Nell’incontro bilaterale tra Vladimir Putin e Recep Tayyip Erdogan, avuto giovedì 13 ottobre in Kazakhstan, si è parlato di scambi commerciali, questioni politiche e forniture di gas. L’incontro, il quarto tra i due in tre mesi, è durato un’ora e mezza. Avvenuto a margine della Conferenza sulle misure di interazione e rafforzamento della fiducia in Asia.

“Il nostro obiettivo è fermare lo spargimento di sangue il prima possibile”. Aveva detto Erdogan alla vigilia della conferenza tra i leader di diversi Paesi asiatici ad Astana, la capitale kazaka. Ma nei fatti- o nella volontà- non c’è stato tempo e spazio da dedicare al tema di una ricomposizione russo-ucraina. La discussione si è accesa d’interesse sul combustibile schizzato alle stelle. A riguardo, Putin ha proposto di creare in Turchia il più grande deposito di gas d’Europa.

Se c’è il vostro interesse e quello di eventuali altri acquirenti, potremmo farlo e regolare i prezzi ad un livello normale di mercato, senza alcuna influenza politica.

Vladimir Putin

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La Turchia è inquadrata da Putin come la rotta più affidabile per fornire gas all’Europa. L’intento del presidente turco è mantenere e rafforzare l’accordo di Istanbul. Un accordo che ha sbloccato l’esportazione di grano dall’Ucraina. L’augurio di Erdogan è che il grano e fertilizzanti russi possano essere esportati attraverso Istanbul. E possano così raggiungere la parte povera del mondo e in via di sviluppo, attraverso la Turchia.

La Turchia è pronta già a creare un centro internazionale di distribuzione del gas. Lo riferisce la tv turca Trt. A parlare di un gas hub in Turchia è stato ieri Putin. Oggi Erdoğan ha espresso l’ordine al ministero delle Risorse naturali di lavorare con l’equivalente russo. 

“Siamo in sinergia con Putin. La Tracia appare il luogo più indicato. Abbiamo già un centro nazionale, che speriamo diventi a breve internazionale. Non c’è tempo da perdere”.

Recep Tayyip Erdoğan

Turchia: porto sicuro per Putin

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La Turchia è sempre più l’unico Stato europeo che accoglie Putin e la Russia a braccia aperte. Nel 2022, gli scambi commerciali tra i due Paesi hanno già superato i cinquanta miliardi di dollari. Ben oltre i 34 del 2021, che già erano un record.

Si pensava che la guerra avrebbe messo a dura prova i rapporti tra la Turchia, paese della Nato, e la Russia, la più grande minaccia per l’Alleanza atlantica. Invece è accaduto il contrario: l’intesa si è rafforzata. Per anni la Turchia è stata il partner più fidato della Russia all’interno della Nato. Ora la guerra ha evidentemente aumentato l’importanza del ruolo di Ankara.

Il 7 ottobre il presidente turco, Recep Tayyip Erdoğan, che continua a definire Putin un “caro amico”, gli ha fatto gli auguri. Putin ha replicato ringraziandolo per i suoi tentativi di mediare tra Russia e Ucraina. Per la Russia, la Turchia è diventata un porto sicuro. L’unico paese in Europa che ancora accoglie le aziende russe e il capo del Cremlino a braccia aperte. Per la Turchia, invece, la Russia è diventata un partner commerciale sempre più essenziale. E una fonte di denaro.

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Putin ha bisogno dell’aiuto della Turchia per salvare ciò che resta della sua legittimità sul palcoscenico mondiale. Erdoğan, che l’anno prossimo dovrà affrontare le elezioni, ha bisogno dell’aiuto della Russia per mantenere il potere. Il leader turco ha cercato di ottenere un sostegno economico da parte di paesi come l’Arabia Saudita e gli Emirati Arabi Uniti, ma senza grandi successi. Oggi sembra intenzionato a chiedere l’assistenza della Russia. Di recente, secondo Bloomberg, la Turchia avrebbe accettato di pagare il 25 per cento dei suoi consumi di gas russo in rubli. E avrebbe chiesto a Mosca di spostare le scadenze di parte del debito energetico al 2024.

La guerra non restaura diritti, ridefinisce i poteri.

Hannah Arendt