Ultim’ora, “Vietato pubblicare sui social media”: 3 anni di reclusione e 516 euro di multa | Fate prima a disinstallare tutte le app

Persona turbata al cellulare

Attenzione a cosa pubblichi sui social (Canva Foto) - www.managementcue.it

Mai sottovalutare le possibilità del web, soprattutto se si tratta di giochi decisamente pericolosi!

Viviamo in tempi meravigliosi: possiamo ordinare la cena, guardare serie TV, seguire la politica estera e litigare con uno sconosciuto di nome “DarkSoul_97” su un gruppo Facebook dedicato ai gatti ciechi… tutto nel giro di dieci minuti.

Con un semplice tap sullo schermo possiamo raggiungere centinaia, migliaia, milioni di persone. Alcuni lo fanno per lavoro, altri per condividere passioni, molti semplicemente per sfogarsi dopo una giornata storta. Ma nessuno, e dico nessuno, è mai davvero al sicuro dal “clown digitale” di turno.

C’è chi scrive post come se fossero proclami medievali, chi commenta con l’eleganza di un rinoceronte, chi condivide fake news come se fossero figurine Panini. Il mondo virtuale è vasto, libero, ma anche pieno di trappole.

E tra queste trappole c’è un mostro silenzioso: non è un virus, non è un hacker russo, non è nemmeno l’algoritmo di TikTok. È un reato. E sa essere molto più reale di quanto si pensi.

Non è una barzelletta, è un reato

Quando si parla di diffamazione sui social media, non si scherza. Secondo l’art. 595 del Codice Penale italiano, chi danneggia la reputazione altrui in assenza della persona offesa – e lo fa attraverso un mezzo “di pubblicità”, come Facebook, Instagram o Twitter – rischia dai sei mesi ai tre anni di reclusione, oltre a una bella multina fino a 1.032 euro. Altro che shadowban.

Il problema? Sui social tutto si amplifica. Un post velenoso può diventare virale in mezz’ora. Un commento denigratorio può essere visto da centinaia di persone. E una fake news può trasformarti in un mostro agli occhi del web. In tutto questo, la legge non sta a guardare: anzi, quando si tratta di contenuti pubblici, ci va giù pesante.

Persona sconvolta al cellulare
Social, attenzione a cosa pubblichi (Canva Foto) – www.managementcue.it

Come uscire vivi da una shitstorm

Se ti ritrovi nel bel mezzo di una tempesta digitale, la prima cosa da fare non è scrivere un post passivo-aggressivo con tanto di emoji tristi. No: raccogli le prove. Screenshot, link, messaggi privati: ogni briciola digitale può essere utile per difendersi legalmente. Poi, contatta la piattaforma e segnala il contenuto offensivo. A volte funziona. Se non funziona, puoi sempre contattare l’autore e tentare una risoluzione pacifica (buona fortuna, eh). Se neanche questo serve, allora è tempo di chiamare i rinforzi: un avvocato specializzato in diffamazione online. Un legale saprà valutare il caso, aiutarti a presentare querela entro tre mesi dal fatto, e guidarti nella richiesta di risarcimento danni – sia morali che economici.

Sì, puoi essere risarcito se un post ha danneggiato la tua immagine o ha fatto perdere clienti alla tua attività. La vera magia sta nel non arrivarci nemmeno, a quel punto. Come? Iniziando con la gestione della propria immagine digitale. Evita di rispondere con furore ai commenti provocatori, non postare con lo stomaco vuoto, e soprattutto: pensa prima di postare (proprio come la mamma ti diceva di pensare prima di parlare). Esistono anche strumenti utilissimi per monitorare il tuo nome sul web, come Google Alerts. Ti avvisano ogni volta che vieni citato online, così puoi intervenire subito. Se sei un personaggio pubblico, un imprenditore, o semplicemente qualcuno a cui piace avere la reputazione pulita, un avvocato di fiducia è sempre una buona idea: meglio chiamarlo in anticipo, che doverlo cercare nel panico alle tre di notte.