Smartworking, guadagna lavorando dove e quando vuoi: la P.IVA non serve più | Candidati subito

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Postazione per lo smart working con doppio schermo (Picxabay Foto) - www.managementcue.it

La partita Iva non è sempre necessaria quando si lavora in smartworking. Come funziona caso per caso per i guadagni.

Il mondo del lavoro cambia ed è in continua evoluzione. Se nei decenni passati chi aveva un lavoro poteva contare su uno stipendio fisso e su un contratto regolamentato, oggi la situazione del mercato del lavoro si è modificata in toto.

Sono sempre più richieste nuove professioni, che richiedono titoli di studio, corsi di aggiornamento e una complessa rete di competenze, mentre il mercato del lavoro è diventato più flessibile, con soluzioni a tempo determinato, a chiamata o da autonomi.

La pandemia ha messo sul piatto anche due nuove diverse modalità di lavoro, presenti anche prima ma ora più note: lo smart working e la professione da freelance da remoto. Quando serve la partita Iva?

Alcuni lavori dipendenti possono prevedere lo smartworking con un contratto a tempo indeterminato o determinato. In questi casi si è dipendenti, ma non si è in ufficio. I contratti sono da lavoratore dipendente, così non serve la partita Iva. Quali sono le altre casistiche?

Dove non è necessario aprire la partita Iva per lo smartworking

La partita Iva nello smartworking non si applica quando il reddito è inferiore a 5.000 euro all’anno. In generale la partita Iva non è necessaria quando l’attività è occasionale e/o con piattaforme. Vendere delle foto o dare ripetizioni, o ancora andare su YouTube senza un reddito superiore ai 5.000 euro all’anno consente di inserire quanto si ottiene tra gli altri redditi.

Se, invece, l’attività comporta più dei 5.000 euro all’anno, oppure prevede il pagamento dell’Iva, come nel caso di vendita, allora si può pensare di aprire la partita Iva con il codice ATECO di riferimento. I lavori che non hanno bisogno di partita Iva sono: dare ripetizioni, mettere in affitto la casa online per poco tempo, iniziare un investimento o rispondere a sondaggi retribuiti.

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Donna che lavora dal divano (Pixabay Foto) – www.managementcue.it

I casi dove serve la partita Iva

La partita Iva in smartworking serve per le attività continuative. Consulenze, canali social o streaming che iniziano a guadagnare, vendere corsi o abiti, o ancora gestire un e-commerce comporta l’apertura di una partita Iva con codice ATECo specifici.

Per avere un riferimento generale, è importante sapere che tutto ciò che porta a una vendita o a una consulenza comporta l’uso della partita Iva con il codice ATECo di riferimento. Per ottenere il codice giusto, ci si può rivolgere a un commercialista abilitato.