Rifle, storica azienda fiorentina nonché marchio di jeans, è giunto al capolinea: l’ultima fermata di una storia iniziata più di 60 anni fa. L’azienda, la cui sede si trova in Toscana (Barberino del Mugello), è stata fondata nel 1958 dai due fratelli Giulio e Fiorenzo Fratini, i quali scovarono in North Carolina (più precisamente nella fabbrica della Cone Mills) la tela denim che divenne poi la loro gallina dalle uova d’oro. E’ però notizia recente che lo stesso marchio è stato dichiarato fallito dal tribunale di Firenze. Trattasi di una battuta d’arresto sia per l’immagine della moda italiana in tutto in globo che per l’economia del bel Paese: Rifle è stata infatti una griffe conosciutissima la quale ha vestito nei propri anni d’oro intere generazioni e conta(va) complessivamente 96 dipendenti, considerando gli impiegati nella sede centrale di Barberino e quelli nei negozi sparsi lungo tutta la penisola.

Rifle: un marchio oramai in crisi da anni

La crisi aziendale era elemento noto, e pesava nell’economia fiorentina oramai da anni. Volendo divulgare una breve crono-storia, nel 2017 Sandro Fratini, un figlio del fondatore Giulio, vendette una parte del capitale (quantificato nel 44%) ad una società elvetica di investimenti (denominata Kora Investments), la quale poi acquistò un’ulteriore quota al fine di raggiungere la maggioranza (per un totale del 55%) l’anno immediatamente successivo. Alla guida di Rifle arrivò quindi quale CEO Franco Marianelli, formatosi in Guess Italia e Gas jeans, e ben presto la famiglia fondatrice Fratini lasciò tutte le cariche sociali.

All’epoca le dichiarazioni del CEO, appena insignito del ruolo, furono queste:

“Sono molto orgoglioso che sia stata presa questa decisione e che mi sia stato conferito anche un nuovo incarico dirigenziale di questa rilevanza, che premia lunghi mesi di lavoro nei quali mi sono impegnato moltissimo per riorganizzare l’azienda e potenziarne la crescita. Il mio obiettivo è di continuare su questa linea, con buon senso e passione” – Franco Marianelli

Rifle Jeans

Un fallimento annunciato

Lo scossone servì a poco tant’è che il bilancio 2018 concluse con le seguenti cifre: 16 milioni di fatturato e un rosso pari a 3,3 milioni di euro. La risalita non è dunque riuscita, e la pandemia che stiamo affrontando nel 2020, oltre a congelare i mercati, ha assunto il ruolo di boia in una situazione già di per sè compromessa (come già fatto per aziende oltreoceano). Gli ultimi vani sussulti dell’azienda gigliata sono stati la presentazione, cinque mesi fa, della domanda di concordato in continuità al Tribunale di Firenze e la domanda di aiuto mossa dai sindacati alla Regione Toscana, la quale ha aperto un tavolo di crisi. Tuttavia, il piano di rilancio e di ristrutturazione del debito non ha trovato concretezza: si è giunti al fallimento.

“Il tribunale ha disposto l’esercizio provvisorio per 45 giorni e appena avremo l’ufficialità della nomina del curatore fallimentare, chiederemo un incontro per esaminare la situazione e cercare di dare un ulteriore sostegno economico ai dipendenti; la Rifle & co. è già in cassa integrazione Covid-19, tramite gli ammortizzatori sociali straordinari previsti in questi casi. Ovviamente sono allertate le istituzioni sulla vicenda, sempre coinvolte nella gestione della crisi aziendale, che sarebbe riduttivo addebitare solo alla pandemia. Cercheremo anche di verificare tutte le possibilità di salvaguardia occupazionale qualora ci fossero manifestazioni di interesse per il marchio e quindi per l’attività aziendale.”

Affermano a riguardo Alessandro Lippi della Filctem-Cgil e Gianluca Valacchi della Femca-Cisl, sindacalisti legati alla triste vicenda.