Facebook potrà continuare a raccogliere i dati dei propri utenti in Germania ricavati da altri siti e applicazioni solo col consenso degli interessati: è quanto ha stabilito l’autorità antitrust tedesca. La decisione dell’ufficio federale antitrust di Berlino riguarda anche i dati ricavati da altre app di Facebook, come Instagram e WhatsApp.
In futuro non sarà più permesso a Facebook di obbligare gli utenti ad acconsentire a una raccolta dati praticamente illimitata e di assegnare dati non-Facebook agli account Facebook degli utenti
ha detto il capo dell’Ufficio federale per la concorrenza Andreas Mundt.
Se gli utenti non acconsentono, Facebook non dovrebbe escluderli dai suoi servizi e deve evitare di raccogliere e accorpare dati da fonti diverse.
Il 7 febbraio scorso, l’ufficio antitrust tedesco ha stabilito che Facebook stava abusando della sua posizione di mercato combinando i suoi dati con le informazioni provenienti da Instagram, WhatsApp e siti web di terze parti. L’ente tedesco ha ordinato a Facebook di fermare questa prassi in una sentenza che, potrebbe ridefinire il futuro dell’azienda.
Facebook dovrà presentare “entro quattro mesi” una modifica delle sue condizioni d’uso al Bundeskartellamt, che dovrà quindi “approvarle“.
Facebook non fa pagare per l’utilizzo del suo social network, ma gli utenti “pagano” consegnando informazioni, che Facebook trasforma poi in denaro reale vendendo pubblicità mirate.
Questa mole di dati, provenienti dalle diverse app darebbero un’enorme potenza di fuoco sul mercato pubblicitario. Potenza di fuoco che aumenterebbe esponenzialmente se Zuckerberg dovesse riuscire nell’integrazione delle app di messaggistica di Facebook Whatsapp e Instagram.
Di certo ci sarebbero diversi modi di “aggirare” questo nascondendo alcune operazioni di raccolta dati e di tracciamento della navigazione, ma in Europa si andrebbe incontro al rischio di infrangere le regole della Gdpr, la normativa sulla privacy entrata in vigore lo scorso maggio e che prevede multe per chi la viola.
La Commissione europea, principale autorità di regolamentazione antitrust europea, ha dichiarato di aver “preso atto” della decisione tedesca e la Commissione potrebbe eventualmente avviare un’indagine analoga. Proprio lo scorso anno l’Ue ha inflitto a Google una multa record di 4,3 miliardi di euro.
Facebook ha subito annunciato che presenterà ricorso contro la decisione. La mossa tedesca sottolinea una crescente volontà in Europa di utilizzare gli strumenti normativi contro l’industria tecnologica.