La città dei Sassi cerca una nuova regione: un referendum deciderà se Matera diventerà una città pugliese.
Matera, conosciuta in tutto il mondo per i suoi iconici Sassi, è una delle città più antiche d’Italia, con una storia che si intreccia profondamente con il territorio circostante. Situata nell’attuale regione Basilicata, Matera ha vissuto nel corso dei secoli periodi di grande splendore e di crisi, ma oggi rappresenta uno dei simboli del riscatto del Sud Italia.
La Basilicata, regione di cui Matera è uno dei capoluoghi, è nata ufficialmente nel 1947, ma le sue radici storiche sono molto più antiche. Prima di diventare una regione, la Basilicata, anticamente nota come Lucania, faceva parte di un vasto territorio che comprendeva anche aree dell’attuale Calabria e Puglia. La sua costituzione in una regione separata è stata il frutto di riforme amministrative nel dopoguerra, volte a dare una nuova identità a una zona tradizionalmente periferica rispetto ai principali centri economici del Paese. Matera, pur essendo profondamente legata al suo territorio, ha sempre mantenuto una forte identità culturale e storica, diventando Patrimonio dell’Umanità UNESCO nel 1993 e Capitale Europea della Cultura nel 2019.
A distanza di qualche mese, l’idea di far passare Matera dalla Basilicata alla Puglia torna a far discutere. Gli ex senatori Corrado Danzi e Tito Di Maggio, fondatori dell’associazione “Matera Terra d’Otranto”, hanno presentato una formale richiesta per l’indizione di un referendum. L’obiettivo è permettere ai cittadini materani di esprimersi su una possibile separazione dalla regione Basilicata e l’annessione alla Puglia. La proposta, corredata da 64 firme, è stata depositata nella Segreteria del Comune di Matera insieme a un quesito chiaro: “Volete che il territorio del Comune di Matera sia separato dalla regione Basilicata per entrare a far parte della regione Puglia?”.
Il percorso ora passa al Consiglio comunale, che ha quindici giorni per decidere sull’ammissibilità del quesito. Successivamente, i promotori avranno sessanta giorni per raccogliere le firme necessarie. Se tutto procederà secondo i termini previsti, il referendum potrebbe essere indetto nei 120 giorni successivi.
Danzi e Di Maggio spiegano che questa iniziativa rappresenta un passo necessario per dare voce ai cittadini di Matera, che da tempo lamentano una gestione regionale sbilanciata a favore di Potenza. Secondo i promotori, la disparità di trattamento è evidente in diversi ambiti: dalla crisi della sanità materana alla mancanza di infrastrutture, fino alla gestione di enti come l’Apt e la Lucana Film Commission.
La percezione di uno “strapotere” da parte di Potenza è una delle principali ragioni che spinge Matera a guardare verso la Puglia. Matera, pur essendo un capoluogo, si sente penalizzata rispetto al capoluogo potentino e chiede un maggiore equilibrio nella gestione delle risorse e delle decisioni strategiche.
Quella di Danzi e Di Maggio non è solo una richiesta amministrativa, ma una provocazione politica che punta a innescare un cambiamento più ampio. Secondo i promotori, il malessere di Matera è solo una parte di un problema regionale più grande, che potrebbe condurre alla decomposizione dell’attuale sistema. In questo senso, si fa riferimento alla possibilità di ridurre il numero delle regioni italiane, un concetto che si riallaccia all’idea delle macroregioni proposta dalla Fondazione Agnelli.
I promotori vedono Matera come un apripista per questo progetto: una riorganizzazione delle regioni che potrebbe razionalizzare la spesa pubblica senza gravare ulteriormente sui cittadini. Danzi e Di Maggio ritengono che un’Italia con meno regioni sarebbe più efficiente e in grado di rispondere meglio alle esigenze delle comunità locali.