Tutti, o quasi tutti, almeno una volta nella vita abbiamo sentito parlare di Shein, l’azienda online di moda cinese. La generazione Z, che per intenderci è quella post Millennials che sono i nati tra il 1997 ed il 2012, considera Shein come il paradiso dell’ultra fast fashion. Cataloghi ricchissimi e prezzi bassissimi.

SHEIN

Sicuramente, almeno la metà delle persone che sta per leggere questo articolo, ha fatto un ordine su Shein acquistandone quantomeno un articolo o conosce qualcuno che lo ha fatto. Ma facciamo un passo alla volta per capire come mai, ultimamente, questa azienda è balzata agli onori della cronaca. Anzi più che onori, oseremmo dire oneri. Ma un passo per volta.

Shein, cosa è

Shein è un’azienda di moda online fondata nel 2008 da Chris Xu. È una business to consumer presente in 220 Paesi di quasi tutto il mondo. Ufficialmente ha tre sedi, una a Nanjing, una negli USA ed una in Europa ma ufficiosamente produce solo in Cina. Non è presente nel mercato locale e non ha uffici stampa né testimonial famosi per le sue campagne pubblicitarie. Quindi vi chiederete: come fa ad avere tutto questo successo? Beh, attraverso le offerte web ed i banner. Non dimentichiamo che mira ad un mercato giovane, perennemente sui social e su internet. Un mercato che non vuole la qualità ma si butta sull’ultra fast fashion. La forza di Shein è sicuramente il prezzo, decisamente basso rispetto alla media, e la spedizione è gratuita per ordini al di sopra i 19 euro.

SHEIN

Secondo Bloomberg, Shein deve il suo successo anche alla guerra dei dazi tra Usa-Cina. Basti pensare che il colosso del fast fashion spedisce la sua merce quasi sempre dai magazzini ubicati in Cina. Visto che negli USA i pacchi con valore inferiore ad 800 dollari dal 2016 sono esenti da spese doganali, Shein non ha subito alcun impatto a livello monetario.

L’ultra fast fashion

Il fast fashion si è evoluto aprendo le porte ad una nuova frontiera dell’iperconsumismo ossia l’ultra fast fashion. In cosa consiste? Beh, semplice! L’ultra fast fashion è la somma di tre componenti fondamentali: flusso costante di nuovi prodotti, prezzi straordinariamente bassi e comunicazione sui social network quali tik tok ed instagram, per citarne alcuni (quella che viene definita user generated content).

Shein, perché è balzata alle cronache

Tutto è ripartito dall’inchiesta Untold: Inside the Shein Machine di Channel 4, rete televisiva britannica, la quale ha installato delle telecamere nascoste all’interno dei capannoni di Canton, in Cina. E le immagini emerse fanno accapponare la pelle. Diritti quasi assenti e sfruttamento a livello avanzato, per una paga pari a 4000 yan al mese (circa 550 euro). Dai video sono emerse situazioni al limite della legalità. E ci chiediamo ancora come mai i prodotti di Shein costino così poco, se per ogni capo prodotto, gli operai guadagnano quattro centesimi? E questo è il male minore. Dall’inchiesta è emerso che gli operai lavorano almeno fino a 18 ore al giorno con una pausa pranzo che viene utilizzata anche per l’igiene personale e che vedono decurtare il loro stipendio, già miseramente basso, nel caso in cui si commetta un errore. Hanno un solo giorno di riposo al mese. Ma questa non è la prima inchiesta che viene fatta su Shein. Già nel 2021, l’ONG Public Eye aveva messo in chiaro come Shein non seguisse il Codice di condotta dei fornitori, facendo lavorare i dipendenti senza contratto ed in spazi minuscoli senza finestre.

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Ma non c’è solo il trattamento dei dipendenti

Davvero si pensa che il costo basso dei capi sia dovuto solo allo sfruttamento dei dipendenti? Ovvio che no. Se un capo costa così poco, sicuramente non possiamo aspettarci prodotti di qualità ottima. Da una inchiesta di Marketplace CBC News è emerso che nei capi di Shein e non solo, sono presenti ingenti quantità di prodotti chimici. Quantità superiori di quasi venti volte rispetto a quella consentita di piombo.

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Ma l’indignazione dietro la tastiera poco conta se poi si continua a comprare sull’eCommerce portando a guadagni anche spropositati. Shein ha un valore di cento miliardi di dollari, più di Zara e H&M messi assieme.E le aziende questo lo sanno. I leoni da tastiera non sono altro che fuochi di paglia. Cosa bisogna realmente fare? Non comprare più, boicottando questi colossi della moda a prezzo zero. Ma tra il dire ed il fare, purtroppo, c’è di mezzo la Generazione Z (ed anche quella Alpha!).