“Addio auto…”, neanche per viaggiare la usi più: pure per arrivare da Reggio Calabria a Trento ne devi fare a meno | La proposta fa tremare tutti
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Guida dell'automobile con simbolo di stop (Canva foto) - www.managementcue.it
Addio auto a benzina? L’Europa frena sulla transizione elettrica, la nuova proposta trasformerà la mobilità.
Per tanti di noi, l’auto è più di un semplice mezzo di trasporto: è libertà, comodità, indipendenza. La usiamo per andare al lavoro, fare la spesa, partire per un viaggio all’ultimo minuto. Certo, tra traffico, costi alle stelle e restrizioni sempre più rigide, muoversi in macchina non è più così semplice come un tempo. Eppure, resta la scelta più pratica per milioni di persone.
Negli ultimi anni, le cose sono cambiate. Le città hanno iniziato a chiudere il centro alle auto più inquinanti, sono spuntati incentivi per comprare veicoli elettrici e i trasporti pubblici sono diventati sempre più strategici. L’idea è chiara: dire addio alla benzina e puntare tutto sulla mobilità sostenibile. Ma tra il dire e il fare c’è di mezzo una realtà molto più complessa.
Chi oggi vorrebbe passare all’elettrico si scontra con ostacoli concreti: prezzi ancora alti, punti di ricarica non sempre disponibili e tempi di attesa lunghi per fare il pieno di energia. Senza contare che il settore dell’auto dà lavoro a milioni di persone: cambiare tutto di colpo potrebbe mettere in crisi intere economie. Non è solo una questione ambientale, ma anche sociale ed economica.
E poi ci sono gli automobilisti, divisi tra chi vorrebbe un futuro più green e chi, invece, teme di ritrovarsi senza alternative davvero praticabili. Il risultato? La transizione procede, ma a rilento.
Cosa troverai in questo articolo:
Il grande passo indietro della Ue
L’Unione Europea aveva promesso un futuro senza auto a benzina e diesel dal 2035, ma ora sembra ripensarci. Secondo Money, le pressioni delle case automobilistiche e i rischi per l’economia hanno spinto Bruxelles a frenare.
Il problema è evidente: il settore non è pronto. Le case automobilistiche temono di non avere abbastanza tempo per riconvertire la produzione, e senza una rete capillare di ricarica il rischio è che l’Europa resti indietro rispetto a Stati Uniti e Cina. L’industria dell’auto impiega milioni di persone e un cambiamento troppo rapido potrebbe mettere a rischio migliaia di posti di lavoro.
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Il fattore Trump e le nuove tensioni economiche
A complicare la situazione c’è anche lo scenario internazionale. Ora che Donald Trump è tornato alla Casa Bianca, gli Stati Uniti potrebbero imporre nuovi dazi sulle auto europee, colpendo colossi come Volkswagen, Mercedes e Stellantis. Bruxelles sa bene che una mossa del genere potrebbe mettere in ginocchio l’industria automobilistica europea.
Così, tra pressioni economiche e politiche, l’Unione Europea sembra pronta a rivedere le proprie regole. Il divieto del 2035, che sembrava scolpito nella pietra, ora non è più così certo. L’addio ai motori a benzina resta l’obiettivo finale, ma il viaggio per arrivarci potrebbe essere molto più lungo del previsto.