Lavoro, porte chiuse ai dipendenti: per voi non c’è più posto | Addio a questa azienda di elettrodomestici colossale
Un gran numero di lavoratori dipendenti licenziati per via della congiuntura economica in un settore trainante. Cosa è successo?
I lavori che offrivano sicurezza on esistono più. Anche chi ha tantissime competenze, qualifiche ed esperienze prima o poi si trova coinvolto in grandi licenziamenti, anche quando si parla di multinazionali affermate che fanno il giro di miliardi.
Il mondo del lavoro ha anche delle limitazioni sugli incentivi. Chi assume oggi una persona vicina all’età della pensione, ma che attende di arrivare alle soglie minime previste, rischia di pagare molto di più rispetto all’assunzione di un giovane under30.
Oltre al fattore età, è molto importante avere una visione d’insieme. Non importa più avere competenze troppo specifiche, ma avere delle abilità flessibili e la mente aperta ai cambiamenti in atto.
L’ultimo caso di grande azienda che licenzia di massa rende bene l’idea di come non ci si può più accontentare di un posto fisso, ma anche chi lavora deve fare sempre i conti con il mercato del lavoro: cosa è successo?
Cosa troverai in questo articolo:
Cosa fare se perdi il lavoro
Il dipendente che si trova in questa situazione non deve perdere un attimo di tempo. Rispetto a chi è autonomo, il dipendente ha diritto alla Naspi, e questo dà tempo sufficiente per reinserirsi nel mondo del lavoro, ma potrebbe non bastare.
Iniziare da subito a capire quali sono le competenze richieste che ancora non hai e cercare di evidenziare i vantaggi per l’azienda di assumerti può darti una possibilità in più. Aggiorna il tuo curriculum, ma amplia anche la tua rete di conoscenze.
Di quale azienda parliamo
L’ultimo caso che riguarda i dipendenti che hanno perso il lavoro da un giorno all’altro arriva da Il Diario del Lavoro. La società di elettrodomestici Beko Europe sta valutando se è il caso di chiudere gli stabilimenti italiani. Il motivo? La domanda di elettrodomestici scende, mentre aumenta la concorrenta dei Paesi fuori dall’Unione Europea, che hanno un costo del lavoro più basso.
Il Governo ha chiesto a Beko di intervenire, anche con una procedura di ridimensionamento del personale, pur di non chiudere gli stabilimenti, mettendo a rischio tutti i posti di lavoro. Anche i sindacati si sono mobilitati per richiedere un piano industriale per fronteggiare l’emergenza. Sul tavolo sono a rischio circa 5.000 dipendenti, senza contare le ricadute per il territorio. Secondo le associazioni per i lavoratori potrebbero esserci ancora spiragli per salvare la produzione in Italia.