Quando Apple non comprò Tesla
In un giorno di fine anni 70, l’ing. De Benedetti ebbe un’opportunità più unica che rara: Steve Jobs e Steve Wozniak gli proposero infatti di acquistare il 20% di Apple per la modica cifra di 200 mila dollari. De Benedetti ringraziò per l’offerta ma rifiutò cordialmente. Ecco quanto dichiarato in un’intervista a Mix 24, una trasmissione di Radio24, durante il 2014:
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Il no di Cook a Tesla
Quattro decenni più tardi, però, la stessa vicenda avvenne a parti invertite: l’attuale amministratore delegato di Apple, Tim Cook, fece le veci di De Benedetti, ed uno degli uomini più ricchi al mondo, Elon Musk, “interpretò” un novello Wozniak. Dal racconto dello stesso uomo di spicco di Tesla, emerge come fossero i giorni più bui per la società appena entrata nell’S&P 500: il crack per bancarotta bussava alla porta un giorno sì e l’altro pure. In questo contesto, con un vero e proprio “inferno produttivo e logistico della Model 3”, il magnate africano cercò di vendere la propria creatura al colosso di Cupertino. Di seguito le parole di Musk riportate in un tweet ed il cinguettio stesso:
Il tweet appena descritto è giunto a seguito di un’indiscrezione lanciata da Reuters secondo cui Apple sarebbe pronta ed avrebbe l’intenzione di realizzare un proprio veicolo elettrico entro il 2024. “Se è vero, è strano” ha immediatamente cinguettato Musk a proposito del nuovo possibile progetto della casa di Cupertino. Ha aggiunto inoltre come l’iCar (questo l’ipotetico nome) sarebbe basata su di uno sviluppo di una nuova batteria di tipo Lfp la quale, tuttavia, sarebbe già utilizzata da Tesla presso il suo stabilimento di Shangai (data la proprietà della batteria stessa di ridurre i costi ed aumentare l’autonomia del veicolo su cui è inserita). Musk ha poi commentato anche alcune note tecniche presenti nell’articolo di Reuters, mostrandosi dubbioso su di essi affermando che “Una batteria mono-cella di quel genere è impossibile dal punto di vista elettro-chimico…Forse intendono celle unite assieme, come il nostro pacchetto di batterie strutturale?”
Il mancato accordo con Google
Il giornalista e scrittore Ashlee Vance, nel libro Elon Musk: Tesla, SpaceX e la sfida per un futuro fantastico, raccontò di una “stretta di mano” tra Musk e Larry Page, cofondatore di Google. Quello con Apple non si tratterebbe, dunque, dell’unico tentativo da parte di Musk di vendere Tesla. Secondo quanto descritto, correva l’anno 2013 e le vendite della Model S erano disastrose, tanto da mettere in crisi l’azienda. Vennero dunque dirottati gran parte di economisti, ingegneri e designers verso il settore buco nero: le vendite.
“Se non riusciamo a piazzare queste macchine, siamo fottuti”.
Fortunatamente, il tentativo ebbe buon esito, e l’accordo con Page venne reso carta straccia.