Commercio marittimo a rischio: uno tsunami può bloccare le rotte commerciali più trafficate del mondo

Onda tsunami da una barca (screenshot Hai Visto/YouTube) - www.managementcue.it
Come eventi naturali estremi, come uno tsunami, possono interrompere le rotte marittime per il commercio globale? Scoprilo ora!
Uno studio ha analizzato le possibili ripercussioni di uno tsunami sulle rotte marittime, tra cui anche il Mar Cinese Meridionale. I ricercatori hanno esaminato 104 scenari simulati di tsunami per calcolare l’impatto economico e il blocco delle rotte commerciali, con conseguenze devastanti per il commercio globale.
Lo studio evidenzia che gli tsunami possono causare danni fisici ingenti ai porti e, di conseguenza, alle rotte marittime. Il disastro del 2011 in Giappone ha già dimostrato quanto può essere grande il danno economico, con perdite quotidiane che hanno raggiunto i miliardi di dollari. I porti del sud-est asiatico sono tra i più vulnerabili.
In risposta a questa minaccia, un gruppo internazionale di ricercatori ha proposto un framework per calcolare il rischio tsunami per i porti marittimi. Questo modello potrebbe rivelarsi importante per prevenire gravi disagi nei traffici commerciali.
Le simulazioni hanno evidenziato che un tsunami nel Mar Cinese Meridionale potrebbe danneggiare fino a 11 porti internazionali. Con l’aumento del livello del mare, i danni potrebbero aumentare nei prossimi decenni. Come funziona?
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Come funziona
Le simulazioni hanno rivelato che i porti più a rischio di danni sono Hong Kong, Manila e Kaohsiung, che subirebbero le maggiori perdite economiche in caso di un grande tsunami. Cosa può accadere?
I danni fisici diretti ai porti avrebbero conseguenze negative per il commercio, e anche il blocco delle rotte marittime limiterebbe il flusso di merci globali. L’impatto di un evento del genere potrebbe essere ancora più devastante rispetto al disastro del 2004 nell’Oceano Indiano o al tsunami giapponese del 2011. Com’è possibile?

I danni economici
Mentre la comunità scientifica ha compiuto progressi nell’identificazione dei rischi legati agli tsunami, è ora necessario un impegno da parte dei vari settori per tradurre questi studi in azioni concrete. Le interruzioni nelle rotte commerciali potrebbero tradursi in perdite di circa 3,4 miliardi di dollari al giorno in traffico marittimo. Con un caso estremo in cui i porti rimangono inattivi per 200 giorni, le perdite totali si aggirerebbero intorno ai 680 miliardi di dollari, senza contare i danni diretti alle infrastrutture, che potrebbero ammontare a decine di miliardi di dollari in più. Gli tsunami causano danni infrastrutturali e comportano anche gravi perdite di posti di lavoro nei settori legati al commercio marittimo e alla logistica. La chiusura di porti interrompe la catena di approvvigionamento globale.
Così causa disoccupazione temporanea o permanente per i lavoratori portuali, i marittimi e coloro che dipendono dal trasporto merci. Le interruzioni prolungate delle rotte commerciali rallentano l’intero sistema economico. La domanda di manodopera in settori come la distribuzione, la produzione e il retail si riduce. I danni economici sono devastanti, e aumentano il tasso di disoccupazione nelle regioni più colpite. Questi dati arrivano da calcoli effettuati sullo tsunami in Giappone, ma non è possibile fare una quantificazione esatta. Le compagnie di navigazione devono essere preparate ad affrontare l’interruzione dei percorsi marittimi principali, con strategie alternative che rafforzano la sicurezza delle navi. Il settore marittimo dovrebbe collaborare a livello globale per sviluppare standard e protocolli che affrontino e mitigano l’impatto di eventi catastrofici come gli tsunami. La notizia arriva da ScienceDaily.