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Albania, come sono e come funzionano i centri migranti a Shengjin e Gjader

La costruzione di centri per migranti in Albania, pensati per alleggerire la pressione migratoria sull’Italia, si è conclusa cinque mesi dopo la scadenza inizialmente prevista. Il progetto, che mira a gestire i migranti salvati in mare dalle autorità italiane, ha incontrato numerosi ostacoli durante la fase di realizzazione, rallentando l’avvio delle strutture. I lavori, che dovevano concludersi entro il 20 maggio, hanno subito diversi ritardi a causa di problemi logistici e infrastrutturali.

Secondo i promotori, questa iniziativa fa parte di una strategia congiunta tra i governi di Roma e Tirana per migliorare la gestione dei flussi migratori e accelerare le procedure di asilo per coloro che non soddisfano i requisiti per ottenere lo status di rifugiato. L’Albania, che non ha contribuito economicamente alla costruzione dei centri, ospiterà questi migranti nelle strutture predisposte e finanziate dal governo italiano.

Giorgia Meloni e Ursula Von Der Leyen (Depositphotos FOTO)-www.managementcue.it

Albania, il ruolo delle nuove strutture

La prima delle tre strutture principali si trova a Shengjin, una località balneare a nord della capitale Tirana, che fungerà da hotspot per lo sbarco e l’identificazione dei migranti. A Gjader, invece, è stato realizzato un centro di prima accoglienza, con una capienza di 880 posti, destinato ai richiedenti asilo, oltre a un Centro di permanenza e rimpatrio (CPR) da 144 posti. Quest’ultima struttura servirà per trattenere quei migranti che non hanno diritto alla protezione internazionale e che sono destinati al rimpatrio nei loro paesi di origine.

Inoltre, nelle vicinanze di Gjader è stato allestito un piccolo carcere con una capacità massima di 20 posti, dove saranno custoditi quei migranti sottoposti a misure cautelari, nel caso in cui si verifichino episodi di violenza o altre situazioni che richiedano interventi di natura legale. Le autorità italiane, che gestiranno direttamente queste strutture, hanno anche garantito l’installazione di sistemi di sorveglianza all’avanguardia e il potenziamento delle infrastrutture locali, come le reti idriche, elettriche e stradali.

Tuttavia, nonostante la conclusione dei lavori, alcune criticità tecniche permangono. Secondo il sindacato della polizia penitenziaria Uilpa, infatti, nelle strutture mancherebbe ancora la connessione all’acqua potabile, all’elettricità e ai sistemi di comunicazione, elementi essenziali per il corretto funzionamento dei centri. Le autorità italiane, intanto, stanno cercando di risolvere queste problematiche prima dell’arrivo dei primi gruppi di migranti.

Le procedure per i migranti e le prospettive future

I migranti che verranno trasferiti in Albania saranno soccorsi principalmente in acque internazionali dalla Guardia Costiera, dalla Guardia di Finanza o dalla Marina Militare italiana. Le operazioni di soccorso, strettamente monitorate dall’UNHCR, prevedono che le donne, i bambini e i gruppi vulnerabili vengano sbarcati direttamente in Italia, mentre gli uomini adulti provenienti da paesi considerati “sicuri” saranno trasferiti nei centri albanesi.

Tuttavia, questa distinzione tra “paesi sicuri” e non sicuri ha suscitato dibattiti legali, soprattutto dopo una recente sentenza della Corte di Giustizia dell’Unione Europea. La Corte ha stabilito che un paese non può essere considerato sicuro solo per determinate categorie di persone, ma deve esserlo per l’intera popolazione. Questo crea incertezze sulle procedure italiane, che attualmente identificano come sicuri paesi come la Tunisia, l’Egitto e il Bangladesh, con eccezioni per alcune categorie come le persone LGBTQI+ o i dissidenti politici.

Gommone di immigrati (Depositphotos FOTO)-www.managementcue.it

In ogni caso, il decreto “Cutro”, entrato in vigore nel maggio 2023, prevede una procedura accelerata per l’esame delle domande di asilo presentate da migranti provenienti da paesi sicuri. Le domande dovrebbero essere esaminate entro 28 giorni, con un processo rapido che riduce i tempi di permanenza nei centri di accoglienza e facilita il rimpatrio di coloro che non hanno diritto alla protezione internazionale. L’efficienza del sistema di rimpatrio, tuttavia, è stata messa in discussione più volte, come dimostrato dagli ultimi avvenimenti.

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Published by
Maria Francesca Malinconico