“Ferie illimitate per tutti”, il datore di lavoro non ti può licenziare in questo caso: stai a casa e intaschi il tuo stipendio

Ferie

Ferie illimitate illustrazione (Canva foto) - managementcue.it

Un recente orientamento della Cassazione offre una via per evitare il licenziamento anche dopo lunghe assenze.

Nel mondo del lavoro, il confine tra diritto al riposo e obbligo di presenza è spesso sottile. Quando sopraggiunge una malattia o un infortunio, si entra in un territorio delicato, dove i timori per la propria salute si mescolano con quelli per il mantenimento del posto di lavoro.

Non è raro che un lavoratore, pur convalescente, si interroghi su quanto tempo possa rimanere a casa prima di incorrere in un provvedimento disciplinare o addirittura nel licenziamento.

Il punto cruciale ruota intorno a ciò che viene chiamato “periodo di comporto”, ovvero il lasso di tempo, previsto dalla legge e dai contratti collettivi, durante il quale un’assenza per motivi di salute è tutelata. Scaduto questo periodo, il datore di lavoro può legittimamente recedere dal contratto, salvo eccezioni.

Da qui nascono domande frequenti: cosa succede se le assenze superano il limite previsto? Esistono alternative legittime per prolungare la permanenza lontano dal lavoro senza rischiare il licenziamento?

Ferie: un nuovo spiraglio dalla Corte di Cassazione

In molti casi, il ricorso alle ferie rappresenta un’opzione praticabile. Tuttavia, la possibilità di convertire le giornate di malattia in ferie non è automatica e dipende da molteplici fattori, tra cui la volontà dell’azienda e le disposizioni previste nel contratto collettivo. Si tratta di un terreno complesso, dove la tutela del lavoratore deve conciliarsi con l’organizzazione aziendale. Ma oggi, grazie a una recente ordinanza della Cassazione, si apre uno spiraglio inatteso per chi si trova in questa situazione.

Il quadro normativo si sta evolvendo per garantire una maggiore flessibilità nella gestione delle assenze, e con esso emergono anche nuove opportunità di tutela per i lavoratori più fragili. È proprio da queste aperture giurisprudenziali che prende corpo una novità destinata a far discutere.

Relax divano
Persona che si rilassa sul divano (Canva foto) – managementcue.it

La cassazione riconosce il diritto alla conversione della malattia in ferie

Secondo quanto stabilito dalla ordinanza n. 582/2024 della Cassazione, il lavoratore può chiedere di sostituire l’assenza per malattia con quella per ferie, anche se la malattia è già in corso. La Suprema Corte ha ribadito il principio di “conversione delle cause di assenza”, già introdotto dalla giurisprudenza costituzionale con la sentenza n. 616/1987. Questo significa che, nei casi in cui il periodo di comporto sta per esaurirsi, il dipendente ha un’opzione concreta per evitare il licenziamento: utilizzare le ferie maturate e non godute.

La richiesta di ferie, però, non è un diritto assoluto: spetta comunque al datore di lavoro valutare la situazione. Tuttavia, quando il lavoratore è esposto a un serio rischio di perdita del posto, il datore è tenuto a un esame più attento e motivato. Come ricorda anche Brocardi, il principio si estende a tutti i casi di sospensione lavorativa e può risultare decisivo per mantenere l’occupazione. In alcune situazioni, inoltre, i contratti collettivi prevedono soluzioni alternative come l’aspettativa non retribuita.