“Welcome to Britaly”, l’Economist e gli stereotipi vecchi quanto il mondo

Oramai siamo alla frutta. L’Economist, storico settimanale britannico passato negli ultimi anni sotto la guida della famiglia Elkann-Agnelli che ne possiede il 43%, stavolta ha davvero esagerato. Per criticare l’attuale scenario politico londinese ha paragonato il Regno Unito all’Italia. “Welcome to Britaly“. Si, ripeto, siamo davvero arrivati alla frutta e forse anche al dessert…o al caffè. E a proposito di caffè, non si vede nella vignetta stereotipata. Se dovete fare una cosa, dovete farla bene però! Colosseo, pizza, spaghetti e …caffè! Le basi!

Britaly

Ma torniamo a noi. L’edizione del giornale si apre con una Liz Truss che indossa un vestito da centurione romano con in testa l’elmo di Scipio. Ma non finisce qui! Eh no! C’è anche una pizza come scudo per proteggerla ed una forchettata di spaghetti al pomodoro come lancia. Beh, certo, perché l’Italia è solo Colosseo, pizza e spaghetti. Ed è subito brivido lungo la schiena.  L’ambasciatore italiano a Londra, Inigio Lambertini, però non ci sta e fa subito sentire la sua:

Leggere l’Economist è un piacere per ogni diplomatico, tuttavia, la vostra ultima copertina è ispirata ai più vecchi tra gli stereotipi. Sebbene spaghetti e pizza siano il cibo più ricercato al mondo, per la prossima copertina vi consigliamo di scegliere tra i nostri settori aerospaziale, biotecnologico, automobilistico o farmaceutico. Qualunque sarà la scelta, punterà un riflettore più accurato sull’Italia, anche tenendo conto della vostra non tanto segreta ammirazione per il nostro modello economico.

Touche, ambasciatore, touche!

Welcome to Britaly, qual è la motivazione dietro questa vignetta

Si sa, i giornalisti, soprattutto quando scrivono articoli che di satira hanno praticamente anche le virgole, non si risparmiano su nulla. Ma forse, a questo giro, hanno un pochino esagerato. E forse non solo “un pochino”.  L’obiettivo era volgere una critica all’ economia, definita “fallimentare”, di Liz Truss che ha gettato nel panico i mercati londinesi. Basti pensare che ogni mattina un cittadino inglese si alza e sa che dovrà fare colazione, lavorare, pranzare ed anche dormire, e magari prima farsi una doccia, con gli occhi puntati sull’andamento dei titoli di Stato. Da qui il paragone con il “Bel Paese”. Ma poi, tutta questa similitudine, dove la vedono? Chissà!

Ma non è la prima volta

Nel 2012, il nostro Paese era stato utilizzato come esempio, ovviamente negativo, per la forte instabilità politica, la lenta crescita e la poca produttività. Il tutto pubblicato su un piccolo opuscolo, il Britannia Unchained, firmato dal Partito Conservatore. E vi dirò di più! All’epoca questo partito già annoverava tra gli spalti proprio Liz Truss. Ma andando ancora più indietro nel tempo, notiamo che l’Economist ha sempre avuto un pochino questo atteggiamento di sfottò nei confronti dell’Italia. Nel 2001, pubblicò una copertina dedicata all’ex premier Silvio Berlusconi con la didascalia “Unfit to lead Italy”. Il motivo? Dire al mondo che Silvio Berlusconi non era adatto ad essere Presidente del Paese. E poi loro hanno eletto Boris Johnson… ma siamo seri? Il cane che si morde la coda, in poche parole!

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Welcome to Britaly, l’Economist rincara la dose

Il settimanale britannico ci tiene a precisare che il paragone non è del tutto corretto e non perché abbiano esagerato sull’Italia. No! Non è corretto perché l’Italia sta messa anche peggio. Secondo l’Economist, la Gran Bretagna ha un’economia più giovane e dunque più competitiva e poi ha un vantaggio non indifferente. Non fa più parte dell’Europa. Ma quindi, quali sarebbero queste similitudini poco simili, che fantomaticamente accomunano il Regno Unito e l’Italia?

La “sfortunata” classe politica

Secondo il settimanale, è stata l’instabilità politica del nostro Paese ad influenzare e contagiare la classe politica londinese. Una classe politica forte e vigorosa se si è lasciata influenzare da noi, bisogna dirlo. Dal 2015 la Gran Bretagna ha avuto quattro primi ministri. David Cameron, Theresa May, Boris Johson, Liz Truss. L’Italia, effettivamente, non è stata da meno. Dall’articolo si legge:

È probabile che i due Paesi procedano di pari passo nel prossimo futuro. Giorgia Meloni dovrebbe prestare giuramento come nuovo primo ministro a Roma, il futuro della signora Truss non potrebbe essere più precario.

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Giochi Preziosi vs Mercati obbligazionari

Il licenziamento di Kwarteng, dopo solo 38 giorni di carica, è stato paragonato alla fine di Silvio Berlusconi dopo lo scontro tra Bruxelles e Berlino nel 2011. Secondo l’Economist:

Come l’Italia è diventata il giocattolo dei mercati obbligazionari durante la crisi dell’eurozona, ora sono loro a comandare visibilmente in Gran Bretagna. Proprio come gli italiani si preoccupano dello spread tra i titoli di Stato di riferimento e i Bund, così i britannici hanno avuto un corso accelerato su come i rendimenti dei titoli di Stato influenzino tutto, dal costo del mutuo alla sicurezza delle loro pensioni.

La crescita che non cresce

Il problema principale che accomuna i due Paesi, però, secondo l’Economist, è la bassa crescita, la cui causa principale è il cambio di presidente ad ogni battito di ciglia. Boris Johnson è stato così tante volte paragonato a Berlusconi, da essere soprannominato Borisconi.

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Queste similitudini con l’Italia però, non danno al Regno Unito una valenza di popolo forte e soprattutto indipendente. Siete usciti dall’Europa e ci sta, ma perché vi lasciate influenzare così tanto da un popolo che non ritenete alla vostra altezza? Sarà mica che un pochino ci invidiate? Vogliamo dirlo? Dobbiamo dirlo? Va bene, diciamolo. Il Regno Unito sembra proprio essere un’Italia che non ce l’ha fatta. Questo è.