India: per il G20 si chiamerà “Repubblica di Bharat”

Il Paese più popoloso al mondo, conosciuto da sempre con il nome di India, durante il G20 si chiamerà “Repubblica di Bharat”. È questa la notizia che si sta diffondendo nelle ultime ore. Da quando cioè, il ministro dell’istruzione federale, Dharmendra Pradhannome, ha pubblicato la foto dell’invito alla cena ufficiale di apertura dei lavori del G20. Sul cartoncino dell’invito, infatti, accanto al nome della presidente Droupadi Murmu, si legge chiaramente “Bharat”. Ma qual è il significato di “Bharat”?

India: la storia dietro il termine “Bharat”

L’India è un continente multietnico ed infatti sono circa 22 le lingue ufficiali e circa 1600 i dialetti. Le diatribe tra le varie comunità sono alla base del dibattito politico odierno ed il tema dell’identità culturale e quindi del nome, sembra essere sempre più decisivo. Bharat è una denominazione che nel parlato quotidiano è molto usata ed ha derivazione indu. Secondo i testi sacri dell’induismo, i Purana, Bharata era il nome di una tribù indoaria che discendeva proprio dal personaggio mitologico da cui prende il nome. Anche se, in realtà la tribù è più antica del personaggio e quindi, molto probabilmente, sarebbe più veritiero il contrario.  

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Privilegiare il nome “Bharat” per l’invito al G20 potrebbe sancire una superiorità di questa cultura a discapito di tutte le altre componenti etniche e religiose.

Cosa significa “India”?

Il termine “India” è antico tanto quanto quello di “Bharat”. Deriva infatti dal fiume Indu, che passando attraverso il greco, il latino e poi l’inglese è diventato “India”. Nonostante abbia una grossa tradizione alle spalle, il termine India spesso ricorda la passata dominazione inglese. All’epoca, l’impero britannico si riferiva con il termine “India” a tutto il territorio comprendendo quindi anche quello che oggi è il Pakistan, il Bangladesh, il Nepal e il Myanmar.

Ma non tutti sanno che, esiste un terzo modo per chiamare l’intero paese ed è Hindūstan. Questo termine però non ha ricevuto l’approvazione ufficiale dell’Assemblea costituente in quanto non abbastanza rappresentativo della multietnicità del Paese.

India: quali sono le implicazioni

Dunque, ricapitolando. La presidente indiana Droupadi Murmu si è vista recapitare l’invito per la cena di apertura lavori del G20. E fin qui nulla quaestio se non fosse che, sul cartellino, si legge chiaramente “Presidente di Bharat” e non “Presidente dell’India”. Ad oggi non sono ancora chiare le eventuali implicazioni politiche di questo gesto ma sembrerebbe in linea con le idee del partito nazionalista e conservatore del presidente Modi. Quest’ultimo infatti vorrebbe portare il Paese verso l’unificazione culturale a favore della maggioranza Indu che effettivamente rappresenta circa l’80% a discapito però delle altre etnie minori quali i musulmani e i sikin.

L’opposizione non sarebbe d’accordo. Infatti il deputato Shashi Tharoor commenta la vicenda in questo modo:

Sebbene non vi sia alcuna obiezione costituzionale a chiamare l’India ‘Bharat’, che è uno dei due nomi ufficiali del Paese, spero che il governo non sia così sciocco da rinunciare completamente a ‘India’, che ha un valore incalcolabile in quanto marchio costruito nel corso dei secoli.

Secondo l’opposizione, le riforme nazionalistiche del governo Modi starebbero cancellando il passato coloniale del Paese compromettendo la sua multietnicità.

Ad oggi la questione è ancora aperta e l’India si chiama ancora India. Del suo nome in futuro però, a quanto pare, non vi è certezza!

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