre i propri diamanti sintetici, Pandora impiega il 60% di energia provenienti da fonti rinnovabili che potranno anche arrivare al 100% nel prossimo anno. Ma non solo per questo, i diamanti prodotti in laboratorio semplificano la gestione della logistica per il trasferimento del materiale. Questa decisione non dovrebbe avere ripercussioni dal punto di vista finanziario nonostante i diamanti sintetici vengano considerati di minor qualità. Pandora occupa la fascia media in termini di prezzo dei prodotti e questa scelta permette di ridurre ulteriormente i prezzi rendono le proprie creazioni più accessibile a tutti.

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Published by
Gabriele Proto