Covid-19, la pandemia ha cambiato le nostre abitudini: si esce di meno
Covid-19, quanto ha cambiato davvero le nostre vite? C’è un’abitudine che ne ha risentito tantissimo. Qual è?
Il cambio delle abitudini dopo la pandemia potrebbe sembrare poco evidente. Sono trascorsi pochi anni dalla crisi del Covid-19 e tanti piccoli segnali ci fanno capire che qualcosa dentro è cambiato.
La pandemia ha rimesso in discussione il ruolo di Internet. Se la situazione ha costretto tanti a restare chiusi in casa, oggi si ha maggiore consapevolezza della necessità di doversi staccare dal telefono, di muoversi e di vivere.
Anche il mondo produttivo sta lentamente tornando in sede, ma con alcune modifiche per le aziende puù virtuose. Infatti, c’è chi ha saputo imparare dal contesto per capire quanto è importante garantire un equilibrio tra vita e lavoro.
Le aziende che sono riuscite a inserire pause e giorni festivi nelle loro agende hanno ottenuto molto di più dalla produttività dei dipendenti. Come funziona per le abitudini in casa? Uno studio fa chiarezza ed emerge un dato incredibile. La pandemia ha cambiato un aspetto della vita che pensavamo di esserci ripreso. Cosa dicono gli scienziati?
Cosa troverai in questo articolo:
I cambiamenti delle abitudini legati alla pandemia
La pandemia ha costretto le persone a misure di emergenza, alle quali tanti di noi non erano abituati. Un esempio è la mascherina, eliminata nella maggior parte delle occasioni, ma che ancora qualcuno indossa quando contrae il Covid-19. Infatti, la malattia non è scomparsa, ma oggi è possibile gestirla. Quando la gestione non era possibile – in pandemia – i cittadini sono stati invitati a uscire di casa il meno possibile e a lavarsi le mani di frequente.
Ora c’è chi ha mantenuto alcune sane abitudini, come quella di lavare le mani, e c’è chi ha mantenuto in parte la tendenza a non uscire di casa, come attesta una ricerca da parte dell’Università Clemson con l’Istrituto di studi sui trasporti dell’Università della California di Los Angeles. Quali sono i dati che arrivano da questa ricerca?
I risultati ad anni di distanza
I ricercatori, coordinati dal professor Eric A. Morris, hanno analizzato i dati dell’American Time Use Survey su 34.000 cittadini dai 17 anni in su, raccolti in tre fasi: prima (2019), durante (2021) e dopo la pandemia (2022-2023). Lo studio si è concentrato sul tempo trascorso in casa e fuori casa per 12 attività. Tra il 2019 e il 2021, il tempo medio passato fuori casa si è ridotto di un’ora, cioè è sceso da 5,5 a 4,5 ore giornaliere, mentre nel 2023 è stato recuperato solo un margine di 10 minuti. Rispetto al 2019, l’anno scorso i partecipanti trascorrevano in media 51 minuti in meno fuori casa e 12 minuti in meno negli spostamenti. Questo cambiamento, accelerato dalla pandemia, è legato all’adozione diffusa di soluzioni digitali come lo shopping online e lo smart working, oltre a nuove abitudini come l’allenamento domestico, favorito dall’acquisto di attrezzi sportivi.
Secondo il professor Morris, questa tendenza offre opportunità per ripensare le città. Con meno lavoratori vincolati alle sedi fisiche, gli urbanisti possono investire in cultura, intrattenimento e spazi per il tempo libero, con le città come centri di consumo e non di produzione. La riduzione degli spostamenti porta vantaggi ambientali ed economici, grazie al minor utilizzo di carburante e alla diminuzione delle emissioni di CO2. I ricercatori mettono in guardia contro il rischio di isolamento sociale, un fenomeno che potrebbe intensificarsi, come dimostrano i cosiddetti hikikomori. I risultati di questa ricerca, pubblicata sul Journal of the American Planning Association, sottolineano la necessità di un equilibrio tra tecnologia, pianificazione urbana e benessere sociale in un mondo post-pandemia. La notizia arriva da Fanpage.