La caduta di Tupperware: cosa ha portato al fallimento del gigante della plastica

Vaschette Tupperware

Cosa ha portato al fallimento del gigante della plastica (canva.com) - www.managementcue.it

Cosa è successo all’azienda che produceva i contenitori di plastica? Ecco cosa è accaduto a questa grandissima realtà.

Nel 1946, un chimico statunitense dal grande spirito innovativo, Earl Silas Tupper, diede vita a un’idea destinata a cambiare per sempre il modo di conservare gli alimenti. La sua azienda, la Tupperware Corporation, nacque con l’intento di creare contenitori leggeri, pratici e durevoli, progettati per mantenere il cibo fresco più a lungo e ridurre gli sprechi domestici.

Il primo vero successo arrivò con la Wonderlier Bowl, una ciotola in polietilene dotata di un coperchio ermetico, ispirato ai sistemi di chiusura delle lattine di vernice. Tuttavia, nonostante la qualità del prodotto, le vendite nei negozi tradizionali stentavano a decollare: i clienti non capivano fino in fondo il valore di quella sigillatura innovativa. Serviva un nuovo approccio per far conoscere Tupperware al grande pubblico.

A cambiare le sorti dell’azienda fu Brownie Wise, una donna visionaria che comprese il potenziale di una strategia di vendita alternativa. Wise inventò i celebri “Tupperware party”, dimostrazioni a domicilio dove le casalinghe potevano vedere con i propri occhi quanto fossero efficaci questi contenitori. Il metodo si rivelò un successo clamoroso, trasformando Tupperware in un fenomeno sociale oltre che commerciale.

Per decenni, il marchio crebbe senza sosta, espandendosi a livello internazionale e diventando un punto di riferimento per la conservazione alimentare. Tuttavia, con il passare degli anni, il mercato è cambiato e il modello basato sulle vendite dirette ha iniziato a mostrare segni di cedimento.

Le difficoltà e la perdita di competitività

Dai primi anni 2000, Tupperware ha faticato a tenere il passo con un settore in continua evoluzione. Quello che un tempo era un modello vincente, si è trasformato in un limite nell’epoca dell’e-commerce e della grande distribuzione. I consumatori, abituati a trovare alternative più economiche sugli scaffali dei supermercati e online, hanno progressivamente abbandonato il brand. Dal 2021, le vendite hanno subito un calo costante, portando l’azienda in una crisi profonda. La situazione è precipitata nel settembre 2024, quando il titolo è stato sospeso a Wall Street, segnale evidente della gravità della situazione finanziaria.

Per evitare il collasso, Tupperware ha avviato la procedura di Chapter 11, uno strumento legale previsto dal sistema statunitense che consente alle aziende in difficoltà di ristrutturare i propri debiti e continuare a operare. Secondo i documenti depositati presso la Corte fallimentare del Delaware, il patrimonio dell’azienda si aggira tra 500 milioni e 1 miliardo di dollari, mentre i debiti risultano molto più elevati, con una forbice stimata tra 1 e 10 miliardi di dollari. I creditori registrati sarebbero tra 50.000 e 100.000. L’obiettivo di questa operazione è quello di guadagnare tempo e ottenere la flessibilità necessaria per riorganizzarsi. L’azienda punta su una trasformazione digitale, con nuove strategie che possano renderla più competitiva in un mercato ormai dominato da e-commerce e retailer fisici.

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La caduta di Tupperware (canva.com) – www.managementcue.it

Quale futuro per Tupperware?

Nonostante la crisi, il marchio conserva ancora una forte identità e riconoscibilità a livello globale. Il piano di rilancio prevede un riposizionamento strategico, puntando su nuovi canali di vendita, collaborazioni con catene di distribuzione e una rinnovata presenza online.

Resta da capire se questi sforzi basteranno a riportare in auge un’azienda che ha fatto la storia della conservazione alimentare, o se il nome Tupperware resterà solo un ricordo legato a un’epoca passata.