L’Italia non trattiene i suoi giovani: emigrazione alle stelle, solo il 28% parte per scelta

Illustrazione di un ragazzo che sta per partire (pexels FOTO) - www.managementcue.it
Purtroppo i giovani continuano ad emigrare, e tra tutti questi solo una piccola percentuale si trasferisce per scelta.
Il fenomeno della fuga dei giovani dall’Italia è un problema serio e complesso che sta assumendo dimensioni sempre più allarmanti. Dopo la pandemia, come indicato dai dati raccolti dalla Fondazione Nord Est, l’emigrazione giovanile ha ripreso quota in modo significativo con quasi 400.000 giovani in fuga dal Paese. Tra il 2011 e il 2023, per esempio, ben 550.000 giovani tra i 18 e i 34 anni hanno deciso di cercare fortuna altrove, mentre solo 1/5 sono tornati in Italia.
Nel 2022 e 2023, invece, la situazione cambia radicalmente. Almeno 100.000 giovani hanno lasciato l’Italia, e solo poco più di 35.000 hanno fatto ritorno. Questa tendenza non fa che aggravare un problema già esistente, con un impatto negativo su diversi aspetti della società italiana.
La maggior parte degli emigranti è dal Nord Italia, con 80.000 dal Nord Est e 100.000 dal Nord Ovest. Il Sud, pur registrando un numero inferiore di partenze, parliamo di un numero che si aggira attorno a 140.000, è comunque colpito da questo fenomeno.
La perdita di capitale umano è un problema serio, con un disavanzo stimato di 134 miliardi di euro in 13 anni. Le regioni più colpite sono Lombardia, che ha perso quasi 65.000 giovani, con una perdita di quasi 23 miliardi di euro, a seguire Sicilia con una perdita 14,5 miliardi di euro e il Veneto con 12,5 miliardi di euro.
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Chi sono e perché se ne vanno?
In genere, come viene riferito anche dai media, sono i laureati ad emigrare in quanto non riescono a trovare un lavoro conforme al loro percorso di studi. O le condizione lavorative sono così critiche da (far) scegliere di andare altrove. Ma non sono solo i laureati a emigrare. Infatti, circa il 30% dei giovani che lasciano l’Italia non ha un diploma, e solo il 30% è diplomato, che non è molto distante dalla percentuale di laureati (40%). La fuga dei laureati, invece, è particolarmente alta nelle regioni del Nord, dove le opportunità sembrano scarseggiare, così come sembrano scarseggiare le opportunità di vivere (o di sopravvivere) “grazie” al costo della vita e degli affitti.
Le motivazioni che spingono i giovani a lasciare l’Italia sono diverse. Quasi il 30% lo fa per necessità, perché non c’è nessun’altra soluzione, questo perché non trovano un lavoro adeguato all’interno dei nostri confini. Il 23% circa, invece, lo fa per scelta, e questo è legato a vari fattori quali la formazione professionale e personale ma, come detto in precedenza, le motivazioni sembrano essere legate in primis all’opportunità di trovare un lavoro migliore, con uno stipendio più alto o comunque che permetta di vivere in tranquillità. Ma le motivazioni possono essere tantissime.

L’impatto economico sul nostro paese
Il problema è che i giovani emigrati, ricoprono all’estero ruoli e svolgono lavori che potrebbero fare anche in Italia, in quanto carente proprio di personale. Ci sono tantissime imprese che hanno urgente bisogno i lavoratori, e più di 100.000 che scelgono di andare all’estero rientrerebbero nei profili ricercati.
La situazione quindi si fa critica. Il bisogno di addetti o comunque di personale qualificato mette alle strette molte imprese, ma in realtà questo fenomeno fa molto male alla nostra economia in generale. Con tutti questi giovani che partono, il declino demografico è inevitabile, e stanno lasciando un vuoto che le imprese, le aziende ecc. non riescono a colmare. Insomma, se non si prendono dei seri provvedimenti, la situazione in Italia peggiorerà!