Tunisia, Kais Saied riconfermato Presidente con l’89,2% dei voti, ma la partecipazione è ai minimi storici

Kais Saied

Kais Saied (Twitter) www.managementcue.it

In una tornata elettorale contraddistinta da un’affluenza estremamente bassa, il presidente uscente della Tunisia, Kais Saied, è stato riconfermato con un secondo mandato di cinque anni, ottenendo un impressionante 89,2% dei voti. Tuttavia, dietro questa schiacciante vittoria si cela un contesto politico complesso, caratterizzato dalla repressione degli oppositori politici, dall’assenza di un vero pluralismo e da un elettorato sempre più disilluso.

Tunisia, dalla vittoria del 2019 al controllo autoritario del 2024

Kais Saied, un ex professore di diritto costituzionale, era emerso come un outsider politico durante le elezioni presidenziali del 2019. All’epoca, la sua vittoria al secondo turno con il 73% dei voti, contro ben 26 candidati, venne interpretata come il segnale di una svolta nella politica tunisina. Molti cittadini lo vedevano come una figura incontaminata dalla corruzione dilagante e dai partiti tradizionali, capaci di portare avanti il cambiamento richiesto dalla Rivoluzione dei Gelsomini del 2011.

Tuttavia, il panorama politico del 2024 è radicalmente diverso. A differenza del 2019, quest’anno i cittadini tunisini si sono trovati di fronte solo tre candidati, dopo che nei mesi precedenti alle elezioni Saied ha ordinato l’arresto di molti dei suoi principali avversari politici. Tra questi, diverse figure di spicco dell’opposizione, accusate di complotti e corruzione, sono state incarcerate o messe a tacere attraverso altre misure legali e amministrative. Saied ha giustificato queste azioni come necessarie per preservare la stabilità e la sovranità della nazione, ma molti osservatori internazionali e gruppi per i diritti umani hanno denunciato queste misure come un attacco alla democrazia tunisina e alla libertà di espressione.

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Elezioni (Depositphotos) www.managementcue.it

Affluenza in caduta libera: disillusione o boicottaggio?

L’affluenza alle urne è stata di appena il 27,7%, una cifra che evidenzia il crescente malcontento tra la popolazione tunisina. Questo dato segna una delle partecipazioni elettorali più basse nella storia recente del Paese e solleva interrogativi sulla legittimità del mandato di Saied. Nonostante l’altissimo consenso espresso dai voti validi, il numero di cittadini che hanno effettivamente partecipato al processo elettorale è diminuito drasticamente rispetto al 2019. Le ragioni dietro questa bassa affluenza sono molteplici. Da un lato, alcuni tunisini hanno scelto di boicottare apertamente le elezioni in segno di protesta contro le politiche repressive di Saied. Dall’altro, molti cittadini sembrano disillusi dal sistema politico in generale, incapaci di vedere una reale alternativa o speranza di cambiamento. La mancanza di candidati forti e la repressione dell’opposizione hanno contribuito a creare un clima di apatia politica.

Tunisia,un futuro incerto per la democrazia tunisina

Le elezioni del 2024 rappresentano un punto critico per la democrazia tunisina. La Tunisia, spesso citata come l’unico caso di successo della Primavera Araba, si trova ora ad affrontare sfide profonde. Dopo aver sospeso il parlamento nel 2021 e aver assunto pieni poteri, Saied ha riformato la costituzione, consolidando ulteriormente il suo controllo sul Paese. Queste mosse hanno portato a una concentrazione del potere nelle mani dell’esecutivo, suscitando timori di un ritorno all’autoritarismo.

A livello economico, la Tunisia sta affrontando una grave crisi, con alti livelli di disoccupazione, inflazione crescente e un debito pubblico in aumento. La popolazione, già colpita dalla pandemia di COVID-19 e dalle conseguenze della guerra in Ucraina, sta vivendo un momento di forte incertezza e frustrazione. Saied si è presentato come un leader deciso a risolvere i problemi del Paese, ma molti criticano la sua incapacità di mettere in atto riforme economiche significative o di promuovere un dialogo inclusivo con le forze politiche e sociali. Le sue politiche populiste e il suo approccio centralizzatore hanno portato a una polarizzazione crescente, con ampie fasce della popolazione che lo considerano un presidente autocratico.

Il secondo mandato di Kais Saied inizia in un clima di profonda incertezza, sia sul fronte interno che internazionale. Mentre molti si chiedono se il Paese riuscirà a mantenere il suo fragile percorso democratico, è chiaro che le sfide economiche, sociali e politiche che la Tunisia dovrà affrontare nei prossimi anni saranno decisive per il futuro della nazione. La concentrazione del potere nelle mani del presidente e la repressione delle voci critiche rappresentano una minaccia per le conquiste democratiche degli ultimi dieci anni, ma la storia recente della Tunisia dimostra che il popolo è capace di mobilitarsi per difendere la sua libertà.

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