Il mercante di ghiaccio, l’ultimo non c’è più: addio ad un’antica professione
Era una professione faticosa e obsoleta, eppure l’ultimo mercante di ghiaccio ha lavorato fino al 2024, senza sosta.
Ci sono alcune cose che ormai diamo per scontato, come avere un pasto caldo ogni giorno o alimenti freschi, pronti per essere cucinati e consumati. Eppure, fino a qualche tempo fa, quando la tecnologia non era all’avanguardia, esistevano lavori che ora sono scomparsi
Qui figurano anche i mercanti di ghiaccio. Come ben sapete, fino a qualche tempo fa non esistevano i congelatori, ed avere del ghiaccio era un lusso che pochi potevano permettersi. Eppure, in un angolo del mondo, c’è stata una persona che ha dedicato la sua vita a scalare montagne per portare il ghiaccio alle persone. Si chiamava Baltazar Ushca, conosciuto come “l’ultimo mercante di ghiaccio del Chimborazo”.
Nonostante la modernità e la diffusione dei frigoriferi, Ushca ha continuato per decenni a salire sulle pendici del vulcano Chimborazo, la montagna più alta dell’Ecuador. Con i suoi asini e una piccozza, affrontava un viaggio incredibile per raccogliere blocchi di ghiaccio naturale e venderli in città.
Questa è una storia che parla di fatica, passione e cultura. Ushca non era solo un lavoratore instancabile; era una sorta di celebrità locale. Documentari, riconoscimenti ufficiali e il rispetto della sua comunità lo hanno reso un simbolo della tradizione andina. Anche dopo la sua morte, avvenuta a ottobre 2024, il suo ricordo rimane vivido e carico di significato per chi lo ha conosciuto.
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Un mestiere fuori dal tempo
Baltazar Ushca non era un uomo comune. Nato nel 1944 nella provincia del Chimborazo, una delle aree più povere dell’Ecuador, ha iniziato a lavorare con il ghiaccio quando aveva appena 15 anni. All’epoca, questo mestiere era ancora diffuso, e lui lo imparò dai suoi genitori e dai fratelli. Con il passare del tempo, però, molti abbandonarono questa attività, considerandola troppo dura e poco remunerativa. Ma Baltazar non si arrese. Il martedì e il sabato, armato di piccozza e accompagnato dai suoi tre asini, iniziava il viaggio verso i ghiacciai del Chimborazo.
Percorreva ore e ore di sentieri, affrontando dislivelli di migliaia di metri. Arrivato a destinazione, estraeva blocchi di ghiaccio pesantissimi, che poi avvolgeva in fasci di erbe per proteggerli dal calore. Era un lavoro massacrante, ma Baltazar credeva fermamente che quel ghiaccio fosse unico: puro, pieno di minerali e, a suo dire, persino benefico per la salute. Guadagnava poco, appena cinque dollari per un blocco da quaranta chili, ma per lui non era solo una questione di soldi. Era una missione, un modo per mantenere viva una tradizione che stava scomparendo.
Un simbolo per un intero paese
Con il passare degli anni, Baltazar Ushca divenne l’ultimo mercante di ghiaccio del Chimborazo. I suoi fratelli e colleghi abbandonarono l’attività, lasciandolo solo a portare avanti una tradizione che risaliva a secoli prima. Questo lo trasformò in una figura iconica, celebrata non solo nella sua comunità ma anche a livello nazionale e internazionale. Nel 2012, il documentario El Último Hielero raccontò la sua storia al mondo, definendolo un “tesoro nazionale”. Nel 2017 gli fu conferito un dottorato honoris causa per il suo contributo alla cultura e alla storia del paese.
Il cambiamento climatico, tuttavia, rese il suo lavoro ancora più difficile. I ghiacciai del Chimborazo si ridussero del 42,5% tra il 1965 e il 2019, costringendolo a salire sempre più in alto per trovare il ghiaccio. Malgrado tutto, Baltazar non si fermò, almeno fino a quando la sua salute glielo permise. Negli ultimi anni, iniziò a lavorare anche come guida turistica e al museo locale, dove raccontava la sua storia ai visitatori. La sua morte, avvenuta per un incidente con uno dei suoi tori, ha lasciato un vuoto enorme nella sua comunità.