Economia

Eurobond: cosa sono, come funzionano e differenza con i Coronabond

Il coronavirus (nello specifico il COVID-19) da più di due settimane è stato dichiarato pandemia dall’OMS. Oltre a tutte le conseguenze dell’epidemia sulla salute pubblica, sulla società e sull’economia reale, abbiamo assistito anche all’impatto che questa emergenza ha avuto sulle borse. Sui mercati finanziari ci sono risparmiatori che corrono ai ripari, speculatori che ne traggono profitto e governi e istituzioni che cercano di mettere delle pezze con scarsi risultati. La paura, come sempre, è che possa innescarsi un circolo vizioso che porterà i problemi dei mercati finanziari nell’economia reale.

Gli Stati dal canto loro, devono stanziare fondi per le spese urgenti quali quelle sanitarie e quelle di tutela dei lavoratori e delle attività e avranno bisogno di liquidità anche per finanziare le misure destinate a combattere gli effetti economici della pandemia; pertanto, saranno costretti ad emettere titoli di debito in una delle moltissime forme che conosciamo e, forse, anche qualcuna finora inedita, come ad esempio i tanto discussi Eurobond e Coronabond (Covis-bond). Quindi: emettiamo titoli di Stato? Li compra l’Europa? Emettiamo titoli europei?

Titoli di Stato: cosa sono?

Le forme più comuni attraverso le quali gli stati si finanziano sono i Titoli di Stato. Essi sono delle obbligazioni (bond): lo Stato rilascia all’acquirente un titolo il cui valore nominale verrà rimborsato a scadenza con degli interessi. I titoli di Stato esistono nelle forme più svariate e si differenziano tra loro in base alla scadenza (da mesi a decenni) e alla cadenza con cui saranno pagati gli interessi. Il pagamento degli interessi, infatti, può essere periodico (“cedole”) oppure avvenire in un’unica soluzione alla scadenza.  Va da sé che l’insieme dei titoli emessi e non ancora scaduti costituiscono il famigerato “debito pubblico” dello Stato. Dei titoli emessi alcuni rimpiazzano quelli in scadenza, altri finanziano deficit di bilancio.

Chi decide gli interessi?

Semplificando molto, il tasso di interesse è il risultato dell’incontro tra domanda e offerta: il soggetto che emette i titoli vorrebbe pagare il tasso di interesse più basso possibile; ma vuole anche vendere i titoli per ottenere la liquidità di cui ha bisogno, quindi deve offrire un tasso di interesse appetibile per i compratori. Il soggetto che acquista i titoli vorrebbe un tasso di interesse più alto possibile, o quantomeno sufficiente a coprire il rischio di insolvenza che quel titolo sottende, ovvero il rischio che colui che emette il titolo (lo Stato) non sia in grado di ripagare il debito. Generalmente i titoli di Stato dei paesi occidentali sono considerati titoli a basso rischio (in teoria risk free). Nella pratica esistono Stati i cui titoli sono più rischiosi di quelli di altri Stati. Lo spread di cui spesso si parla, infatti, è la differenza di tasso di interesse tra i Titoli di Stato italiani e Titoli di Stato tedeschi (più sicuri).

L’Unione Europea acquista i titoli di Stato

Si prevede che quest’emergenza avrà forti impatti sulle varie economie e quindi sulla solidità economica dei vari paesi. Ne consegue che per poter piazzare nuovi titoli di Stato, i loro tassi di interesse dovranno crescere. La Banca Centrale Europea può acquistare i Titoli di Stato dei vari paesi membri per contenere i tassi di interesse su tali titoli. Tale programma è stato chiamato “Pandemic Emergency Purchase Program” (“PEPP”). Dopo una prima soglia limite di 750 miliardi euro stabilita dalla BCE, il programma è stato ampliato e gli acquisti saranno proporzionati al raggiungimento degli obiettivi di mandato. In tali obiettivi oramai, secondo un articolo sul corriere.it, rientrerebbero “la stabilità del sistema finanziario dell’eurozona nel suo complesso, la disponibilità di credito per l’economia reale e in ultima analisi la difesa dell’euro, che non correrà più minacce esistenziali.”

