Vaccino Covid-19 Pfizer: il problema del freddo
Il vaccino contro il Covid-19 realizzato dalla Pfizer ha dato speranza al mondo intero, ma c’è un grosso problema logistico da risolvere.
Finalmente ci siamo, il vaccino contro il Covid-19 sta arrivando. A realizzarlo è la Pfizer Inc., ovvero un’azienda farmaceutica statunitense, con sede a New York. La notizia ha subito trasmesso una forte speranza alla popolazione di tutto il mondo, ma c’è un grosso ostacolo pratico da tenere in considerazione e risolvere al più presto, se si vuole fare sì che questo vaccino venga effettivamente distribuito.
Il problema è di tipo gestionale e, nello specifico, si tratta di un problema logistico. Il vaccino deve seguire una rigorosa catena del freddo, che non può essere interrotta per alcun motivo, ed è proprio qui che sorge il problema.
Cosa troverai in questo articolo:
Il problema del freddo
Il vaccino sviluppato dalla Pfizer è basato su una nuova tecnologia che usa l’mRNA sintetico che riesce ad azionare il sistema immunitario contro il virus, ed è risultato essere efficace nel 90% dei casi. Il vaccino, però, ha una temperatura critica di conservazione pari a -70°C che non dev’essere mai superata, mentre si può andare ancora più al di sotto della stessa.
Questo crea un forte problema logistico, sia per il trasporto sia per lo stoccaggio del vaccino, nei vari Paesi del mondo. In particolare, il problema diventa più grande quando si tratta di Paesi molto caldi, come le regioni dell’Asia o dell’Africa, dove il clima è molto caldo durante tutto l’anno. Matshidiso Moeti, diretto regionale dell’OMS per l’Africa, ha dichiarato:
L’entusiasmante notizia di lunedì di un possibile vaccino efficace che diventa disponibile, preannuncia importanti sfide per per i Paesi africani dato il tipo di vaccino e la catena del freddo. Un problema che dovrà essere preso in considerazione per la fornitura.
Inoltre, il problema sussiste anche per via del fatto che la maggior parte degli altri vaccini non richiede una temperatura di stoccaggio simile, quindi non esistono delle strutture diffuse in grado di sostenere questa condizione. Anche la stessa Pfizer ha commentato la cosa:
Ci sono sfide legate alla formulazione a bassissima temperatura del nostro candidato vaccino e ai requisiti di archiviazione, distribuzione e amministrazione del nostro candidato.
Il problema del trasporto e la soluzione
Il viaggio dei vaccini inizierà dai centri di produzione, che sono situati in USA, Germania e Belgio, sia via aerea che via terra, dovrà essere mantenuto in centri di stoccaggio intermedi e, infine, distribuito nelle cliniche, ambulatori, farmacie e ospedali locali. La strategia della Pfizer per ovviare al problema consiste nello sviluppo di una speciale scatola di trasporto, che ha la forma di una valigia, è dotata di localizzatore GPS e può mantenere fino a 5.000 dosi del vaccino alla giusta temperatura per 10 giorni. Il problema è, come facilmente immaginabile, il costo di questo aggeggio. Una normale scatola di trasporto a -8°C (contro i -70°C del vaccino) attualmente esistente, ha un costo che si aggira attorno ai 5.000 euro per unità.
Cosa accade una volta passati i dieci giorni? Una volta uscito dalla scatola, il vaccino ha una vita utile pari a cinque giorni, ma comunque la procedura ideale sarebbe tenerlo in stoccaggio sempre alla medesima temperatura indicata in precedenza. L’Europa non dovrebbe avere grossi problemi, così come l’America, a mantenere la catena del freddo, mentre la situazione si ribalta se si considera l’Asia e l’Africa, come sottolineato da Michael Bourlakis, professore di logistica, approvvigionamento e gestione della catena di fornitura presso la Cranfield School of Management.