Attualità

Greta Thunberg asfalta Andrew Tate: “Fatti una vita…e ricicla i cartoni della pizza”

Greta Thunberg non le manda certo a dire, soprattutto quando si tratta di rispondere a chi si vanta di inquinare l’ambiente. Da qualche giorno è balzato alla cronaca il suo battibecco con Andrew Tate, ex kickboxer ed ora influencer di estrema destra. Ebbene sì, durante questo 2022 abbiamo imparato che tutti possono diventare influencer; anche un ex kickboxer accusato di violenza, misoginia e sessismo. Un ragazzo che, appunto, può “influenzare”. Un esempio di vita da seguire, insomma. Tralasciando l’inevitabile sarcasmo sul mondo degli influencer, ritorniamo all’argomento di apertura dell’articolo: Greta Thunberg vs Andrew Tate.

Greta Thunberg vs Andrew Tate, cosa è successo

Il botta e risposta tra l’attivista e l’influencer ha avuto inizio quando quest’ultimo ha citato Greta su Twitter sotto un suo post in cui si vantava di inquinare l’ambiente con l’emissione di CO2 delle sue 33 automobili.

Hello Greta Thunberg. Ho 33 auto. La mia Bugatti ha un motore di 8 litri. Le mie due Ferrari 812 da competizione hanno 6,5 litri. Ed è solo l’inizio. Per favore mandami la tua e-mail così potrò inviarti la lista completa della mia collezione di macchine e le loro immense potenzialità di emissioni.

La mitica Greta Thunberg, perché effettivamente non può non essere non considerata “mitica”, armata di sarcasmo che come ben sappiamo non tutti comprendono, ha risposto a tono mandandogli una mail dal significato inequivocabile e consigliando ad Andrew Tate di rifarsi una vita.

Si, illuminami. Scrivi a smalldickenergy@getalife.com.

Il sarcasmo che cela la sagacia

Da “Matilda sei Mitica” a “Greta sei Mitica” il passo è stato breve! Perché? Perché con il suo sarcasmo la giovane attivista ha dato sfogo alla presunta poca virilità dell’ex kickboxer che nasconde un atteggiamento di tossica mascolinità. Infatti, il significato del termine non ha nulla a che vedere con le dimensioni dei genitali quindi che non si pensi al body shaming o ad un’offesa sessista. La risposta di Greta è molto più sottile e sagace. Con la mail, che tradotta in italiano è: energiadelpenepiccolo@fattiunavita.com, Greta prende di mira l’atteggiamento tossico ed aggressivo di un uomo misogino quale è Andrew Tate.

Che poi, Andrew Tate se ha qualcosa di piccolo quello è il cervello che a quanto pare non è propriamente sviluppato. Ha infatti risposto a Greta con un video in cui fuma un sigaro e mangia una pizza con un logo ben vista. Genio del male, se sai che la polizia ti sta cercando, quanto puoi essere sveglio a pubblicare questo video? Ed infatti… scacco matto. Andrew Tate è finito dietro le sbarre nell’ambito di una indagine sulla tratta di essere umani e sugli stupri.

Ovviamente l’ultimo tweet non poteva non essere di Greta:

This is what happens when you don’t recycle your pizza boxes. (Questo è ciò che succede quando non ricicli il cartone della pizza).

Greta Thunberg vs Andrew Tate, quando la mascolinità diventa tossica

Andrew Tate, ex kickboxer ed attualmente influencer di estrema destra, è stato arrestato nell’ambito di una indagine che vede coinvolte donne costrette ad avere rapporti sessuali per vendere video porno e non solo. Stiamo parlando di una persona che sembra seguire i dettami della filosofia integralista talebana che considera la donna un essere inferiore. Per Tate, infatti, le donne dovrebbero rimanere a casa e sarebbero oggetti appartenenti agli uomini. In un suo video, riportato dal Guardian, l’influencer spiegava come avrebbe reagito se una donna lo avesse tradito.

Tiro fuori il machete, glielo sbatto in faccia e la prendo per il collo.

Ma a quanto pare è proprio questo suo modo violento ad averlo reso così celebre sui social. Basti pensare che su TikTok ed Instagram, prima di essere bannato, aveva milioni di followers. Tutti gli account social di Andrew Tate sono stati infatti bloccati per istigazione all’odio e alla violenza. L’unico che è stato riattivato è l’account di Twitter, dove appunto è avvenuto il battibecco con l’attivista. Mettendo da parte un attimo la questione social, quello che più spaventa è il seguito che i contenuti violenti di Andrew Tate hanno avuto sui suoi followers. Purtroppo, ed è inutile negarlo, nasciamo tutti sessisti con stereotipi di genere sui quali costruiamo i nostri gap cognitivi. Quello che pensiamo può anche non rispecchiare la realtà, ma si sviluppa sulla base di argomentazioni che possediamo, veritiere o contorte che siano. Ed il fatto che una persona violenta e misogina, abbia un così elevato seguito, non può non far paura soprattutto in una realtà in cui la donna si sta facendo sempre più spazio cercando e raggiungendo una emancipazione che infrangerà ogni stereotipo messo su dagli haters o, nel caso dei social, dai leoni da tastiera.

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Published by
Maria Francesca Malinconico