Passaporti: quali sono i più potenti?
Dolcemente viaggiare, rallentando per poi accelerare. Con un ritmo fluente di vita nel cuore, gentilmente senza strappi al motore.
Si Viaggiare, Lucio Battisti
Cantava il grande Lucio Battisti. A quasi 40 anni dall’uscita di questa canzone, tra i singoli del cantautore laziale più apprezzati a livello globale, nel mondo si diffonde la pandemia da Covid 19. Basta viaggi, basta aerei, basta treni. Basta timbri sul passaporto, meticolosamente riposto nel cassetto in attesa di tempi migliori. Ma, a distanza di due anni, seppur in modo lieve, questi tempi migliori sembrano timidamente voler ritornare. Con la diffusione della variante Omicron però, c’è stata una nuova stretta sui viaggi internazionali che ha riguardato soprattutto l’Africa. Tale stretta non è piaciuta ad Antonio Guterres, segretario generale delle Nazioni Unite, secondo cui esistono strumenti per viaggiare in sicurezza dunque è inaccettabile che si blocchi nuovamente tutto rendendo ancora più vulnerabile una zona che fa fatica a decollare a livello turistico. L’Africa appunto.
Ma quando Guterres parla di “strumenti per viaggiare in sicurezza” a cosa fa riferimento? Senza dubbio alcuno, si riferisce ai passaporti e alla classifica dell’Henley Passport Index.
Cosa troverai in questo articolo:
Passaporti: stiliamo una classifica
Henley & Partners, società inglese di consulenza in materia di cittadinanza, da 17 anni, pubblica un indice che stila la classifica dei passaporti di 199 Paesi del mondo e di 227 possibili destinazioni. Tale indice, chiamato per l’appunto Henley Passport Index, si basa sui dati della I.A.T.A. , l’Associazione Internazionale dei trasporti aerei con sede a Montreal, in Canada.
L’indice di quest’anno annovera tra i passaporti più appetibili quello del Giappone e quello di Singapore. Chi possiede uno di questi passaporti può entrare in ben 192 paesi senza avere un visto e senza dover espletare pratiche burocratiche prima di arrivare. Sulla base del numero di paesi ai quali è possibile avere accesso, subito dopo troviamo il passaporto rilasciato dalla Germania e quello rilasciato dalla Corea del Sud. Questi danno accesso a 190 paesi. Con il passaporto italiano ed anche con quello rilasciato dalla Finlandia, dalla Spagna e dal Lussemburgo, è possibile entrare in 189 paesi. Tali passaporti danno la possibilità di entrare in Vietnam, Gabon e Sierra Leone. Il passaporto svizzero dà accesso a 186 paesi come quello rilasciato dalla Norvegia, dagli Stati Uniti, dal Belgio, dalla Nuova Zelanda e dal Regno Unito.
Ovviamente non c’è da stupirsi se, tra i primi posti della classifica, troviamo i paesi più ricchi. L’indice infatti si divide in 3 blocchi: il primo occupato quelli dominanti, un secondo blocco composto dai paesi dell’America del Sud ed un terzo blocco composto dai paesi africani ed asiatici.
Dal 2006 ad oggi: qual è stata l’evoluzione dell’indice?
Se compariamo l’indice stilato nel 2006 con quello stilato quest’anno, sicuramente saltano all’occhio parecchi cambiamenti anche abbastanza rilevanti. 17 anni fa una persona poteva visitare in media 57 Paesi senza aver bisogno del visto. Ad oggi il numero è salito a 107. Dietro questo dato, che può sembrare positivo, si cela una realtà un pochino più complessa che evidenzia il sempre maggior divario tra i Paesi del Nord e quelli del Sud.
I 107 Paesi che ad oggi possono essere visitati senza visto vengono fuori da una media. Basti pensare che i paesi del nord come la Svezia non hanno bisogno di visto per entrare in circa 180 paesi. Quelli del sud come il Camerun invece, senza visto, possono entrare solamente in 50 paesi. Per non parlare dei cittadini afghani. Chi possiede un passaporto rilasciato dall’Afghanistan può entrare solamente in 26 Paesi senza visto ed una volta entrato ne avrà in ogni caso bisogno e dovrà richiederlo all’arrivo.
Se pensiamo ad una ripresa post pandemia è assurdo che ci siano ancora queste disuguaglianze. Passaporti e visti non dovrebbero incrementare la disparità tra cittadini anzi, attraverso la mobilità globale, determinate barriere dovrebbero cadere. L’essere nati in un posto piuttosto che in un altro è stata semplice fatalità. L’essere nati con la pelle di una tonalità invece che di un’altra è stato destino. Ma viaggiare, conoscere il mondo, uscire, esplorare, scoprire dovrebbe essere possibile a tutti. Prendere un aereo ed andare all’altro capo del mondo non è fatalità e neanche destino. E’ semplicemente lo scorrere della vita. La quotidianità. Senza barriere. Senza vincoli. Senza ostacoli. Uguale per tutti.