Datore di lavoro nei guai, se anche il tuo parla così ti spettano un sacco di soldi | Queste parole sono messe al bando
Datori di lavoro rischiano di dover pagare dei risarcimenti se maltrattano i lavoratori. Quali sono le parole proibite?
Il mobbing è un comportamento ostile e reiterato nei confronti di un lavoratore, messo in atto da colleghi o superiori. Si manifesta con atteggiamenti di esclusione, denigrazione o vessazione, compromette il benessere psicologico e la dignità della persona con l’intento di spingerla a lasciare il posto di lavoro.
Esistono diverse forme di mobbing, tra cui il “mobbing verticale“, perpetrato dai superiori verso i subordinati, e il “mobbing orizzontale“, tra colleghi dello stesso livello. Può essere diretto, attraverso insulti e minacce, o indiretto, con comportamenti subdoli come isolamento o assegnazione di compiti umilianti.
Il mobbing ha gravi ripercussioni sulla salute mentale e fisica della vittima, causa stress, ansia, depressione e, in casi estremi, malattie psicosomatiche. Può portare anche a un calo della produttività e difficoltà economiche, se la vittima decide di lasciare il lavoro per sfuggire alle molestie.
La legge tutela le vittime di mobbing, riconoscendo il diritto a risarcimenti in caso di danni accertati. Come riconoscere i casi di mobbing e quali sono le parole che devono far scattare un campanello di allarme?
Cosa troverai in questo articolo:
Quali sono i motivi per un risarcimento
Il danno psicologico subìto dalla vittima si manifesta con stress cronico, ansia, depressione o disturbi post-traumatici collegati ai comportamenti vessatori. Per ottenere il risarcimento, la vittima deve dimostrare il nesso causale tra le azioni mobbizzanti e le conseguenze psicologiche riportate con perizie mediche e testimonianze.
Il mobbing può causare anche danni economici per la perdita del lavoro o dalla necessità di ridurre l’orario per evitare ulteriori vessazioni. Può compromettere la carriera della vittima. Questi danni devono essere valutati con documentazione che dimostri la riduzione di reddito o il mancato accesso a posizioni migliori. La vittima può richiedere il risarcimento anche per spese mediche o legali sostenute nel tentativo di affrontare gli effetti del mobbing.
Le parole da non dire
La sezione lavoro del Tribunale di Tivoli ha condannato un datore di lavoro al risarcimento dei danni alla dignità personale subiti da un bracciante, vittima di ripetuti insulti durante lo svolgimento delle sue mansioni.
La sentenza evidenzia come il lavoratore fosse costantemente umiliato con offese, anche a sfondo razziale, che gli provocavano crisi di pianto. Il bracciante era costretto a vivere in un alloggio fatiscente insieme ai colleghi, contribuendo a un contesto lavorativo degradante. La notizia arriva da Linkiesta.