Sanità, abolite le liste d’attesa: “Ci rinunciamo per sempre” | Passato il ‘decreto’, rivoluzione nel sistema sanitario

Il corridoio di un ospedale (Pixabay FOTO) - www.managementcue.it
Un’indagine svela la drammatica realtà delle liste d’attesa nel sistema sanitario nazionale, con tempi biblici e agende chiuse illegalmente.
Le liste d’attesa per visite ed esami con il Servizio Sanitario Nazionale (SSN) rappresentano una piaga che affligge quotidianamente la vita di milioni di italiani. Un’inchiesta recente ha messo in luce cifre allarmanti: oltre la metà delle visite e più di un terzo degli esami superano i tempi massimi previsti dalle normative e dalle ricette mediche.
E la situazione si aggrava considerando che, in un quarto dei casi, prenotare un appuntamento risulta impossibile a causa delle agende chiuse, una pratica dichiarata illegale. L’indagine, condotta su un campione rappresentativo della popolazione italiana, ha rivelato attese estenuanti, che in alcuni casi superano l’anno, come per il 18% delle mammografie e il 12% delle visite gastroenterologiche.
Ancora più preoccupante è il dato relativo alle prestazioni urgenti: ben il 76% delle visite con priorità “U” (da eseguire entro 72 ore) e “B” (entro 10 giorni) non vengono effettuate nei tempi prescritti, negando di fatto un diritto fondamentale ai pazienti con problemi di salute potenzialmente gravi.
Di fronte a queste difficoltà, molti cittadini si trovano costretti a rivolgersi alla sanità privata, con una spesa media di 138 euro a prestazione, o addirittura a rinunciare alle cure (nel 3% dei casi). L’insoddisfazione verso il SSN è in crescita, raggiungendo il 64% degli intervistati, un dato che evidenzia una profonda sfiducia nella capacità del sistema pubblico di garantire un’assistenza tempestiva e di qualità.
Cosa troverai in questo articolo:
La cruda realtà: attese fuori tempo massimo e diritti negati
L’indagine evidenzia come i tempi massimi di attesa previsti dalla legge (72 ore per l’urgenza, fino a 120 giorni per le priorità differibili) rimangano troppo spesso solo sulla carta. Oltre la metà delle visite (52%) e più di un terzo degli esami (36%) sforano questi limiti, con un’attesa media di circa tre mesi e mezzo.
Le prestazioni con le attese più lunghe riguardano spesso ambiti delicati come la prevenzione oncologica (mammografia e colonscopia, con un’attesa media di 5 mesi) e gli esami diagnostici fondamentali come le TAC (oltre 3 mesi e mezzo di attesa media). In molti casi, le attese superano abbondantemente l’anno. Un dato allarmante è che il 40% degli intervistati ha visto peggiorare il proprio problema di salute durante l’attesa per la visita o l’esame necessario, evidenziando le gravi conseguenze delle lunghe liste d’attesa sulla salute dei cittadini.
“Ci rinunciamo per sempre”? L’illusione di un decreto risolutivo
Il titolo sensazionalistico potrebbe suggerire una soluzione imminente e radicale al problema delle liste d’attesa. Tuttavia, analizzando la fonte, emerge una realtà ben diversa. Il ‘decreto’ menzionato sembra essere più una ribadizione di principi già esistenti che una vera e propria rivoluzione nel sistema sanitario.
La radice del problema delle liste d’attesa affonda in un sottofinanziamento cronico del SSN e in una grave carenza di personale sanitario, causata da programmazioni errate e dalla fuga di medici e infermieri dal settore pubblico. A ciò si aggiunge il fenomeno dell’inappropriatezza prescrittiva, con un elevato numero di richieste di visite ed esami non sempre necessari.