Le nuove regole Inps escludono la Naspi per chi si dimette volontariamente e subisce un licenziamento entro un anno.
Dal 10 gennaio 2025 entra in vigore una nuova stretta sull’accesso alla Naspi, l’indennità di disoccupazione erogata dall’INPS. La modifica riguarda i lavoratori che decidono di interrompere il rapporto di lavoro volontariamente entro un anno.
In questi casi non sarà più possibile richiedere il sussidio, anche in presenza di un licenziamento o della cessazione di un contratto a termine. La misura ha il fine ultimo di rafforzare il principio della disoccupazione involontaria come requisito fondamentale per l’accesso alla Naspi.
Ciò esclude ogni eccezione per chi lascia il lavoro di propria iniziativa, salvo casi specifici come le dimissioni per giusta causa o durante il periodo protetto di maternità.
La modifica sarà senza dubbio impattante per i lavoratori precari, stagionali e coloro che frequentemente cambiano lavoro. Questo perché si richiede una maggiore attenzione nella pianificazione della propria carriera lavorativa. L’obiettivo principale è quello di prevenire abusi.
La Naspi è un’indennità che nasce per garantire un sostegno economico ai lavoratori che perdono il lavoro in modo involontario. In passato, era possibile ottenere il sussidio anche dopo un licenziamento o la scadenza di un contratto a termine. Questo anche quando il soggetto aveva lasciato un precedente impiego con dimissioni volontarie, purché il nuovo rapporto di lavoro non durasse più di sei mesi. Con le nuove regole, questa possibilità non c’è più: il sussidio non è più previsto per chi ha interrotto volontariamente il proprio rapporto lavorativo nell’anno precedente alla disoccupazione. Tuttavia, restano alcune eccezioni che permettono di accedere alla Naspi anche in caso di dimissioni volontarie.
La prima riguarda le dimissioni per giusta causa, come il mancato pagamento dello stipendio, molestie sul lavoro o altre gravi violazioni contrattuali da parte del datore di lavoro. Per l’appunto, in questi casi le dimissioni sono equiparate ad un licenziamento involontario. Un’altra eccezione si prevede per le dimissioni durante il periodo protetto di maternità, che si estende fino al primo anno di vita del bambino. Anche in questo caso la legge riconosce il diritto all’indennità in quanto si tiene conto di una maggiore vulnerabilità delle lavoratrici in tale periodo. Dunque, le nuove disposizioni puntano ad una maggiore rigidità. Ciò si ritiene necessario per evitare che i lavoratori facciano abuso delle dimissioni per ottenere il sussidio in situazioni non giustificate. Tutto ciò avrà sicuramente delle ripercussioni su lavoratori precari o stagionali.
Ma cosa deve fare il lavoratore per accedere alla Naspi? Egli deve continuare a rispettare le scadenze attuali. Quindi si presenta la domanda entro 68 giorni dal termine del rapporto di lavoro. Tutto ciò attraverso il portale INPS, l’app INPS mobile, oppure rivolgendosi ad un patronato. Dal 1° marzo 2025, sarà obbligatorio utilizzare la nuova piattaforma digitale dell’INPS per inoltrare tutte le richieste. L’adeguamento normativo introduce una maggiore chiarezza su chi può effettivamente beneficiare della Naspi. Ciononostante, potrebbe complicare la posizione di quei lavoratori che interrompono volontariamente un rapporto e subiscono successivamente un licenziamento non legato a loro colpe.
Per tali categorie diventa fondamentale pianificare con attenzione le scelte lavorative ed evitare dimissioni non motivate. Per l’appunto, queste rischiano di compromettere l’accesso al sussidio. Secondo le comunicazioni INPS, le nuove regole vogliono tutelare il sistema di sicurezza sociale e preservarne l’integrità. In tal senso, offrono supporto solo ai lavoratori che si trovano realmente in difficoltà. Oltre a ciò, questa misura ha un maggiore controllo sull’erogazione dei sussidi per garantire che i benefici siano riservati a chi si trova in condizioni di effettiva necessità.