Addio al re delle case: la storica azienda chiude i battenti per sempre | Saracinesca abbassata per l’ultima volta e famiglie rimaste senza una lira

Lavoro (Pixabay foto)

Lavoro (Pixabay foto) - www,managementcue.it

Una storica azienda chiude definitivamente i battenti, gettando nell’incertezza decine di lavoratori e le loro famiglie.

Di questi tempi, parlare di lavoro sicuro è quasi un’utopia. Troppe aziende stanno chiudendo i battenti, lasciando per strada centinaia di persone che, fino a poco tempo fa, avevano uno stipendio sicuro e un futuro più o meno prevedibile.

Ma non è solo un problema di fabbriche che chiudono o di numeri su un pezzo di carta. Dietro ogni impresa che si arrende ci sono storie di vita reale, di persone che devono reinventarsi, di famiglie che improvvisamente si trovano senza certezze. Le grandi multinazionali, sempre più spesso, prendono decisioni a tavolino senza considerare l’impatto sociale che avranno. E quando si arriva alla chiusura, è ormai troppo tardi per trovare soluzioni.

Per chi lavora in fabbrica da anni, la prospettiva di restare senza occupazione è un vero e proprio incubo. Non è solo la perdita dello stipendio, ma anche la difficoltà di trovare un altro impiego in un mercato dove le opportunità scarseggiano. A peggiorare le cose, c’è il rischio che queste chiusure portino a un effetto domino: meno lavoro significa meno soldi che girano nell’economia locale, e quindi ancora più imprese in difficoltà. Un circolo vizioso che sembra non avere fine.

I sindacati stanno cercando di fare la loro parte, sollecitando un intervento da parte delle istituzioni. Ma, diciamocelo, spesso le risposte tardano ad arrivare, e quando lo fanno sono vaghe e inefficaci. Nel frattempo, le aziende chiudono, i lavoratori protestano e la politica si perde in chiacchiere. E intanto, chi ha mutui da pagare, figli da mantenere e bollette che non aspettano, deve trovare un modo per andare avanti.

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La crisi del settore

Se c’è un settore che sta vivendo un momento davvero nero, è proprio quello metalmeccanico. Tantissimi lavoratori rischiano di perdere il posto, e il peggio è che questo potrebbe essere solo l’inizio. Le imprese, schiacciate da costi di produzione alle stelle e da un mercato sempre più competitivo, spesso vedono come unica via d’uscita i tagli al personale o, peggio ancora, la chiusura definitiva.

I numeri parlano chiaro, ma dietro quei numeri ci sono persone in carne e ossa. Scioperi, manifestazioni, appelli accorati, tutto sembra inutile di fronte a multinazionali che decidono di chiudere senza ascoltare nessuno. La sensazione è che i lavoratori vengano considerati solo dei numeri su un foglio Excel, e non persone con una vita, una casa, una famiglia da mantenere.

Operaio a lavoro (Pixabay foto)
Operaio a lavoro (Pixabay foto) – www,managementcue.it

La chiusura

Una delle ultime vittime di questa crisi è la ex Valli, un nome che in Brianza ha fatto la storia. Fondata nel 1934 da Pasquale Valli, l’azienda era diventata un punto di riferimento nel settore delle maniglie di design, fino a quando, nel 2008, è entrata a far parte del colosso Assa Abloy. Ora, però, il gruppo ha deciso di spegnere definitivamente le luci dello stabilimento di Renate, lasciando 38 lavoratori senza un impiego.

La notizia, riportata pochi mesi fa da tantissimi quotidiani locali e non, ha sollevato un’ondata di polemiche, e anche la politica è entrata in gioco. Alessandro Corbetta, capogruppo della Lega in Regione, ha criticato duramente la decisione della multinazionale, accusandola di aver smantellato un pezzo di storia industriale senza tenere in considerazione le conseguenze.