ULTIM’ORA, nuova tassa da pagare: “Chi non abita in centro metta mano al portafogli” | Questa regione italiana è la più colpita

Il perché della tassa sulle paludi (Canva) - businesscue.it
Da anni, i cittadini di Napoli e provincia son costretti a pagare una tassa alquanto strana e immotivata. E la domanda è: perché?
Le tasse son una parte fondamentale di ogni sistema economico, sebbene non tutte le imposte siano percepite come realmente giuste o necessarie. In alcuni casi, sembrano infatti più un onere, che un contributo equo per il benessere collettivo.
Essendo considerate ingiuste, poiché colpiscono in modo sproporzionato le persone più vulnerabili. Non a caso, le imposte che penalizzano i redditi bassi, o che non tengono conto delle differenze sociali ed economiche, possono creare davvero disuguaglianze.
In determinati casi, si possono percepire come ingiuste, quelle tasse che favoriscono certi settori o gruppi di interesse. Distorcendo, così, l’equità fiscale, e contribuendo alla creazione di disparità economiche.
Inoltre, vi son tasse che sembrano non avere una destinazione chiara, o utilizzate in modo inefficiente. E quando i cittadini non vedono un ritorno tangibile, o un miglioramento nella qualità dei servizi, la fiducia nelle istituzioni, diminuisce.
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Il Consorzio di Bonifica Paludi
Ogni anno, migliaia di cittadini di Napoli e provincia, son costretti a pagare una tassa al Consorzio di Bonifica Paludi, di Napoli e Volla. I cui importi variano fra i 15 e i 40 euro, con la destinazione di questi fondi, avvolta nel mistero. Il Consorzio in questione è un’istituzione risalente alla fine dell’Ottocento, quando le paludi erano un problema concreto: oggi, la sua attività e gestione suscitano, invece, molti dubbi fra i cittadini.
Il Consorzio fa capo alla Regione Campania, e all’assessorato all’Agricoltura, seppur si tratti di un ente poco visibile e difficile da rintracciare. L’indirizzo ufficiale, Via Porzio 4, corrisponde agli uffici di Ferrovie dello Stato, non essendoci, appunto, traccia del Consorzio. Addirittura, gli stessi uscieri degli uffici regionali, non son nemmeno in grado di fornire indicazioni su dove si trovi l’ente: alimentando così, le preoccupazioni riguardo alla trasparenza della gestione.

Un peso economico sui cittadini
Nel 2021, il Consorzio ha speso oltre 1,8 milioni di euro in stipendi, con più di 650 mila destinati agli oneri sociali. Un importo in crescita, rispetto al 2020, quando i salari erano invece pari a 1,5 milioni. E malgrado le spese elevate, i cittadini continuano a non vedere un ritorno chiaro, in termini di servizi. Poiché già contribuiscono al pagamento dell’ABC, che si occupa della gestione delle acque e dei servizi idrici.
Luigi Musto, consigliere comunale di Napoli, ha dunque sollevato il caso, presentando un’interrogazione alla Regione, mediante cui chiarire come vengono utilizzati questi fondi. Musto ritiene, infatti, che siffatta tassa sia solo un doppione, rispetto ai servizi già forniti dall’ABC. Aggiungendo, inoltre, che la situazione sembra appartenere a un’epoca ormai superata, quando le paludi erano ancora un problema per la città.