Smartworking, non si torna più indietro: i vantaggi sono decisivi | I numeri in Italia parlano chiarissimo

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Smartworking (Pixabay Foto) - www.managementcue.it

Lo smartworking è ormai una realtà consolidata nel panorama lavorativo italiano: i numeri sono in crescita e non si torna indietro. 

Ed eccoci qui, a parlare di lavoro da remoto come una realtà che non sembra volerci più abbandonare. Anzi, per molti è diventata una sorta di conquista. Chi rinuncerebbe mai alla comodità di lavorare in tuta e pantofole?

Oltre alla comodità, c’è anche una questione di mentalità che si è evoluta. Le aziende, soprattutto quelle grandi, hanno capito che la flessibilità è un valore aggiunto e non un difetto. Non è più solo questione di essere presenti dietro una scrivania.

Ci sono però alcune difficoltà. Le piccole imprese, ad esempio, arrancano un po’. Non tutti possono permettersi una trasformazione completa, e in molti casi c’è una cultura aziendale che rimane ancorata al passato.

Insomma, siamo di fronte a un momento di transizione. Il dibattito è aperto: serve davvero il ritorno in ufficio? Oppure stiamo solo cercando di far rivivere un sistema che non è più al passo con i tempi? Molti sono scettici, ma è difficile ignorare le storie di chi, lavorando da remoto, ha ritrovato equilibrio e persino aumentato la propria produttività.

Cosa ci aspetta nei prossimi anni?

Guardando avanti, le previsioni sullo smart working in Italia sembrano puntare su una crescita costante. Secondo l’Osservatorio Smart Working del Politecnico di Milano, il numero di persone che lavoreranno da remoto aumenterà nei prossimi anni, fino a coinvolgere circa 3,7 milioni di persone. Un bel salto in avanti rispetto a come si lavorava prima, no? E a fare da apripista sono, senza sorprese, le grandi aziende, sempre più orientate verso modelli flessibili che abbracciano nuovi modi di gestire il lavoro.

Ma non finisce qui. I lavoratori stessi stanno cambiando prospettiva: oggi, tornare in ufficio a tempo pieno è visto quasi come una sorta di “passo indietro”. Secondo alcune ricerche, la maggior parte delle persone preferirebbe cambiare lavoro piuttosto che rinunciare allo smart working.

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Lavoro da casa con tutti gli strumenti (Pixabay Foto) – www.managementcue.it

I rischi del ritorno al vecchio modello

Il vero punto critico, però, è cosa succede se le aziende decidono di tornare al vecchio modello. Molti lavoratori hanno già fatto sapere chiaramente di non voler rinunciare al loro “diritto” di lavorare in modo flessibile. Alcuni studi, come quello di Hays Italia, rivelano che solo una piccola percentuale accetterebbe di tornare al lavoro in presenza. Per tutti gli altri, sarebbe meglio cercare altrove, pur di non perdere i benefici conquistati.

Insomma, le imprese devono fare i conti con una realtà che sta cambiando in fretta. Non si tratta solo di attirare nuovi talenti, ma anche di non perdere quelli già presenti. La flessibilità è ormai il cuore pulsante di un nuovo modo di intendere il lavoro. E le aziende, che lo vogliano o meno, devono essere pronte a muoversi in questa direzione. Un cambiamento che non è solo necessario, ma inevitabile.