NO alla violenza sulle donne: ma davvero c’è bisogno di una giornata dedicata per ricordarlo?
Venerdì 25 novembre 2022. Oggi è la giornata contro la violenza sulle donne. Perché si sa, al giorno d’oggi, bisogna indire una giornata per ricordare che non si deve picchiare, violentare o maltrattare una donna. Perché un qualcosa di scontato come il non abusare di tua moglie, di tua figlia o di una sconosciuta che cammina per strada a quanto pare non è poi così scontato. E allora ecco che il 25 novembre diventa la giornata contro la violenza sulle donne. Come se far ricadere questa ricorrenza servisse a qualcosa. Avete letto i dati? Siete andati a farvi un giro sul sito dell’ISTAT? No? Bene, facciamolo assieme così ci rendiamo conto tutti di quanto poco sia efficace tutta questa storia. Perché a parlare nelle piazze e durante le manifestazioni siamo tutti bravi. Ma poi? Le donne continuano a morire e l’omertà continua a farla da padrone.
Cosa troverai in questo articolo:
Violenza sulle donne, i dati
In occasione della giornata contro la violenza sulle donne, l’Istat ha raccolto dei dati elaborati da Angolodonne.it sulle chiamate al numero 1522. E i dati raccolti sono alquanto allarmanti. Una donna su tre subisce un qualsivoglia tipo di violenza ed ogni undici minuti una donna viene uccisa da un familiare. Le chiamate al 1522 sembrano essere rapidamente aumentate a partire dal 2020, in concomitanza con il lockdown per il Covid19 che ha, per forza di cose, spinto le donne a trascorrere molto più tempo a casa. Dal punto di vista geografico, la regione che tristemente ha il primato è la Lombardia con 495 chiamate nel primo trimestre del 2022, seguita a ruota da Lazio con 388 chiamate e Campania con 295 chiamate. All’estremo opposto invece si trovano le regioni con una bassa densità demografica quindi Basilicata, Molise e Valle d’Aosta. L’età media delle vittime è compresa tra i 35 ed i 45 anni ma anche il 2% delle minorenni si rivolge al 1522.
Il 42,7% delle donne vittime di violenza è nubile mentre il 33,7% è coniugato. Il 35,7% sono donne in carriera o in possesso di un lavoro e l’83,7% hanno nazionalità italiana.
Il 31% dei casi subisce violenza domestica da parte del marito, il 13,9% da parte del convivente ed il 10,9% da parte dell’ex partner. Ma non mancano i genitori (il 5,3%) e i fratelli/sorelle (il 2,7%).
Tipologia di violenza
Sono diverse le tipologie di violenza che sono denunciate. Il 44,1% delle vittime nel primo trimestre del 2022 denuncia di aver subito percosse; il 34,1% violenze psicologiche quali insulti, umiliazioni e limitazioni alla libertà personale. Il 6,1% ha subito violenza sessuale ed il 5,5% ha subito minacce. L’1,3% ha subito violenze economiche.
Spesso il luogo in cui ci si dovrebbe sentire al sicuro, si trasforma nel teatro della violenza. Infatti, il 70,1% dei casi ha subito violenza tra le mura di casa propria. Il 2,1% sul luogo di lavoro, l’1,3% in strada.
Violenza sulle donne, perché non si riesce a stanare
Siamo nel 2022 e l’immaginario collettivo degli anni ’60 fantasticava su questi anni sperando in auto che volavano ed in persone che si spostavano con il teletrasporto. Il 2000: l’anno degli uomini evoluti. Dell’ homo sapiens sapiens sapiens elevato all’ennesima potenza. Ed invece di sapiens oggi non si vede proprio nulla. Siamo ancora qui a leggere dati allarmanti. Dati che dimostrano che non ci siamo poi evoluti così tanto, anzi non ci siamo evoluti proprio per niente. Numeri che dimostrano che ci sono ancora uomini che guardano una donna con la concezione di esserne il proprietario. “Io Tarzan, Tu Jane”. Uomini che pensano che alzando le mani si risolva tutto. Ma in realtà non si risolve un bel niente. Le mani sono il rifugio degli incapaci. Ed alzarle contro la mamma, la moglie, la sorella, la ragazza, la figlia o semplicemente una sconosciuta, non rende un uomo più uomo anzi rende un uomo più bestia. Ed è inutile ribadire che le donne non si toccano neanche con un fiore. Anzi forse sarebbe inutile ribadirlo se al mondo non esistessero ancora uomini bestia. Ma i dati parlano e le donne continuano a morire.
Forse una soluzione però ci sarebbe: insegnare il rispetto nelle scuole. Perché si sa. I bambini apprendono rapidamente e se si insegna loro a rispettare il prossimo, donna o uomo che sia, forse il mondo potrebbe anche migliorare. Forse. Magari. Un giorno.