Luiz Inácio Lula da Silva batte alle elezioni in Brasile il presidente uscente Jair Bolsonaro e si riprende il suo Paese per la terza volta e dopo undici anni dall’ultimo mandato. Sono finiti al ballottaggio i due candidati alla presidenza del Brasile e Lula ne è uscito vincitore per una manciata di voti o poco più.
Il leader del Partito dei Lavoratori ha difatti battuto il candidato di destra del Partito Liberale con il 50,88% a fronte del 49,12%. Al termine del ballottaggio le prime parole del neoeletto presidente sono state:
In una delle elezioni più importanti del Brasile, c’è un unico vincitore: il popolo brasiliano. Non è una vittoria mia o del mio partito, ma di un immenso movimento democratico. La maggioranza del popolo ha lasciato detto chiaro che desidera più democrazia e non meno. Vuole più libertà, più uguaglianza e più fraternità, ringraziando Dio per avermi permesso di uscire da dove sono uscito e arrivare dove sono arrivato.
Ed ancora:
Dal primo gennaio governerò per tutti i brasiliani e non solo per quelli che mi hanno votato. È tempo di riunire la famiglia. A nessuno interessa vivere in un Paese perennemente in guerra. È tempo di deporre le armi.
Le elezioni in Brasile sono terminate con la chiusura delle urne alle 17 ora locale (le 21 in Italia) ed hanno votato oltre 120 milioni di persone.
I due candidati alla presidenza hanno storie personali e idee politiche completamente differenti e rappresentano parti della popolazione brasiliana totalmente distanti tra di loro. Bolsonaro è il presidente dei ricchi; Lula quello delle classi povere. La competizione, all’inizio, aveva circa undici candidati che però, in itinere, hanno abbandonato la corsa.
Il Brasile, dopo la dittatura militare avutasi tra il 1964 ed il1984, è diventato una Repubblica presidenziale federale. Questo significa che il presidente esercita il potere esecutivo, è capo di governo e spesso, attraverso il proprio partito, controlla l’azione legislativa. Cerchiamo adesso di mettere a confronto i due candidati.
Bolsonaro è stato per 27 anni deputato dello stato di Rio de Janeiro. È diventato presidente a gennaio del 2019. Durante il suo mandato ha spesso accentrato i poteri attraverso la sostituzione di membri del suo governo che non erano allineati alla sua idea politica. Da ex capitano dell’esercito, ha messo ai vertici più importanti generali ed ex militari. È stato paragonato a Donald Trump soprattutto durante quest’ultima elezione. Questo perché, proprio come Trump dopo le elezioni che hanno visto Biden vincitore, ha denunciato la non correttezza del sistema elettorale lamentando brogli.
Gran parte della campagna elettorale di Bolsonaro si è basata sulla demonizzazione dell’avversario definendo Lula un “ladro”. Ha riproposto i temi che lo portarono alla vittoria nel 2018 ossia il focus sulla sicurezza, il conservatorismo sociale, la difesa dei valori cristiani tradizionali e la rivendicazione dell’”ideologia gender”. Ma praticamente, cosa ha fatto Bolsonaro durante i quattro anni di governo? In primis, ha abbassato le tasse per i ceti più ricchi del paese. Ha reso molto più semplice l’accesso alle armi per tutti, ha riformulato le pensioni ed ha ridotto il budget destinato alla tutela ambientale e dunque in primis alla foresta amazzonica. La presidenza di Bolsonaro è stata caratterizzata da numerosi scandali che hanno portato ad una divisione ancora più radicalizzata all’interno della popolazione per non parlare della gestione della pandemia da Covid 19 gestita in maniera alquanto discutibile con circa 685.000 morti.
Questi sono i motivi principali che hanno fatto tirare un sospiro di sollievo ai critici di Bolsonaro dopo la vittoria di Lula. Il settantasettenne ha alle spalle una carriera politica molto lunga ed è considerato uno dei presidenti maggiormente apprezzati dal popolo. Basti pensare che nel 2010 il suo tasso di approvazione era del 83%. È sempre stato definito il “presidente del popolo” ed infatti le sue riforme hanno spesso puntato a porre in essere interventi forti contro la povertà. In campagna elettorale ha affermato di voler incrementare i fondi per finanziare le banche pubbliche e di voler rendere più flessibile il limite di spesa. Rispetto al suo avversario ha dichiarato di voler investire una ingente somma per la tutela della foresta amazzonica e di voler riallacciare i rapporti non solo con il Cile ma anche con la Colombia.
Lula ha avuto dalla sua parte la fascia di popolazione meno abbiente (la più numerosa in Brasile) mentre Bolsonaro ha perso invece buona parte dell’elettorato femminile per le sue posizioni apertamente misogine e per la concezione retrograda del ruolo femminile.
Hanno cercato di seppellirmi vivo, ma ho avuto un processo di resurrezione nella politica brasiliana.
Ha dichiarato il presidente Lula. E non sono tardate ad arrivare le congratulazioni da parte degli esponenti politici mondiali, in primis Biden che si congratula con il neopresidente e dice:
Lavoreremo insieme per continuare la cooperazione fra i nostri due Paesi nei mesi e negli anni a venire.
Nella notte le strade di San Paolo sono state invase dai festeggiamenti quasi come se fosse una liberazione e forse, sotto tanti punti di vista, lo è. Complimenti Presidente!