Eurobond e Coronabond

Si è ventilata anche un’altra ipotesi: l’emissione di Titoli europei. Gli Eurobond, infatti, sarebbero titoli comunitari garantiti dalla Banca Europea degli Investimenti e altri organi, esclusa la BCE. In realtà, come riportato in un articolo di panorama.it, non appartenendo a nessuno stato membro, tali bond verrebbero messi a disposizione dei vari paesi per “immettere liquidità nel circuito nazionale”. Questo strumento, dibattuto da anni ma mai adottato, prevederebbe, nella forma di cui si parla attualmente, che il debito sia a carico dei singoli stati. La garanzia da parte di organi europei servirebbe a far accedere gli stati membri meno forti a tassi di interesse più bassi di quelli che dovrebbero garantire sui propri titoli di Stato. Gli Stati favorevoli a tale misura sono, ad oggi, Italia, Francia, Spagna, Irlanda, Belgio, Grecia, Portogallo, Lussemburgo e Slovenia. Gli Stati contrari sarebbero Germania, Austria, Finlandia e Olanda. La presidente della BCE, Christine Lagarde, ha dichiarato che andrebbe valutata l’idea dei Coronabond, ovvero l’emissione una tantum di titoli comunitari per far fronte all’emergenza coronavirus.

Perché alcuni Stati si oppongono?

Come spiegato in un articolo su Forbes Italia da Alessandro Tentori, le criticità legate all’emissione sistematica di Eurobond sono di tre ordini: la mancanza di unione a livello fiscale; l’utilizzo sproporzionato di questo strumento da parte di alcuni paesi con costi che ricadrebbero anche su tutti gli altri; la condivisione del rischio, ovvero la distribuzione dei costi nel caso di default di uno Stato.

In particolare, nel secondo punto si legge che “l’utilizzo regionale delle risorse che verrebbero create attraverso un Eurobond universale. Alcuni paesi potrebbero necessitare di un volume di investimenti sproporzionato, il che farebbe essenzialmente ricadere il costo netto del finanziamento su altri paesi. I contribuenti di questi ultimi potrebbero ragionevolmente chiedersi il perché. È quindi necessario un iter politico per arrivare a questa soluzione.”

La strada, dunque, potrebbe essere ancora lunga.

Cosa ha fatto l’UE finora?

Nel frattempo, tra le misure economiche adottate dall’UE finora per supportare gli stati che affrontano il coronavirus, figurano:

  • la piena flessibilità delle norme di bilancio UE, ovvero gli Stati membri non saranno soggetti alle restrizioni imposte Patto di Stabilità e Crescita sul deficit di bilancio;
  • l’adozione di un “quadro temporaneo per consentire agli Stati membri di avvalersi pienamente della flessibilità prevista dalle norme sugli aiuti di Stato al fine di sostenere l’economia nel contesto della pandemia di COVID-19”;
  • iniziative di investimento di cui beneficeranno “sistemi sanitari, PMI, mercati del lavoro, altre parti vulnerabili delle nostre economie”

Queste misure, tuttavia, sono state necessarie nel breve periodo per arginare il bisogno di liquidità degli Stati per far fronte all’emergenza, ma non basteranno nel medio/lungo periodo per scongiurare una crisi che potrebbe colpire tutta l’Eurozona. Quale potrebbe essere l’alternativa agli Eurobond? Il MES, altrimenti detto “Fondo salva-Stati”?

Euro Eurobond bond european commission
https://www.theitaliantimes.it/economia/euro-bond-cos-e-come-funziona-commissione-europea_270320/
https://www.corriere.it/economia/finanza/20_marzo_26/bce-pepp-che-cos-nuovo-programma-acquisto-titoli-stato-perche-riesce-ad-abbattere-spread-e1c2735e-6f56-11ea-b81d-2856ba22fce7.shtml
https://www.panorama.it/economia/eurobond-cosa-sono-come-funzionano-chi-li-vuole
https://www.forbes.it/2020/03/24/eurobond-cosa-sono-perche-servono-perche-non-si-emettono-ancora/
http://www.salute.gov.it/portale/nuovocoronavirus/dettaglioNotizieNuovoCoronavirus.jsp?lingua=italiano&menu=notizie&p=dalministero&id=4209
https://ec.europa.eu/info/live-work-travel-eu/health/coronavirus-response/economy_it
https://ec.europa.eu/info/live-work-travel-eu/health/coronavirus-response_it
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Published by
Antonio Donadio