Autostrade per l’Italia: ultimatum per Atlantia
Il governo lancia un ultimatum ad Atlantia che dovrà presentare una proposta valida entro la fine della settimana, pena la revoca della concessione.
Il Governo, a seguito del tavolo tecnico che ha avuto luogo presso il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, ha imposto un ultimatum ad Atlantia circa la propria concessione di Autostrade per l’Italia.
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Utilmatum Atlantia nello specifico
Entro la fine della settimana, la società dovrà elaborare una serie di proposte, pena la revoca della concessione. L’incontro al Mit era stato convocato in quanto le proposte finora pervenute sono state ritenute non soddisfacenti per l’interesse pubblico, e quindi non sufficienti ad interrompere la procedura di risoluzione della concessione.
La notizia arriva all’indomani della decisione della Consulta, circa la legittimità dell’esclusione di Aspi dalla ricostruzione del Ponte Morandi. La scelta operata dal Governo, come spiegato dalla sentenza, non è stata incostituzionale, ma anzi motivata dalla situazione. Come ha infatti chiarito la Consulta: “la decisione del legislatore di non affidare ad Autostrade la ricostruzione del Ponte è stata determinata dalla eccezionale gravità della situazione che lo ha indotto, in via precauzionale, a non affidare i lavori alla società incaricata della manutenzione del Ponte stesso“.
Atlantia ha quindi tempo fino a domenica per presentare una serie di proposte soddisfacenti. Nello specifico, dovranno essere chiarite in modo esaustivo le azioni previste per manutenzione e controlli, specificate le risorse compensative e le sanzioni in caso di inadempimento, nonché elaborato un nuovo piano tariffario.
Possibili nuovi soci
Attualmente, Atlantia detiene l’88% di Aspi; la volontà del Governo è quella che società della famiglia Benetton ceda la maggioranza della concessionaria ad un soggetto pubblico. Nello specifico, si sarebbe ipotizzato un 51% di Autostrade da affidare a Cassa Depositi e Prestiti (Cdp) e Fondi Italiani per le Infrastrutture (F2i). Atlantia manterrebbe la sua partecipazione come socio di minoranza, mentre nella struttura azionaria entrerebbero ad altri soggetti quali, ad esempio, Poste Vita, alcune Casse di previdenza professionali, nonché il fondo infrastrutturale australiano Macquarie. Indipendentemente dai soggetti coinvolti, qualora si procedesse in questo senso vi sarebbe comunque la necessità di trovare un accordo su quello che dovrà essere il prezzo di vendita delle azioni da scambiare.
Secondo quanto anticipato da il Sole 24 Ore nella mattinata di oggi, Atlantia potrebbe essere disposta a cedere la propria maggioranza soltanto a seguito di un consistente aumento di capitale.
Inoltre, la società pone come condizione fondamentale che vi sia piena condivisione dei piani di investimento messi a punto da Autostrade negli scorsi mesi.
Proprio il piano da 14 miliardi era già stato terreno di scontro tra Aspi/Atlantia ed il Governo: viste le difficoltà della controllata e della holding nell’ottenere credito sul mercato, dovuto al declassamento delle due società da parte delle agenzie di rating, Atlantia aveva infatti deciso di bloccare l’investimento. A seguito di un consiglio di amministrazione straordinario, era stato deciso di erogare una linea di credito di 900 milioni, da utilizzare solamente per il pagamento degli stipendi e per gli interventi di manutenzione strettamente necessari.
A seguito dell’ultimatum, nella giornata di ieri Atlantia ha ceduto a Piazza Affari, chiudendo a -8%. Nonostante la riapertura a +3% di questa mattina, bisognerà vedere quale sarà l’andamento in seguito alle decisioni previste per il fine settimana.