Microsoft Giappone e la settimana corta: benefici, costi e sensazionalismi
Cosa troverai in questo articolo:
Il fatto
Ormai da un paio di giorni si è diffusa ovunque la notizia dell’esperimento di Microsoft Giappone: la filiale nipponica del colosso made in USA avrebbe permesso ai suoi 2 300 dipendenti di lavorare solamente 4 giorni a settimana nel mese di agosto nell’ambito del programma “Work Life Choice Challenge 2019 Summer”, pagando loro lo stesso stipendio degli altri mesi. Una vera e propria settimana corta
Il Giappone e il lavoro
Se si fa una rapida ricerca online sulla classifica dei paesi UE con il più alto numero di ore lavorative a settimana i risultati sono sorprendenti: nonostante tutti citino come fonte i dati OCSE, secondo alcuni risultati l’Italia è il paese in cui si lavora di più in Europa, secondo altri quello in cui si lavora meno (sempre in termini di ore/settimana). Questo dipende ovviamente dai dati che vengono considerati e da come vengono elaborati e interpretati.
Tuttavia, da europei difficilmente ci rendiamo conto di quale sia la situazione nel Paese del Sol Levante: CNBC riporta una media stimata di 80 ore di straordinario mensili, mentre secondo CNN picchi di 80 ore lavorative a settimana sarebbero molto frequenti. I ritmi di lavoro e la pressione subìta sono così elevati da portare frequentemente a decessi per malattie correlate allo stress o ad atti suicidi indotti da problemi psicologici causati dallo stress da lavoro.
Il termine coniato per questo fenomeno è karoshi: morte da eccesso di lavoro.
Il governo giapponese, anche in seguito ad un paio di casi eclatanti di karoshi, ha posto un limite legale alle ore di straordinario mensili che ogni dipendente può raggiungere (65 ore di straordinari al mese) e ha lanciato delle campagne (con scarso successo) per incentivare le aziende a posticipare l’orario di ingresso il lunedì mattina o anticipare quello di uscita il venerdì (fonte: The Guardian). Secondo alcuni osservatori, dunque, alcune aziende avrebbero semplicemente smesso di contabilizzare parte di queste ore.
Aumento della produttività? In quali casi e a quale costo?
Secondo quanto riportato da varie testate, durante il test della 4-day week di Microsoft, si è registrato un aumento della produttività (il report di Microsoft Giappone parlerebbe di aumento del numero di vendite per dipendente) di quasi il 40%.
Dall’altro lato, si è vista una riduzione dei costi in termini di energia elettrica consumata e minor utilizzo di carta da stampante.
Se il secondo aspetto poteva essere scontato, il primo aspetto risulta sorprendente. Ma è davvero così?
Le obiezioni mosse (da pochi), o che potrebbero essere mosse, riguardano tre aspetti in particolare:
- L’esperimento aveva una durata limitata nel tempo ed i lavoratori sospettavano che il buon esito dello stesso avrebbe potuto portare ad un regime permanente di “4-days-a-week”. Questo avrebbe potuto avere un effetto sull’impegno, quindi sulle performance, dei lavoratori nel singolo mese.
- Secondo quanto dichiarato dalla stessa Microsoft sono state introdotte delle altre regole per aumentare l’efficienza dei lavoratori, quali ad esempio il limite della durata massima delle riunioni fissato a 30 minuti (a qualcuno dei lettori sarà venuta in mente una delle pratiche più bizzarre dei fanatici dell’agile, lo stand-up meeting, un tipo di riunione della durata massima di mezz’ora in cui i partecipanti sono in piedi in modo da essere disincentivati a dilungarsi inutilmente); va da sé che questo approccio rischia di portare a giornate lavorative più intense e aumentare la pressione (quindi lo stress) dei lavoratori nei quattro giorni lavorativi rimasti, azzerando di fatto i benefici per i dipendenti.
- Non bisogna tralasciare aspetti culturali specifici: la dedizione al lavoro e una vera e propria devozione dei dipendenti nei confronti della propria azienda sono fortemente sentiti nella cultura giapponese e difficilmente eguagliati nel resto del mondo. Inoltre, dato quanto detto nel paragrafo precedente, un lavoratore giapponese avrà un beneficio estremamente maggiore nel godere di un giorno di riposo in più.
