UFFICIALE, mandi questo messaggio su Whatsapp e il Fisco viene a bussare alla tua porta | Centinaia di italiani in tribunale per colpa sua

Non inviare mai questo messaggio, tramite Whatsapp! (Canva) - businesscue.it
Attenzione ai messaggi che si inviano tramite WhatsApp: per questo motivo, si potrebbero rischiare, infatti, accertamenti fiscali.
Le prove documentali son strumenti essenziali, in vari ambiti legali e amministrativi. Svolgenti un ruolo fondamentale, con cui supportare le dichiarazioni, e difendere una posizione. Motivo per cui, in molti casi la documentazione scritta è il solo mezzo principale, per provare un fatto o un diritto.
Nel contesto fiscale, per esempio, è fondamentale che i contribuenti ne forniscano per giustificare determinate spese o redditi. Poiché senza una documentazione adeguata, si rischiano accertamenti e sanzioni.
Anche nei contratti commerciali, e nelle controversie legali, le prove documentali son cruciali per dimostrare accordi, obblighi e responsabilità. Essendo: ricevute, fatture e altre evidenze scritte, strumenti fondamentali.
Infine, le prove documentali servono anche in contesti personali, come nella gestione di successioni. O in caso di problematiche legate alla proprietà, ove documenti ufficiali son necessari per risolvere qualsiasi disputa.
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WhatsApp, come prova legale
Le chat di WhatsApp, possono esser utilizzate come prove documentali, in contesti appunto legali. Anche senza siano state disposte intercettazioni specifiche. Motivo per cui WhatsApp è una delle piattaforme di messaggistica più diffuse, tanto fra i privati, quanto nelle attività aziendali. Le conversazioni che vi avvengono, possono infatti contenere informazioni cruciali che, in alcuni casi, si possono presentate come prova in un processo: in particolare, nelle ispezioni fiscali, o nei procedimenti legali. Non a caso, la Corte di Cassazione – nella sentenza n. 1254 del 2025 -, ha confermato che i messaggi su WhatsApp possono esser considerati validi (come prova tangibile), purché non ne venga contestata l’autenticità.
E affinché i messaggi di WhatsApp possano venir utilizzati come prova, è fondamentale che ne venga garantita l’autenticità. Ovvero, provenire da un dispositivo identificabile, e non esser stati alterati. Oltre che, i contenuti, non sollevare dubbi, per cui se ne richieda l’integrità. Contesto in cui, pertanto, la Corte di Cassazione ha chiarito che i messaggi possono esser acquisiti tramite screenshot, anche nel caso la conversazione sia stata cancellata dall’autore: purché lo stesso sia uno screenshot comunque realizzato,, prima della rimozione.

Nelle ispezioni fiscali
Anche le ispezioni tributarie, che mirano a verificare la correttezza delle dichiarazioni fiscali, possono comprendere controlli su dispositivi elettronici, come smartphone e computer. E nonostante questi siano considerati beni personali, le app di messaggistica come WhatsApp, son sempre più usate anche su computer. Approccio, questo, non nuovo (di fondo), poiché precedenti legali hanno già trattato l’utilizzo di chat come prova, in ambito appunto tributario.
Invero, nel 2023 la Corte Costituzionale ha stabilito che l’acquisizione di messaggi WhatsApp o e-mail, estratti da dispositivi sequestrati, non è considerata intercettazione illegale, non necessitando quindi di autorizzazioni speciali. Inoltre, la Commissione Tributaria di Trento ha riconosciuto legittimo, l’uso di documenti estratti da computer, durante le relative verifiche fiscali. Ribadendo, persino la Guardia di Finanza (nella circolare n. 1 del 2018), che durante le ispezioni è possibile esaminare dispositivi elettronici del contribuente, comprese le app di messaggistica.