LinkedIn sotto attacco, il tuo profilo è sotto controllo: cancellati subito | Ti hanno ingannato alla grande

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LinkedIn (Depositphotos foto) - www.managementcue.it

Attenzione: LinkedIn nel mirino di attacchi, il tuo profilo potrebbe essere a rischio! Ecco perché molti scelgono di cancellarsi.

Oggi usare i social network è quasi automatico: accedi, scorri, commenti. Con piattaforme come LinkedIn, poi, trovi pure nuove opportunità di lavoro e contatti utili per la carriera. Però, a pensarci bene, quanti di noi sanno davvero cosa succede ai nostri dati personali? Ogni volta che aggiungiamo informazioni o interagiamo, le piattaforme raccolgono tantissimo su di noi. E la cosa curiosa è che ci fidiamo, lasciamo fare senza preoccuparci troppo.

Quello che non ci rendiamo conto è che ogni post, esperienza lavorativa o competenza inserita non serve solo a migliorare il nostro profilo. Questi dati sono oro per le aziende: possono capire chi siamo, cosa ci interessa e bombardarci di pubblicità su misura. E magari tutto questo è anche legale, ma spesso non ci spiegano con chiarezza come funzionano queste cose e a cosa stiamo dicendo sì.

In Europa, la faccenda della privacy è diventata davvero seria, specialmente dopo l’introduzione del GDPR. Questa legge dovrebbe tutelare i nostri diritti digitali, obbligando le aziende a trattare i nostri dati con rispetto. In teoria, non possono usare le nostre informazioni senza prima chiederci il permesso. Eppure, nonostante le norme, non è raro che certi colossi del web non rispettino proprio alla lettera le regole.

A volte, il problema è tutto nelle informazioni poco chiare: quante volte ci capita di accettare termini lunghi e noiosi, scritti in un linguaggio super tecnico? Finisce che clicchiamo “accetta” senza leggere, e così facciamo il gioco delle aziende. Per fortuna, le autorità per la privacy cercano di intervenire e assicurarsi che le piattaforme rispettino davvero le regole.

Come funzionano le multe per chi non rispetta la privacy

Quando un’azienda sgarra con la privacy, rischia multe salate. E sono proprio queste sanzioni, spesso milionarie, a spingere le aziende a rispettare le regole. Se non adottano tutte le misure per proteggere i nostri dati o giocano sporco con la trasparenza, le autorità europee sono pronte a intervenire con multe pensate per fare “male”, economicamente parlando.

Negli ultimi anni, l’Unione Europea ha imposto multe da capogiro a tante aziende tech. Le ragioni? Mancata sicurezza, uso scorretto dei dati, o poca chiarezza. Per nomi famosi come Meta o LinkedIn, queste multe possono facilmente superare i cento milioni di euro, e servono a dare un segnale: la privacy non è un gioco.

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Privacy (Depositphotos foto) – www.managementcue.it

LinkedIn e la multa da 310 milioni di euro

Di recente, LinkedIn è stato multato con una cifra mostruosa: 310 milioni di euro inflitti dalla Commissione irlandese per la protezione dei dati. La motivazione? Pare che non abbia spiegato chiaramente agli utenti come usava i loro dati per pubblicità e analisi, violando così il GDPR.

LinkedIn, oltre a pagare, è stato anche richiamato ufficialmente e dovrà cambiare alcune pratiche per allinearsi alle normative europee. Questo episodio ci fa riflettere su quanto sia importante per tutti noi fare attenzione alla gestione dei nostri dati online e conoscere i nostri diritti quando si tratta di privacy.