AGENZIA DELLE ENTRATE, ho l’arma segreta contro di lei: con il trucco della PROVA non mi può più toccare

Un'arma segreta contro i contribuenti (Canva) - businesscue.it
L’Agenzia delle Entrate, può davvero accedere ai nostri conti correnti, e in caso di dubbi, avviare un accertamento fiscale mirato.
La privacy è un diritto fondamentale, che riguarda molti aspetti della nostra vita, incluso come spendiamo i nostri soldi. In un mondo, infatti, sempre più digitalizzato, le transazioni finanziarie lasciano tracce ovunque, mettendo a rischio la nostra riservatezza.
E ogni acquisto che facciamo, che sia online o in negozio, può esser monitorato da banche, istituzioni finanziarie, o piattaforme di e-commerce. Dati i quali possono, quindi, esser utilizzati per profilare i consumatori, e influenzare le loro scelte.
Anche le app di pagamento e i sistemi di loyalty, raccolgono informazioni sulle nostre abitudini di spesa, creando un quadro dettagliato delle nostre preferenze. E che, se non protetta adeguatamente, siffatta informazione può divenire facilmente accessibile (o sfruttata) senza il nostro consenso.
Per tutelare, quindi, la nostra privacy, è importante esser consapevoli di come i nostri dati vengono raccolti e utilizzati, così da adottare misure di protezione, come strumenti di pagamento anonimi, e l’uso consapevole della tecnologia.
Cosa troverai in questo articolo:
Controlli sul conto corrente
L’Agenzia delle Entrate ha il diritto di eseguire controlli sui conti correnti dei contribuenti, mediante cui verificare la corretta dichiarazione dei redditi, e l’adempimento degli obblighi fiscali. Motivo per cui, ogni anno banche e uffici postali son obbligati a fornire al fisco, informazioni dettagliate sui conti correnti (in base a quanto previsto dall’art. 32, relativo alle disposizioni accertative fiscali). Potere che non necessita di un’autorizzazione giudiziaria, e si avvale del Registro dei Rapporti Finanziari – sottosezione dell’Anagrafe Tributaria.
L’Agenzia delle Entrate ha quindi accesso a una vasta gamma di informazioni bancarie, fra cui saldo del conto, movimenti bancari, investimenti, esistenza di cassette di sicurezza, carte di credito, carte prepagate, e assegni. Accesso previsto dall’art. 51 del T.U. IVA, che può riguardare anche i conti esteri, grazie a convenzioni internazionali le quali consentono lo scambio di dati bancari, fra i Paesi.

Le modalità di accertamento, e la difesa del contribuente
L’Agenzia delle Entrate può insomma avviare un accertamento fiscale, se rileva discrepanze fra reddito dichiarato, e spese sostenute. Sebbene il contribuente, in caso di anomalie, abbia il diritto di difendersi, dimostrando che le spese non derivano da redditi non dichiarati. E per farlo, può utilizzare la “prova contraria”, e fornire la documentazione necessaria per giustificare l’origine dei fondi in questione.
L’evasometro è uno strumento che il fisco utilizza per individuare i contribuenti a rischio appunto di evasione. E analizzando gli indicatori della capacità di spesa, il sistema può identificare situazioni sospette, portando a controlli approfonditi. Ragion per cui, se il contribuente non riesce a giustificare adeguatamente le sue spese, l’Agenzia delle Entrate può quindi emettere un avviso di accertamento, il quale include il pagamento delle imposte, e relative sanzioni.