Licenziamento, se sei in malattia ti stracciano il contratto: non ti salva nemmeno il certificato | Comincia a rinnovare il CV
Malattia, quanti giorni ti puoi permettere davvero? Ecco cosa dicono le regole sul lavoro e da dove cominciare.
Il licenziamento per giusta causa avviene quando il dipendente commette un comportamento grave tanto che è impossibile continuare del rapporto di lavoro. Esempi comuni includono furto, frode, insubordinazione grave o violazione di norme di sicurezza. Questo tipo di licenziamento non richiede preavviso da parte del datore.
Anche comportamenti che compromettono la fiducia del datore di lavoro possono giustificare il licenziamento per giusta causa. L’assenza ingiustificata prolungata, la falsificazione di documenti aziendali o il danneggiamento intenzionale di beni aziendali rientrano tra i motivi validi.
Il licenziamento per giusta causa deve rispettare una procedura specifica, inclusa una contestazione disciplinare formale. Il lavoratore ha diritto a presentare le giustificazioni prima della decisione definitiva. In caso di disaccordo, il dipendente può ricorrere al giudice del lavoro per contestare la legittimità del provvedimento.
Se sei in malattia, quali sono le indicazioni da seguire per evitare di farti licenziare per giusta causa? Ecco tutto quello che c’è da sapere per trovare una soluzione prima di metterti nei guai.
Cosa troverai in questo articolo:
Come funziona
Quando un dipendente si assenta per malattia, ha diritto a tenere il posto di lavoro per un periodo, noto come “periodo di comporto“. Questo periodo cambia in base ai contratti collettivi e può essere calcolato in giorni consecutivi (comporto secco) o con la somma delle assenze nel tempo (comporto per sommatoria). Superare questa soglia vuol dire farti licenziare.
Il licenziamento per superamento del periodo di comporto non richiede al datore di lavoro di dimostrare una giusta causa o un giustificato motivo. Il semplice superamento del comporto è sufficiente. Il datore è tenuto a fornire un preavviso al dipendente.
Cosa sapere
In alcune situazioni, il periodo di comporto aumenta. Ad esempio, se la malattia è causata da condizioni di lavoro inadeguate imputabili al datore di lavoro, i giorni di assenza potrebbero non essere conteggiati nel comporto. Alcuni contratti collettivi prevedono la possibilità di richiedere un’aspettativa non retribuita al termine del comporto, ma la concessione è dipende dal datore di lavoro.
Un ritardo eccessivo tra il superamento del comporto e la comunicazione del licenziamento potrebbe essere interpretato come una rinuncia al diritto di recesso. Verifica sul tuo contratto di lavoro qual è il tuop periodo di comporto, cioè quante assenze puoi fare. Così non rischierai di essere licenziato e di perdere il posto di lavoro.