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Retribuzioni nette: l’Italia fanalino di coda tra le grandi economie europee

Gli stipendi dovrebbero aumentare con il costo della vita, ma in Italia qualcosa è andato storto. Scopri perché i salari italiani sono bassi!

L’aumento degli stipendi si collega alla crescita del costo della vita. Quando i prezzi dei beni e dei servizi salgono, le imprese sono spinte ad adeguare le retribuzioni per mantenere il potere d’acquisto dei lavoratori.

Questo meccanismo di adeguamento permette di compensare l’inflazione, così il reddito rimane in linea con le spese quotidiane. Così si crea un equilibrio dinamico tra salario e spesa familiare. Questo sistema regola la fiducia dei consumatori quotidiani.

Le maggiori spese quotidiane costringono i datori di lavoro a rivedere le retribuzioni per mantenere la competitività e il benessere dei dipendenti. Il mercato del lavoro si adatta a questo mutamento.

Ogni anno vengono rivalutate le retribuzioni per riflettere l’aumento dei costi abitativi e dei servizi. Gli aggiornamenti retributivi aiutano a ridurre il divario tra il potere d’acquisto reale e quello nominale. In Italia qualcosa sarebbe andato storto. Cosa è successo?

Cosa troverai in questo articolo:

Cosa succede in Europa

Nel 2023, nell’Unione europea lo stipendio netto medio si attesta a 27,5 mila euro all’anno a persona. La Svizzera domina con oltre 47 mila, seguita dai Paesi Bassi che superano i 38mila. Altri Paesi come Norvegia, Lussemburgo, Austria e Germania presentano valori interessanti, con quest’ultima che registra quasi 35mila all’anno.

In Francia e Spagna si attestano a 28,5 e 24,5 mila, mostrando un gap marcato rispetto all’Italia dove si guadagna meno e la differenza è evidente. Il salario medio tedesco supera quello italiano del 45%, quello francese del 18% e quello spagnolo del 2%.da cosa dipende questo divario dell’Italia?

Portafoglio con banconote in euro (Canva Foto) – www.managementcue.it

Cosa succede in Italia

Negli ultimi anni, i bonus e le detrazioni si sono accumulati con una tassazione dei redditi da lavoro un po’ complicata. In alcuni casi, un aumento del salario lordo comporta una diminuzione del salario netto. Le modifiche introdotte hanno trascurato le fasce di reddito medio-alto, cioè quelle che superano i 40.000 euro lordi annui, pari a circa 2.100 euro netti mensili. Un lavoratore con un reddito di 50.000 euro si trova a pagare la stessa imposta di un dirigente che guadagna 200.000 euro. Un’anomalia rilevante dell’Irpef italiana è la soglia dello scaglione maggiore, che era fissata a 75.000 euro e poi ridotta a 50.000 euro nel 2021.

Il lavoratore A guadagna 50.000 euro lordi annui, mentre il dirigente B guadagna 200.000 euro lordi annui. Secondo le modifiche recenti, per entrambi il reddito oltre i 50.000 euro viene tassato con l’aliquota massima, fissata al 43%. Per il lavoratore A, se riceve un aumento di 1.000 euro, quell’aumento rientra nel nuovo scaglione e verrà tassato al 43%, cioè pagherà 430 euro di tasse in più. Allo stesso modo, se il dirigente B, già in scaglione massimo, guadagna 1.000 euro in più, anche lui pagherà 430 euro di tasse in più. Un impiego che offre competenze utili può condurre a un aumento salariale nel tempo. In questo contesto, l’Italia appare in grande ritardo rispetto agli standard europei, così penalizza il potenziale dei suoi cittadini e porta molti a cercare opportunità all’estero, per ottenere una vita più dignitosa e gratificante. La notizia arriva da MSN.

Published by
Annarita Faggioni