“Questo è il mio difetto” e superi il colloquio di lavoro: le aziende vogliono sentire proprio questa parola | I recruiter conoscono il segreto
Una risposta che non ti aspetteresti mai, ma è proprio quella che vogliono sentire ai colloqui di lavoro: lo superi in scioltezza.
Un colloquio di lavoro è uno di quei momenti che ti mette sempre un po’ sotto pressione, non importa quanta esperienza tu abbia. L’idea di trovarsi davanti a qualcuno che giudica ogni tua parola, ogni gesto, può far venire un nodo allo stomaco anche ai più sicuri di sé. Eppure, è un passaggio obbligato, la porta da attraversare per ottenere quel posto che tanto desideri. Prepararsi bene è fondamentale, ma non basta imparare a memoria le risposte: serve qualcosa di più.
Ogni colloquio è diverso, ma ci sono sempre delle tappe che si ripetono. Ti presentano l’azienda, poi tocca a te parlare di te stesso, spiegare cosa hai fatto e magari rispondere a qualche domanda che non ti aspettavi. Sembra facile, ma spesso il rischio è di dire troppo poco o, al contrario, di perdersi in chiacchiere. Il segreto? Riuscire a comunicare in modo chiaro, senza strafare, ma con la giusta dose di sicurezza.
Ma oggi le aziende non guardano solo al curriculum. Certo, le esperienze contano, ma quello che davvero interessa è la tua personalità, il modo in cui affronti i problemi e interagisci con gli altri. Per questo motivo, ci sono domande che sembrano fatte apposta per metterti a disagio.
Alla fine, tutto sta nel conoscerti bene. Capire quali sono i tuoi punti di forza e le aree in cui puoi migliorare, e trovare il modo giusto per raccontarlo. Perché, diciamocelo, nessuno è perfetto, ma saper parlare di sé con trasparenza e senza timori ti dà un grande vantaggio.
Cosa troverai in questo articolo:
Come affrontare le domande più insidiose
Quando sei lì, seduto davanti al recruiter, non conta solo il tuo percorso. Il modo in cui rispondi, ti comporti e gestisci le domande scomode dice molto su di te. Una di quelle che fanno tremare molti candidati è la classica: “Quali sono i tuoi difetti?”. Una domanda insidiosa, perché ammettere di avere punti deboli sembra un azzardo, no?
E invece no. Se gestita bene, questa domanda può diventare una grande opportunità. La chiave sta nel mostrarsi consapevoli e capaci di riflettere su se stessi. Nessuno si aspetta che tu sia impeccabile, anzi, i recruiter apprezzano chi sa ammettere i propri limiti e trasformarli in qualcosa di utile.
Il “difetto” che piace ai recruiter
Ma allora, qual è questa parola che tanto piace a chi assume? Se durante il colloquio ti capita di dire: “Sono un perfezionista”, sappi che stai facendo centro. Questo “difetto”, che a prima vista potrebbe sembrare un problema, nasconde invece molte qualità che le aziende cercano.
Essere perfezionisti significa che curi ogni dettaglio, che hai sempre voglia di fare meglio e non ti accontenti mai. È un modo per dire: “Sì, a volte mi soffermo troppo sui dettagli, ma lo faccio perché voglio che tutto sia fatto nel miglior modo possibile”. Insomma, con questa risposta dimostri non solo che sei onesto, ma anche che hai uno spirito critico e una forte determinazione. E queste, nel mondo del lavoro, sono doti che fanno davvero la differenza.