Trump potrebbe ricorrere all’uso dell’esercito per gestire deportazioni di massa negli Stati Uniti. Ecco cosa sta succedendo.
Il Presidente eletto punta a un’azione drastica contro gli immigrati clandestini con il sostegno del governo federale.L’annuncio arriva in un contesto di forte polarizzazione politica, dove il tema dell’immigrazione continua a essere uno dei più divisivi.
Donald Trump, reduce da una campagna elettorale incentrata sulla sicurezza dei confini e sul controllo dell’immigrazione, ha dichiarato la sua intenzione di dichiarare un’emergenza nazionale per affrontare quella che definisce una “crisi umanitaria“.
Da tempo, l’ex presidente fa leva su una narrazione che associa l’immigrazione clandestina all’insicurezza economica e sociale degli Stati Uniti. Durante la sua campagna, Trump ha promesso di dare priorità alla rimozione dei cosiddetti “criminali stranieri” per ristabilire l’ordine e la sicurezza. Ma l’approccio proposto lascia aperti numerosi interrogativi su impatti sociali, legali ed economici.
Le reazioni alla proposta non si sono fatte attendere. Da un lato, i sostenitori vedono nel piano di Trump una soluzione necessaria per rafforzare la sicurezza nazionale; dall’altro, critici e attivisti per i diritti umani denunciano una strategia che alimenta divisioni e crea un clima di paura, soprattutto tra le comunità ispaniche.
La strategia delineata da Trump poggia su una squadra di alleati noti per la loro linea dura in materia di immigrazione.Uno dei principali architetti del piano è Stephen Miller, già consigliere per le politiche migratorie nella precedente amministrazione, ora nominato vice capo dello staff della Casa Bianca. Miller, fautore di politiche controverse come la separazione delle famiglie al confine, ha promesso un approccio inflessibile per raggiungere gli obiettivi di deportazione.
A completare il team, Tom Homan, ex direttore ad interim dell’Immigration and Customs Enforcement (ICE), avrà un ruolo chiave come “zar di frontiera”, supervisionando le operazioni di deportazione. Inoltre, la governatrice del South Dakota, Kristi Noem, nota per la sua politica migratoria rigida, guiderà il Dipartimento della Sicurezza Interna, rafforzando ulteriormente la direzione intransigente dell’amministrazione.
L’elemento centrale del piano è l’impiego delle forze armate. Secondo le dichiarazioni, Trump prevede di federalizzare la Guardia Nazionale e impiegare truppe per eseguire raid su larga scala, soprattutto in quegli stati governati dai democratici che potrebbero opporsi alla collaborazione.La costruzione di campi di detenzione e altre infrastrutture è un altro tassello del progetto. Si tratta di una logistica complessa e costosa: secondo l’American Immigration Council, il costo annuale per deportare un milione di persone potrebbe superare i 96 miliardi di dollari. Tuttavia, Trump ha respinto le preoccupazioni finanziarie, affermando che la sicurezza nazionale non ha prezzo.
Nonostante le ambizioni di Trump, il piano affronta sfide significative. Gli esperti sottolineano che l’uso dell’esercito per scopi civili potrebbe violare il Posse Comitatus Act, una legge che limita l’impiego delle forze armate per far rispettare leggi interne. Inoltre, la deportazione di massa di milioni di persone richiederebbe un livello di coordinamento e risorse senza precedenti.Le comunità di immigrati vivono un clima di crescente paura. Gruppi per i diritti civili e attivisti denunciano che le retate potrebbero colpire anche cittadini con status legale o residenti permanenti, creando un effetto domino sulle famiglie e sulle economie locali. Secondo un’analisi del Pew Research Center, la maggioranza degli americani è contraria a politiche di deportazione indiscriminata, soprattutto considerando il contributo degli immigrati all’economia nazionale.