Lavoro, in ufficio fai attenzione a chi rivolgi la parola: il licenziamento in tronco arriva di sicuro
Clima teso negli ambienti di lavoro: una nuova direttiva interna rischierebbe di mettere in difficoltà i dipendenti.
Gli ambienti di lavoro sono importanti per il benessere e nella produttività dei dipendenti. Spazi luminosi, ben organizzati e confortevoli favoriscono un clima positivo e aumentano l’efficienza. Molte aziende hanno investito in open space e aree comuni per incoraggiare la collaborazione e ridurre lo stress da isolamento.
L’open space è un’opzione sempre più popolare. Sebbene favorisca l’interazione tra i colleghi, può risultare rumoroso e ridurre la concentrazione. Per ovviare a questi problemi, molte aziende introducono sale riunioni private o spazi riservati in cui i dipendenti possono concentrarsi.
Gli ambienti di lavoro moderni includono elementi pensati per il benessere dei dipendenti, come palestre, aree relax e persino spazi per meditazione. Questi servizi rispondono all’esigenza di equilibrare lavoro e salute mentale, promuovendo pause rigenerative che contribuiscono a migliorare la soddisfazione e il rendimento lavorativo.
Con l’aumento dello smart working, le aziende hanno iniziato a ripensare gli spazi fisici per renderli più flessibili e adeguati alle esigenze di un personale mobile. Gli ambienti di lavoro stanno diventando più dinamici e personalizzabili. Cosa succede quando si fanno delle confidenze sul luogo di lavoro?
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Il caso in Cassazione
L’utilizzo dei social network come strumento di controllo dei dipendenti solleva questioni complesse riguardo alla privacy e ai limiti del potere dei datori di lavoro. La Sentenza n. 10955 della Corte di Cassazione del 27 maggio 2015 ha affrontato proprio questo tema, stabilendo che un licenziamento basato su prove raccolte tramite un profilo fake creato su Facebook può essere legittimo.
Il responsabile delle risorse umane creò e utilizzò il profilo per avviare conversazioni con il dipendente durante l’orario di lavoro, che confermarono i sospetti della società su un uso improprio del tempo lavorativo. Il lavoratore impugnò il licenziamento, portando il caso fino alla Corte di Cassazione.
Cosa ha stabilito la Corte
La Cassazione ha dato ragione all’azienda. La Corte ha precisato che il controllo con il profilo falso costituisce un controllo difensivo che serve a verificare un comportamento illecito. La giurisprudenza ammette controlli a patto che servano a proteggere l’integrità aziendale e a prevenire comportamenti dannosi.
La Corte ha ritenuto che il controllo non fosse invasivo, poiché il dipendente ha scelto di interagire in orario lavorativo. Così si può permettere anche la geolocalizzazione delle sue attività. L’uso delle tecnologie digitali ha confermato la condotta scorretta del lavoratore.