Lavoro, se ti fanno firmare questo foglio fermati subito: ti vogliono incastrare | In un attimo perdi tutto

persone che lavorano

Lavoro (Depositphotos FOTO) - www.managementcue.it

Attenzione ai documenti che firmi sul lavoro: potrebbero nascondere clausole che compromettono i tuoi diritti.

Le truffe lavorative possono assumere forme diverse, dalle promesse di contratti vantaggiosi a documenti che nascondono insidie legali. Spesso, lavoratori ignari si trovano a firmare accordi che, invece di tutelare i loro diritti, li mettono in situazioni svantaggiose, con la possibilità di perdere salario, benefici o persino il posto di lavoro.

Un tipico segnale d’allarme è la pressione a firmare in fretta contratti o documenti senza fornire il tempo necessario per la lettura approfondita. 

Per difendersi da queste truffe, è essenziale leggere attentamente ogni documento e, se possibile, farsi assistere da un consulente legale o un sindacato. 

E’ importante mantenere una mentalità vigile e non avere paura di fare domande. Chiedere chiarimenti e prendersi il tempo necessario per valutare ogni passo può fare la differenza tra un rapporto e una truffa ben orchestrata.

La pratica delle dimissioni le prime misure di contrasto

Le dimissioni in bianco sono una pratica illegittima che consiste nel far firmare preventivamente le dimissioni a un lavoratore, spesso nel momento dell’assunzione, quando la sua posizione è più vulnerabile. Questo sistema, utilizzato soprattutto contro le lavoratrici donne, consente ai datori di lavoro di sfruttare il documento firmato in caso di gravidanza o altri eventi che potrebbero compromettere la continuità lavorativa del dipendente. Questa pratica, sebbene formalmente illegale, è stata difficile da contrastare in passato per via dell’onere probatorio ricadente sui lavoratori.

Per affrontare il problema, la Legge 188 del 2007 aveva introdotto una procedura che obbligava i lavoratori a utilizzare moduli ufficiali per rassegnare le dimissioni, rendendo nulle quelle non convalidate con tali moduli. La misura si applicava a tutte le tipologie di contratti subordinati e parasubordinati, pubblici e privati, con lo scopo di garantire una maggiore tutela ai lavoratori. Tuttavia, nonostante l’intento, le difficoltà burocratiche legate alla gestione di questa normativa hanno portato alla sua abrogazione nel 2008, lasciando il fenomeno delle dimissioni in bianco ancora irrisolto.

La firma di un documento (Pixabay)
La firma di un documento (Pixabay FOTO) – www.managementcue.it

Norme successive e tutela delle lavoratrici

Dopo l’abrogazione della Legge 188/2007, altre norme sono rimaste in vigore per proteggere le lavoratrici, in particolare durante la gravidanza e il primo anno di vita del bambino. Gli articoli 54, 55 e 56 del Decreto Legislativo 151/2001, insieme all’articolo 35 del Codice delle pari opportunità (D.Lgs. 198/2006), continuano a garantire il diritto delle lavoratrici a non essere licenziate durante la gravidanza e fino al compimento di un anno del bambino, estendendo queste tutele anche ai padri e ai casi di adozione o affidamento.

Un ulteriore passo avanti è stato fatto nel 2012, con l’approvazione della Legge 92, che ha esteso l’obbligo di convalida delle dimissioni ai primi tre anni di vita del bambino o di accoglienza del minore adottato. Questo rafforzamento normativo ha incluso anche nuove modalità di convalida, rendendo più difficile per i datori di lavoro abusare della pratica delle dimissioni in bianco. In caso di mancata convalida delle dimissioni, infatti, il rapporto di lavoro rimane in essere, e le eventuali dimissioni non convalidate vengono considerate inefficaci.