Esperimenti
Il work-life balance è un argomento molto dibattuto e un obiettivo molto ambito. Altri esperimenti in questo senso sono stati fatti negli ultimi anni.
Quelli che sembrano funzionare di più, sia per l’azienda che per i dipendenti, sono quelli che prevedono lo smart working (con tutti o solo alcuni dei suoi ingredienti: flessibilità oraria, telelavoro, spazi comuni, organizzazione per cicli, organizzazione per obiettivi…).
L’esperimento di 4-days-a-week riuscito più citato dai sostenitori, invece, è quello effettuato in Nuova Zelanda da un’azienda e i suoi 240 dipendenti (in 16 uffici sparsi nel paese). Per 2 mesi i dipendenti dell’azienda hanno lavorato 4 giorni a settimana (8 ore al giorno) senza veder ridotta la propria busta paga. Da un sondaggio effettuato dalla Auckland University of Technology (prima, durante e dopo l’esperimento) emerge un sensibile aumento della soddisfazione dei dipendenti sia rispetto al proprio lavoro che rispetto alla propria vita privata. L’azienda, dal lato suo, ha dichiarato di non aver rilevato cali della produttività.
La chiave, secondo Helen Delaney, professoressa alla University of Auckland Business School, sarebbe nell’incremento di motivazione dei dipendenti che sono stati resi partecipi dell’esperimento fin dalla fase di pianificazione. Gli stessi dipendenti hanno portato il loro contributo in termini di innovazioni ed iniziative, come ad esempio in alcuni processi di automazione.
Sfide e criticità
Un interessante articolo del Washington Post, invece, contiene un’intervista a quattro piccoli imprenditori che hanno sperimentato la settimana corta (di cui 3 con successo), alcuni riducendo le ore settimanali, altri redistribuendole sui 4 giorni.
Tra gli aspetti principali che emergono, dal lato delle sfide e delle soluzioni, vi è la necessità di un aumento della produttività nelle ore lavorative – perseguito, ad esempio, tramite blocchi da due ore senza interruzioni o l’evitare di schedulare riunioni a metà mattinata o a metà pomeriggio. Sarebbe opportuno anche fare in modo che i dipendenti si rendano conto dell’impatto che tali accorgimenti possono avere sulla produttività.
In altri casi è stato necessario ridurre leggermente il numero di giorni di ferie pagati o è stato fatto scegliere ai dipendenti se distribuire le stesse ore su 4 o 5 giorni.
Uno degli imprenditori consiglia di non adottare la settimana corta come regime permanente ma piuttosto come un bonus occasionale, ad esempio si può considerare l’ipotesi concedere i venerdì del mese di agosto retribuendoli comunque.
Alcuni di questi imprenditori, comunque, hanno rilevato abbastanza benefici (anche in termini di qualità delle soluzioni offerte ai clienti) da adottare permanentemente la settimana corta.
Il limite più grande, in alcuni settori, sembra essere la perdita di competitività nei confronti di diretti competitor che hanno un regime full time e secondo Forbes questa innovazione sarebbe molto più sostenibile dalle grandi corporation che dalle medie e piccole imprese.
Spesso il tentativo di creare un ambiente di lavoro più confortevole e motivante ha proprio l’effetto di far aumentare le ore lavorative dei dipendenti. D’altro canto, con le attuali (e future) tecnologie e metodi di produzione, è necessario che le ore lavorative in una settimana siano le stesse di 50 anni fa? Ed è giusto?
Questa è una delle grandi riflessioni sulla nostra società che il nostro tempo ci impone.
Antonio Donadio
Fonti
Microsoft Giappone:
https://www.ilpost.it/2019/11/05/riduzione-settimana-lavorativa-microsoft-giappone/
https://www.theguardian.com/technology/2019/nov/04/microsoft-japan-four-day-work-week-productivity
Critiche:
Washington Post 4-day week experiments:
Karoshi:
https://money.cnn.com/2016/12/29/news/ceo-resign-employee-suicide-dentsu/index.html
https://money.cnn.com/2015/03/09/news/japan-work-salaryman/index.html?iid=EL
https://money.cnn.com/2017/10/05/news/japan-work-overwork-woman-dies-karoshi/index.html
https://www.theguardian.com/world/2018/aug/03/japan-overworked-employees-monday-mornings-off
New Zeland experiment: