Fondata il 29 ottobre 1908 da Camillo Olivetti ad Ivrea con un capitale sociale iniziale sulle 350 mila lire insieme ad amici e parenti, l’omonima azienda ha scalato i mercati nella prima metà nel secolo per la sua produzione all’avanguardia e la sua attenzione al contesto lavorativo anticipando drasticamente quelli che oggi sono i modelli del cosiddetto capitalismo etico.
L’azienda vede un primo periodo di crescita già nei primi 16 anni dalla sua fondazione, merito del desiderio tecnologico di Camillo. Ma è il figlio Adriano a trasformarla completamente in un gruppo moderno industriale sia in Italia che all’estero sviluppando prodotti d’ufficio innovativi e implementando un’ampia rete commerciale.
Adriano nasce nel 1901 ad Ivrea da padre ebreo e madre valdese. Tramite un certificato di battesimo valdese riesce a sfuggire alle persecuzioni antisemite. Consegue una laurea in Ingegneria Chimica presso il politecnico di Torino e di inclinazione antifascista entra in contatto con diversi uomini illuminati del tempo.
Il suo pensiero è frutto di un miscuglio di pratica diretta, esperienza sul campo e studio delle moderne idee sull’industrializzazione. A 13 anni viene inizia a lavorare in fabbrica, spinto dal padre ed entrando in contatto con il duro lavoro degli operai chiedendosi come fosse possibile stare ore intere vicino una macchina senza perdere lo spirito.
A 20 anni intraprende un viaggio negli Stati Uniti visitando numerose fabbriche, tra cui alcuni degli stabilimenti Ford rendendosi conto sempre più dell’importanza dei principi di organizzazione del lavoro e ottimizzazione della produttività. Da tutte queste influenze ne segue una concezione del tutto originale e visionaria secondo cui l’azienda oltre alla generazione dei profitti doveva essere in grado di realizzare lo sviluppo culturale, sociale e umano di chi vi lavorava.
Nel 1924 inizia l’apprendistato in fabbrica come operaio e propone al padre un ampio programma per modernizzare attività e organizzazione, aprendo la fabbrica ad intellettuali ed artisti, al loro apporto creativo, dando così la prima grande spinta significativa al successo della Olivetti.
Il successo dell’azienda di Ivrea può racchiudersi in tre azioni chiave. L’imprenditore ebbe il grande merito di puntare ed investire sull’eccellenza tecnologica, sulla cura del design industriale e sull’apertura ai mercati internazionali, accogliendo pluralità di competenze e diversità di pensieri in quella che possiamo definire la sua famiglia. L’impresa era capace di coinvolgere tutti.
Adriano fu il primo a comprendere la responsabilità sociale dell’impresa come valore inestimabile e della partecipazione attiva di ogni suo componente. Introdusse un vero e proprio sistema di servizi sociali per gli operai (quartieri residenziali, mense, asili nido, biblioteca), ridusse le ore lavorative e garantì salari soddisfacenti, tutte misure che contribuirono ad un miglioramento significativo di qualità e produttività.
Aprì le porte dell’aziende ad aspetti che sono comuni alla realtà imprenditoriale contemporanea quali la comunicazione, l’attenzione alla cura e lo sviluppo del brand, la gestione delle relazioni con la clientela, la pubblicità, la grafica, lo studio della psicologia e sociologia comunicativa. Il successo della Olivetti venne formalmente sancito dalla National Management Association di New York che nel 1957 assegnò il premio per “l’azione di avanguardia nel campo della direzione aziendale internazionale”.
Tra i prodotti più iconici realizzati dall’azienda vengono ricordati l’Olivetti Lettera 22, la più famosa macchina da scrivere portatile e l’Elea 9003, un avveniristico computer a transistor unico nel suo genere.
Il 27 febbraio 1960 Adriano Olivetti muore, colto da un malore improvviso su un treno in Svizzera, partito da Milano e diretto a Losanna. Negli anni a seguire l’Olivetti dovette costituire una divisione elettronica per racchiudere tutti i progetti e le attività nel settore, nel 1964 cedette il 75% alla General Electric. Nel 1965 riuscirono a portare sul mercato il Programma 101, considerato il primo personal computer del mondo, tuttavia l’errore più grande fu non credere abbastanza in questo loro prodotto di innovazione.
Nel 1968 Olivetti cedette il restante 25% alla General Electric, abbandonando così la produzione dei medio-grandi calcolatori varando verso il settore delle comunicazioni. Dal 2003 l’Olivetti fa parte del Gruppo Tim e con il piano strategico 2021-2023 a Olivetti è assegnato il compito di espandersi nel mercato delle soluzioni IoT, valorizzando l’integrazione con la rete 5G Tim.
A cura di Filippo Coiro