Pensione di gennaio, oltre al danno la beffa: sul cedolino arriva l’aumento | La cifra è più bassa di quanto pensi
Pensione di gennaio, su alcuni cedolini l’aumento sarà davvero minimo. Cosa sta succedendo e quali sono i calcoli da fare sulla pensione?
La legge di bilancio stabilisce ogni anno le regole per la gestione delle pensioni, incluso l’adeguamento al costo della vita. Questa normativa si aggiorna ogni anno per rispondere alle esigenze di tutti i cittadini.
La legge di bilancio prevede differenze negli aumenti pensionistici, con percentuali di rivalutazione ridotte per pensioni più elevate. Per importi superiori a un certo limite, la rivalutazione può essere solo per una parte. Questo sistema punta a concentrare risorse sulle fasce più deboli.
In alcune manovre finanziarie, il governo introduce eccezioni per specifiche categorie, come i pensionati residenti all’estero o percettori di pensioni assistenziali. Questi meccanismi consentono di modulare gli interventi in base a obiettivi strategici.
Come funziona per quest’anno e cosa troveranno i pensionati nel cedolino di gennaio? Ecco cosa devi sapere ora per proteggere la tua pensione e per difenderti da quello che sta accadendo in queste ore nel bilancio nazionale.
Cosa troverai in questo articolo:
Cosa avviene
Nel 2025, gli aumenti delle pensioni saranno minimi. La rivalutazione prevede un aumento medio di soli 1,8 euro al mese per le pensioni minime, con il cedolino a 616,67 euro grazie a una maggiorazione straordinaria. La scelta del governo di limitare la rivalutazione riflette la necessità di contenere la spesa pubblica.
I pensionati residenti all’estero con assegni superiori al trattamento minimo sono esclusi dalla rivalutazione, salvo alcune eccezioni. Il governo ha giustificato la misura sottolineando che molti di questi pensionati ricevono anche assegni dai Paesi in cui risiedono.
I meccanismi in corso
L’entità ridotta degli aumenti per il 2025 è direttamente legata al tasso di inflazione recuperabile, che è stato fissato allo 0,8%. Rispetto agli anni precedenti, quando gli adeguamenti erano stati più importanti, il 2025 segna un netto ridimensionamento, certificato dal decreto pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale. Anche i percettori di assegni sociali, pensioni di invalidità e le cosiddette pensioni d’oro, superiori a 5.000 euro lordi mensili, sono stati esclusi dalla rivalutazione.
Il costo della vita in aumento, con le pensioni che possono essere insufficienti, rende difficile coprire spese essenziali come alimentazione, bollette e cure mediche. Le rivalutazioni minime o inesistenti non compensano l’inflazione, per disagi a chi vive di pensione. A ciò si aggiunge la solitudine, che colpisce molti anziani privi di una rete familiare o sociale di supporto. La burocrazia rende poi per accedere a benefici o agevolazioni.