La produzione italiana di olio extravergine d’oliva può vantare il primato dei riconoscimenti di qualità in Europa: 42 Dop e 7 Igp olivicole.
“Un sistema economico che vale oltre 3 miliardi di euro grazie al lavoro di un sistema di 400mila imprese tra aziende agricole, frantoi e industrie di trasformazione”
Ettore Prandini, presidente di Coldiretti
Ma per la stagione olivicola appena iniziata, le prime stime parlano di un crollo della produzione nazionale. Secondo un report presentato da Coldiretti e Unaprol, “2022, la guerra dell’olio Made in Italy”, si rischia di perdere quasi una bottiglia su tre di olio extravergine Made in Italy.
Nel loro report, l’associazione di categoria esamina il delicato momento della produzione olivicola italiana. La campagna di raccolta delle olive 2022/2023 preoccupa le associazioni di settore. Sono 30 milioni gli ulivi compromessi in Italia, abbandonati a causa del cambiamento climatico e per il rincaro dei costi.
La raccolta coinvolge la Sicilia, per poi risalire la Penisola, specie nelle regioni più vocate all’olivicoltura come Puglia e Calabria, che da sole – evidenziano Coldiretti e Unaprol – rappresentano circa il 70% della produzione olivicola nazionale.
La crisi dell’olio evo inizia da uno scenario molto provato dalla siccità devastante della stagione appena passata, e da diverse gelate fuori stagione.
“La grave situazione climatica ha messo in stress idrico gli uliveti danneggiando prima la fioritura e poi le gemme, soprattutto in quelle zone dove non si è potuto intervenire con le irrigazioni di soccorso per dissetare e rinfrescare le piante”.
Coldiretti e Unaprol
A ciò vanno aggiunti i rincari di energia e materie prime che attualmente affliggono l’economia italiana. I forti rincari di carburante, elettricità e materie prime hanno scoraggiato la grande parte delle imprese agricole a intervenire per salvare il raccolto. I costi sono aumentati in media del 50% per questo tipo di imprese. A pesare in particolare sono i prezzi di:
“Avevamo parlato di un autunno caldo per l’olio d’oliva e purtroppo non ci siamo sbagliati. La sproporzione tra consumi e produzione è tale che da qui alla prossima estate, potremmo non avere olio a sufficienza per gli scaffali della grande distribuzione.
Andrea Carassi, direttore generale di Assitol, l’Associazione delle Industrie Olearie Italiane. Il Sole 24 Ore.
Sembra andare meglio nel resto d’Italia: fra Liguria, Lombardia e Veneto ci si aspetta un aumento di produzione del 40-60% rispetto all’anno scorso. Nelle regioni centrali, come Lazio e Toscana, l’andamento registra un leggero rialzo della produzione rispetto all’anno precedente, stimabile tra il 10 e il 20%.
Nelle regioni del sud, specialmente in Puglia, cuore dell’olivicoltura italiana, il rischio è di un taglio fino al 50% a causa dei fattori climatici avversi. In particolare, continua a perdere terreno il Salento – denunciano Coldiretti e Unaprol – distrutto dalla Xylella, che ha bruciato un potenziale pari al 10% della produzione nazionale.
“L’ulivo in Puglia è presente su oltre 370mila ettari di terreno coltivato, con 5 oli extravergine DOP e 1 IGP Olio di Puglia. L’olivicoltura pugliese è la più grande fabbrica green del Mezzogiorno d’Italia con 60 milioni di ulivi, il 40% della superficie del Sud, quasi il 32% nazionale e l’8% comunitaria ed un valore di 1 miliardo di euro di PLV (Produzione Lorda Vendibile) di olio extravergine di oliva”.
Savino Muraglia, presidente di Coldiretti Puglia
I consumatori possono fare la propria parte a tutela del proprio olio di qualità. Il consiglio, lanciato proprio dalla Coldiretti, è “non cadere nell’inganno del falso Made in Italy” e di acquistare verificando bene le informazioni riportate sull’etichetta.
Sulle bottiglie di extravergine, ottenute da olive straniere in vendita nei supermercati – denunciano Coldiretti e Unaprol – è difficile nella stragrande maggioranza dei casi, leggere le scritte “miscele di oli di oliva comunitari”, “miscele di oli di oliva non comunitari” o “miscele di oli di oliva comunitari e non comunitari” obbligatorie per legge nelle etichette dell’olio di oliva.
La scritta – precisano la Coldiretti e Unaprol – è riportata in caratteri molto piccoli, posti dietro la bottiglia e, in molti casi, in una posizione sull’etichetta che la rende difficilmente visibile.
Un sistema di etichettatura fuorviante, discriminatorio ed incompleto può escludere dalla dieta alimenti sani e naturali come l’olio d’oliva. L’olio di oliva, in modo particolare quello extra vergine (EVO), è uno dei pilastri della Dieta Mediterranea.
La crescente fama del prodotto come pilastro della Dieta Mediterranea ha fatto sì che i consumi di olio siano aumentati esponenzialmente negli ultimi 30 anni. Conosciuta in tutto il mondo grazie agli effetti positivi sulla longevità e ai benefici per la salute, rappresenta la principale fonte di grassi alimentari assimilabili, stimolando verso di esso un interesse nutrizionale per il consumatore ed ovviamente anche economico per il produttore.
[…]Per sostenere le produzioni nazionali, resistere ai cambiamenti climatici e difendere la sovranità alimentare nazionale e la dieta Mediterranea occorrono un piano strategico per la realizzazione di nuovi impianti olivicoli con varietà italiane, risorse per contrastare l’aumento vertiginoso dei costi di gestione delle aziende agricole e realizzare nuovi sistemi di irrigazione. Servono anche opere infrastrutturali di manutenzione, risparmio, recupero e riciclaggio delle acque[…]
Coldiretti e Unaprol
Il futuro dell’olio italiano passa da questi interventi fondamentali per tutelare un prodotto simbolo del Made in Italy.